Soldi pubblici alla Lega-famiglia: era politica il Giro e miss Padania?

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ROMA – Roberto Maroni è andato dai magistrati a garantire che la Lega è “a disposizione” per aiutare le indagini sulle malversazioni dei soldi pubblici finiti alla Lega. Sepoltura e fine di ogni biascicata “teoria del complotto”, giaculatoria che Umberto Bossi continua a ripetere. Niente complotto, restano i “peccati” e probabilmente i reati commessi dentro il recinto della Lega, dentro il cerchio poco magico di quel partito. Peccato numero uno: indiscutibile e documentato, l’aver pagato con soldi pubblici i consumi privati di una “famiglia” alquanto allargata. Le multe stradali di Renzo Bossi, l’assicurazione di casa Bossi, la scuola della moglie di Bossi, il dentista di Umberto Bossi. La cartella “The Family” contiene e illustra il primo peccato che forse è anche un reato, una sorta di truffa allo Stato per aver usato e distorto a fini privati denaro pubblico.

Il secondo peccato, più facilmente rubricabile a reato è l’aver provato a investire fuori dai confini e fuori dalle regole il “di più” in soldi che alla Lega avanzava dopo aver finanziato l’attività politica della Lega e le spese private. Insomma i fondi all’estero di cui oggi tutti i leghisti si dicono ignari ma che, carte d’inchiesta alla mano, erano tutt’altro che ignoti. Tanto poco ignoti che qualcuno si era allarmato eccome, al punto di consigliare di smettere o almeno “coprire”. Sono due peccati, forse reati, che vanno tenuti bene in mente nel momento in cui la Lega narra la storia improbabile del tradimento interno inimmaginabile e invisibile.

Non c’era nulla di inimmaginabile per chi nella Lega stava e nulla di invisibile anche per chi fuori della Lega stava. Era anzi tutto alla luce del sole: il Giro ciclistico di Padania e l’annuale concorso di bellezza di Miss Padania erano ancora più visibili del Sinpa, il sindacato padano definito da Roberto Maroni un “sindacato falso”. Il Giro di Padania, patron Renzo Bossi e Miss Padania con fanciulle in verde costume non erano finanziati dallo Spirito Santo e neanche da una divinità dei monti e dei boschi e dei laghi. Erano forme visibili, perfino propgandate e accolte dallo sport italiano e dalle italiane tv, in cui fluivano i soldi dei rimborsi elettorali. Quasi sicuramente nulla di illegale ma certamente nulla di “politico”, a meno che non si voglia considerare “politica” l’allestire un teatro e un palcoscenico a pagamento con relativi figuranti. Aver tollerato, anzi applaudito il Giro di Padania e Miss Padania fa parte a tutto titolo della stessa “famiglia” della nota spese “The Family” e dei milioni di euro provati a parcheggiare in Tanzania.

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Mino Fuccillo