La Repubblica informa (e speriamo in questo caso informi male, anche se temiamo informi bene) come una maestra condannata a un anno e otto mesi di pena (quindi condannata, non accusata) per maltrattamento dei piccoli alunni a lei affidati sia comunque ancora al lavoro. Non ad un lavoro cui la maestra ha diritto per vivere e sopravvivere, ma proprio ancora a quel lavoro, il lavoro da maestra in cattedra. Come può accadere che comportamenti puniti con giudiziaria sentenza non portino di fatto all’esclusione da certe mansioni e attività dei riconosciuti responsabili di quei comportamenti? Perché una maestra che ha maltrattato i suoi alunni resta a fare la maestra?
Percorso psicologico
L’informazione di stampa prosegue fornendo la risposta, la maestra ha seguito percorso psicologico. Cioè? Al secolo, un surrogato e una sorta del sacramento della confessione, sacramento cattolico che ogni peccato assolve e che restituisce l’anima al suo stato di grazia se non di innocenza. Perfino però il tollerantissimo cattolicesimo prevede la penitenza ed esplicita come lo stato di grazia recuperato dell’anima per via di confessione e penitenza sia per natura umana momentaneo, caduco. Invece il percorso psicologico inventato dalla laico culto della irresponsabilità individuale (non sia mai!) è insieme più elastico e più duraturo. Assolve, emenda e lo fa senza tema di ricadute. Lo immaginiamo questo percorso psicologico attraversato il quale la maestra è rimasta in cattedra.
“Lei signora comprenderà , come noi ovviamente comprendiamo il suo stress professionale, che minacciare minori di legarli o percuoterli e strattonarli sia frutto e manifestazione di esuberanza educativa…”. “Lei signora avrà di certo nozione della Carta dei diritti dell’alunno ma ci sentiamo di consigliarle aggiornamento professionale sulle disposizioni e valutazioni pedagogiche…”. “Lei signora dovrà lavorare su se stessa, in fondo sulla sua stressa auto percezione e auto stima…”. Dopo un percorso così non ci sarà stato neanche bisogno di chiedere, tanto meno intimare, un non lo faccia più. Basterà solo attendere che lo faccia ancora.