Un po’ è paranoia, un po’ è lucida coerente azione. Un esempio è il sistema elettorale in vigore, da lui introdotto capovolgendo la riforma introdotta negli anni ’90 sull’onda travolgente dei referendum. Niente più parlamentari scelti dal basso, legati al terriotiro, ai loro collegi, ma candidati rigorosamente indicati dai vertici dei partiti, da Roma (o da Varese per la Lega).
Questa chiave aiuta a capire l’elaborazione del teorema: io sono eletto dal popolo – sono l’unico legittimato dal popolo – tutti gli altri non sono eletti dal popolo – tutte le istituzioni derivano la loro legittimità da me. C’è molta forzatura, perché una cosa sono i sondaggi di simpatia e gradimento un’altra cosa sono i voti che dicono tutt’altro. C’è molta tendenza alla tirannide che spesso si manifesta in età avanzata nei potenti. C’è anche la consuetudine a essere obbedito senza discutere derivata a Berlusconi dall’essere padre fondatore padrone di un colosso televisivo che deve tutto a lui; a prescindere dai dubbi su chi lo abbia finanziato, chi siano i suoi azionisti, i metodi spregiudicati talvolta adottati, comunque Berlusconi ha trionfato là dove altri hanno fallito o sono fuggiti.
Aiuta anche a capire la sconnessa reazione di Berlusconi allo stillicidio cui lo ha sottoposto Fini. Ai tempi di Stalin i gerarchi andavano davanti al plotone di esecuzione accettando il proprio destino convinti che fosse giusto perché era stato il partito ad assegnarglielo. Nella visione un po’ da Re Sole che Berlusconi ha di se stesso il partito “c’est moi”, e ogni sua volontà è quella del partito, quindi… Valentino Parlato, ex direttore del Manifesto, espulso nel 1969 con altri reprobi dal Pci per devianza ideologica, paragona il processo che precedette la sua condanna alla sentenza contro Fini. I distinguo che Parlato fa rafforzano in realtà il paragone: là, come ricorda Parlato, c’era un partito organizzato, qui c ‘è un monarca assoluto, ma il risultato è lo stesso.
Ora la partita è aperta anche se dovessi scommettere punterei sul fatto che Berlusconi se la caverà ancora. Un conto è costituirsi in gruppo parlamentare, può anche permettere di trattare la pace da posizioni di forza, sempre ricordando che Berlusconi non vuole sconfiggere l’avversario in battaglia ma comprarlo o raggiralo dietro una tenda. Un altro conto è fare cadere il governo, come sarebbe possibile forse votando la sfiducia sul sottosegretario Giacomo Caliendo, prendendosi la responsabilità e il rischio di elezioni anticipate.
