Svegliarci e sentire il capo del più importante partito d’opposizione fare al Governo questa perentoria quanto contorta e ingenua invocazione di autogol: “Vengano in Parlamento e dicano che non sono in grado di andare avanti con credibilità sui problemi di questo Paese e si rimettano al presidente della Repubblica”. Una volta si diceva: le ultime parole famose.
Paura di svegliarsi e trovarseli tutti davanti, Berlusconi, Fini, Bossi, Bersani, Veltroni, D’Alema, Verdini, Cicchitto, Bocchino, Schifani, Brambilla tutti lì, con tutti gli altri, in carne e ossa, con il loro sconnesso vociare.
Scaccia la mosca del cattivo pensiero e continua a dormire.
Così ti risparmierai di leggere che la Apple offre una specie di gioco per i suoi aggeggi iPhone, iPad, iPod, che si chiama “What country” Uno “naviga” sul suo ultranuovo iPad e “viaggia” standosene seduto in poltrona.C’è una scheda di presentazione in cui ogni Paese è identificato con foto e situazioni caratteristiche. La Spagna è rappresentata dalla gente calorosa e dalla paella; la Francia dalle piazze romantiche e dal vino; la Svizzera dalle banche e dalla cioccolata; gli Usa dal sogno americano e dall’hamburger. E l’Italia? Pizza, mafia e scooter. Anche se è comunque meglio della copertina del settimanale tedesco Stern, ai tempi del terrorismo anni ’70, che aveva scelto a simbolo dell’Italia un piatto di spaghetti sormontato da una P38, la Apple, con buona pace della sesta potenza industriale del mondo. ha scelto lo scooter, che è proprio il simbolo di quell’Italia povera ma ancora bella che scopriva il miracolo del motore, ma solo su due ruote, perché nemmeno la Topolino ci potevamo permettere.
Così ti risparmierai di leggere le ultime dal Vaticano, con due interventi a gamba tesa del cardinale Tarcisio Bertone che dovrebbero fare rabbrividire i più giovani, almeno quelli la cui sensibilità non sia stata del tutto anestetizzata dalla degenerazione del tessuto etico italiano. Per quelli della mia generazione, quelli, per intenderci, che hanno ormai di gran lunga età sinodale e scaloni pensionistici, le parole di Bertone sono un elisir.
A leggerle sono tornato alla prima infanzia, agli anni 50, quando il vescovo di Prato denunciava dal pulpito domenicale come pubblici concubini una coppia di giovani che vivevano assieme senza essere sposati, con l’aggravante, senza remissione, di essere anche comunisti; e quando ogni parroco educava il suo gregge alla politica, mettendo gli italiani in guardia dal pericolo rosso.
Sono venuti anni di crescita e di libertà, un’Italia più ricca, democratica e matura vedeva attuarsi il sogno di Cavour, libera Chiesa in libero Stato. Negli ultimi tempi, invece, c’è stato un ritorno al futuro, favorito dalla debolezza della posizione di Silvio Berlusconi rispetto al mondo cattolico. Passati i tempi in cui si vantava di avere un numero imprecisato di zie suore, Berlusconi è stato molto debilitato dalle campagne di pubblica moralità sulle folli notti di palazzo Grazioli e dalla campagna di dubbia utilità contro il direttore di Avvenire, Dino Boffo. Ha annaspato parecchio prima di ottenere l’indulgenza, forse non proprio plenaria, e essere riammesso al cospetto del Papa.