Il prezzo dell’indulgenza (solo la “Perdonanza” dell’Aquila è gratis) lo abbiamo pagato e continuiamo a pagarlo noi. Se riesce difficile, almeno per ora, dire quanto ci sia costato come contribuenti, possiamo invece mettere nella colonna “danni morali” le ripetute esibizioni dei cardinali Bertone & Bagnasco. Delle ultime due, quella di domenica, di Bertone, toccava temi certamente di competenza di un sacerdote. Uno può essere o non essere d’accordo con le pulsioni sessuofobiche e pauperistiche della Chiesa, però è il loro mestiere. Certo sarebbe facile ribattere che prima di fare la predica a noi i preti farebbero meglio a fare pulizia in casa loro, ma sarebbe un discorso abbastanza odioso e certo molto poco liberale.
Quel che invece supera i confini dell’accettabile è l’intervento di Bagnasco, a gamba tesa sui conflitti che lacerano la vita politica italiana. Certo è nel suo pieno diritto, anzi è doveroso parlare di precari e di povertà, di scandaloso lusso e di pedofilia, di fisco equo e dignità dei lavoratori. Anzi, sarebbe davvero bello se la Chiesa ci desse una lezione di coerenza, vendesse tutti gli ori e i mattoni che possiede e ne facesse un buon uso ai fini della carità.
Ma è altrettanto certo che il collega francese o americano di Bagnasco non si permetterebbero mai di entrare in temi strettamente politici come la bandiera nazionale e il federalismo e meno che mai di esprimere giudizi sui personaggi che sono alla guida di quei paesi, per quanto mediocri essi siano, per quanto riprovevoli siano i loro comportamenti. Occasioni ce ne sono state, pensate alla squallida lotta fra Chirac, Villepin e Sarkozy, che fa impallidire l’imbarazzante rissa tra Berlusconi e Fini.
Ma questo Governo non è in grado di far nulla se non tacere, facendosi scivolare addosso il rimprovero, magari calcolando quali nuove concessioni potrebbero placare l’ira pontificia.
Meglio calarsi il sombrero un po’ più a fondo sul naso e aspettare, con poca speranza. Difficilmente la nottata passerà.