Meno male che Silvio non s’è fatto male ed è stato solo il gesto di un matto isolato e che la ferita era poco più di un graffio, altrimenti si sarebbero potute determinare nel paese condizioni emotive tali da giustificare anche uno stato d’emergenza.
Dato che in Italia i matti abbondano e circolano liberi, il rischio che gesti estremi si ripetano è molto elevato.
Nella recente storia d’Italia, c’è il precedente dell’attentato a Palmiro Togliatti, nel 1948: ci salvarono Gino Bartali, gli accordi di Yalta e i marines ancora di stanza da noi; c’è anche il precedente dell’attentato a Benito Mussolini del 1926 e il destino degli italiani fu segnato per vent’anni.
Il livello di tensione nella vita politica è molto alto. Dovremmo ricordare sempre che non stiamo assistendo allo scontro tra lord Vader e Luke Skywalker, né a un gioco di guardie e ladri, ma allo scontro tra due opposti schieramenti portatori di opposti interessi , allo scontro fra due eserciti nei quali si mescolano bene e male, valori e disvalori in misura abbastanza equilibrata.
Purtroppo molti tra noi, da una parte e dall’altra, ragionano in termini di bene e male e sono mossi da pregiudizi assoluti.
Per gli avversari, Silvio Berlusconi va “mandato a casa”, a prescindere da tutto, compreso il voto popolare e la sua estromissione è anche imposta dal fatto che possieda tre reti tv, mentre nessuno ricorda che questo lo si deve alla ingenuità (o alla collusione?) dell’ex pci, che sull’altare della bicamerale ignorò le tv e il conflitto di interessi: non fu Berlusconi ma Massimo D’Alema a dire che Mediaset è un patrimonio nazionale.
Per i seguaci di Berlusconi, l’Italia è in pericolo, sotto la minaccia del comunismo e per difenderla ogni mezzo è lecito, anche dare patente di democratico al dittatore della Bielorussia, uno che più comunista non si può, in cambio degli archivi del Kgb, dai quali possiamo scommettere usciranno notizie molto utili in campagna elettorale.
La situazione non è semplice perché Silvio Berlusconi ha un disegno preciso, che si ferma poco prima dell’incoronazione. Quando una persona come Giulio Tremonti dice che la Patria è più importante della Costituzione vengono i brividi, perché con questo si giustifica Pinochet.
Nello schema mentale di Berlusconi, al centro del mondo ci sono le sue tv, che gli italiani amano e i comunisti gli vogliono portare via. La sua è una missione storica, non la tutela dei suoi interessi: per salvarci dal comunismo Berlusconi ha vinto le elezioni: il suo è il partito di maggioranza relativa e grazie ai voti della Lega è in grado di fare il primo ministro e di governare.
Qui il ragionamento deraglia, Berlusconi fa il corto circuito e arriva a dire di essere l’unica carica dello Stato eletta dal popolo: non è vero ma gli piace dirlo, anche perché così esorcizza un po’ il peso sempre più greve della Lega. Inoltre si anticipa una repubblica presidenziale che oggi sarebbe una sciagura: non ci sono autonomi poteri contrapposti che si confrontino e si bilancino; con la legge elettorale in vigore oggi il Parlamento è una emanazione dei partiti e quindi organico al premier; la magistratura risponde solo a se stessa e anche questa è una anomalia che pesa.
Nello schema mentale dell’opposizione confluiscono le varie matrici, da quella moderata e cattolica dei suoi ex alleati a quella estremista e assoluta di chi odia Berlusconi anche per ragioni di invidia e rivalità e di chi, come Di Pietro, non ha avuto freni nello stravolgere lingua italiana e diritto pur di raggiungere i suoi obiettivi polizieschi.
In entrambe le parti si trovano elementi eversivi, inclusa la demagogia di Di Pietro contro Berlusconi, che in un certo modo ha legittimato l’aggressore di Milano, mettendo in condizioni un pubblico spernacchiatore di italiani come Ignazio La Russa di fargli una lezione di morale.
Domenica sera, Berlusconi, nel suo letto d’ospedale, probabilmente era felice come non lo era mai stato: il martirio fisico gli mancava.
Cortei, marce, dimostrazioni si sono rivelati inutili sul piano politico, anzi peggio, perché hanno distratto l’attenzione dei giornali e dell’opinione pubblica da temi come la finanziaria o le manovre sulla protezione civile, dei quali quasi nessuno si è occupato in modo congruo e acconcio perché tutti presi da puttane e marce viola.
Ora marce e cortei rischiano di diventare pericolosi, perché sarebbe un gioco attribuire loro la responsabilità dell’effetto scatenante su una mente malata che portasse a un attentato un po’ più serio di quello di Milano.
Basta vedere i video che pubblichiamo: Berlusconi è ferito, il sangue gli sporca la faccia, l’espressione è di sincera paura, ma lui non resta in macchina. Esce e offre alle telecamere quel volto imbrattato, quegli occhi stanchi e spaventati, perché non ci siano dubbi. E le telecamere che celebrano e mitizzano il martirio, per il paradosso del giornalismo che a volte esalta i fatti anche acriticamente, appartengono a uno dei suoi più aspri avversari.
Sfogliate qualche libro di storia: il mondo cambia, ma gli ingredienti sono sempre gli stessi e anche gli apprendisti stregoni ci sono oggi come un milione di anni fa. Non voglio privarvi del piacere di scoprire da soli come è andata a finire tutte le volte…