I finlandesi, si sa sono gente dura, vivono oltre il circolo polare, hanno avuto i russi al confine per secoli, hanno Babbo Natale ma non il sole e anche per questo ci disprezzano. Ma appare chiaro che dietro Rehn ci sia la mano dei tedeschi.
Finora con l’Italia non ci sono andati pesanti, però le vecchie storie dei punti di deficit spariti sotto il tappeto dei derivati all’epoca dell’euro sono emerse a più riprese. Pochi ne hanno parlato, ma nei mesi scorsi il gioco sui derivati dei nostri debiti si è fatto pesante. Berlusconi non ha detto una bugia quando ha fatto riferimento ai rischi degli scorsi mesi, legati all’instabilità di governo.
A Bruxelles sanno che l’Italia non è la Grecia, ma anche a Roma sono tutti consapevoli che non si deve scherzare.
Abituati a deprimerci, a parlare male di noi stessi, a propalare nel mondo i nostri mali compiacendoci quasi del disprezzo altrui, questa volta dovremmo invece dire bene di come stanno agendo le forze politiche e sindacali. Con tutti i vincoli e i condizionamenti dei ruoli e delle pulsioni di base (pensiamo ai tormenti della Cgil), partiti e sindacati della sinistra mettono in atto un comportamento che una volta si sarebbe detto responsabile. Fa riscontro un atteggiamento della destra che non scarica sul passato il dramma presente, ma si fa carico dei problemi, magari minimizzandoli, ma questo è interesse di tutti.
Collusione complessiva o tutela dell’interesse comune, forse un po’ di tutto. Ma resta il fatto che i sindacati potevano montare dimostrazioni, cortei, scioperi generali. I partiti dell’opposizione potevano calcare la mano ben più di quanto abbiano fatto nell’ultimo anno e mezzo sui disastri di questo Governo, disastri di immagine, di comportamento e di sostanza.
Cosa accadrà adesso, vien da chiedersi. Difficile dirlo, probabilmente anche per lo stesso ministro dell’Economia o per i suoi esperti. Quasi certamente, la ripresa, che è in atto, non consentirà all’industria privata di assorbire, con lavori che presentino i requisiti di sicurezza e garanzia richiesti dagli italiani, i milioni di disoccupati e precari. Quasi certamente, il gettito fiscale non crescerà in misura tale da consentire alle varie amministrazioni pubbliche di assorbirli: c’è da sperare che sia sufficiente a pagare i debiti.
Affrontare una situazione del genere con un per quanto relativo controllo dei nervi è banalmente meglio di farlo nella confusione e nel caos, con la tensione sociale fuori controllo.
Forse è solo un’illusione ottica, forse agiscono così solo perché non si sono resi conto del potenziale propagandistico delle rispettive difficoltà. Però non voglio dare retta al mio diavoletto che dice che sono solo tutti complici. Vorrei sognare che il nostro sistema, al di là delle beghe un po’ ipocrite e un po’ personalistiche ha raggiunto un livello di maturità che fa prevalere l’interesse comune.
Tempi duri ci aspettano. Bisogna esserne consapevoli, meglio esserne consapevoli. Con i nervi sotto controllo.
