Umberto Agnelli aveva lasciato il ponte di comando su pressione di Enrico Cuccia, presidente di Mediobanca e nume tutelare della Fiat in quegli anni. La tesi di Cuccia era che non fosse prudente identificare la proprietà dell’azienda con la gestione in un momento di scontro tanto acuto.
Fu però di Umberto Agnelli la strategia complessiva grazie alla quale la Fiat bloccò la spirale di violenza fuori controllo che stava portando allo sfascio l’Italia intera. Sua fu anche la guida della prima fase, avviata un anno prima, nel 1979, con il licenziamento di 61 operai considerati violenti, alcuni sospettati di connivenze terroristiche.
Il licenziamento dei 61 di Mirafiori seguì di poco l’uccisione di Carlo Ghiglieno, capo della logistica della Fiat auto. Lo avevano scelto perché il suo compito era organizzare l’afflusso dei materiali alla linea di montaggio in modo tale che disguidi e ritardi non scombinassero i ritmi o non imponessero l’accumulo di costose scorte di parti di auto: i giapponesi già allora producevano in tempo reale, il pezzo arrivava alla fabbrica da quella del fornitore e andava subito in linea, non c’era un minuto di spreco e anche questo contribuiva a tenere bassi i costi di produzione dei giapponesi e competitivi i prezzi delle loro automobili.
Un’ora dopo l’assassinio, Umberto Agnelli incontrava i capi di Fiat auto a Mirafiori. L’atmosfera era cupa. Parole secche, essenziali, toni tesi, si percepiva il rimprovero verso la proprietà di avere lasciato i suoi uomini in balia dei violenti. La riunione durò pochi minuti. Umberto Agnelli si alzò promettendo che le cose sarebbero cambiate. Era commosso.
Quel mattino, ma in quel momento non lo si immaginava, rappresentava il punto di arrivo di un processo, durato trent’anni, di trasformazione dell’Italia.
A una prima fase di intensa, feroce accumulazione di ricchezza era seguito l’avvio di un lungo e tormentato processo di redistribuzione di reddito iniziato con l’autunno caldo del 68, che negli anni successivi guadagnò momento sfuggendo al controllo di tutti.
