Anche se un simile pensiero mai trapelò, appare evidente che il Governo, tra una situazione pre rivoluzionaria e il passaggio della Fiat auto a qualche carrozzone statale, avrebbe alla fine optato per la seconda strada. Questo può forse contribuire a spiegare le divergenze tra Ghidella e Romiti, che spingeva comunque a un accordo, per non rompere del tutto col Governo, mentre Ghidella voleva solo una cosa, la vittoria assoluta, senza mediazioni.
La Fiat era sola e lo fu ancora di più quando anche il Pci, unico partito che avesse capito che il dramma poteva diventare tragedia, si fece travolgere dal vortice delle forti passioni che divisero l’Italia in quei 35 giorni.
Il Pci aveva capito, perché aveva uomini in fabbrica e dirigenti provenienti dalla fabbrica. Perse l’occasione quella sera a Torino, una mite sera di settembre del 1980, quando il segretario Enrico Berlinguer fu indotto a promettere, davanti a una piazza San Carlo gremita, “se occuperete la fabbrica, saremo con voi”. Piazza San Carlo, salotto di Torino, non è Mirafiori, c’ero anch’io in mezzo a tanta gente, non solo operai, non solo comunisti. Fu un errore che ancora oggi rovina le notti di cattivo sonno di Piero Fassino, all’epoca segretario del partito torinese, una delle persone più serie e intelligenti della politica italiana, ma che allora si fece travolgere da quell’esaltante clima di lotta e non seppe distinguere tra responsabilità e calcolo elettorale, tra partito e sindacato.
La Fiat si trovò sola, come oggi è sola. Oggi è anche consapevole che non basta sapere stare a galla, devi saper nuotare, e bene, in un mare senza confini. Se anneghi, nemmeno una candela. Nella memoria aziendale è marchiato per sempre il ricordo dell’umiliazione inflitta da Berlusconi a Paolo Fresco, presidente, e Gabriele Galateri, amministratore delegato, quando li costrinse alla sua Canossa di Arcore, lui che in gioventù correva appena potesse da Agnelli, a Torino.
In pochi anni di gestione Marchionne la Fiat è risalita dall’abisso dell’umiliazione e del quasi fallimento in cui l’aveva portata un lungo declino di prodotto e di marketing: prima dell’80 era stato quasi impossibile affrontare la nuova mai sperimentata concorrenza europea con idee e creatività mentre dovevi pensare a non farti sprangare o sparare addosso; dopo, però, fu esiziale l’errore di agire come se tutto si esaurisse nel controllo della forza lavoro e della fabbrica, mentre prodotto, ingegneria di prodotto, innovazione, qualità, marketing fossero solo elementi accessori. Ancor più accessoria, purtroppo, fu giudicata la competenza professionale. Nulla di eccezionale, accade spesso che il sistema voglia essere più forte dell’individuo.
L’esperienza dovrebbe evitare che ci ricadano.
