Da noi la grande industria è già ridondante di posti impiegatizi, così come immensi serbatoi sono lo Stato, le Regioni, le Province (infatti tutti le biasimano ma nessuno le tocca), i Comuni, gli Enti di ogni genere e natura, le aziende pubbliche: anche se non costituiscono più importanti e benemeriti elementi di uno stato sociale che ha svuotato le pulsioni rivoluzionarie che tutti hanno ormai dimenticato ma che ancora non più di trent’anni fa laceravano l’Italia, attraverso anche forme estreme come il terrorismo.
Però tutto questo ora ci ha portato a una situazione paradossale: i giovani e i loro parenti si lamentano, giustamente, perché non trovano un lavoro adeguato agli studi fatti e alle aspettative di vita loro e delle famiglie; intanto milioni di stranieri trovano lavoro e lavoro onesto, quel lavoro che gli italiani si rifiutano di fare.
Vale poco dire che i nostri poveri ragazzi italiani non hanno ricevuto dalla scuola quella formazione che li avrebbe resi più competitivi sul mercato del lavoro. Non è colpa loro se la scuola non è stata all’altezza, siamo noi, attraverso quei politici cui abbiamo delegato il mestiere, e i funzionari che li hanno portati in giro o seguiti ossequiosamente in tutte le loro idee dissennate, a distruggerla, con una pervicacia che ha unito destra e sinistra inestricabilmente.
Ora che si fa?
Appare molto difficile mandare i nostri liceali, geometri, ragionieri, periti di qualche cosa a fare un lavoro. Tom Cruise, prima di fare l’attore, a quel che si legge sul sito del Corriere della Sera, faceva il cameriere, ma Hollywood è vicino a Malibu, non a Torvajanica.
Non resta che una strada. Che tutti prendano coscienza e lo dichiarino che le cose sono così: il lavoro c’è ma i nostri figli non lo vogliono, i posti garantiti per la via e tranquilli che vogliono non ci sono.
Dopo di che dovranno provvedere a delle riserve indiane destinate a dare lavoro ai diplomati e laureati italiani, che vivranno di stipendi pubblici finanziati dalle tasse che si spera prima o poi pagheranno anche gli stranieri tutti. A questi ultimi il compito di lavorare, come ora, però in un sistema onesto e preciso, come si usa dire oggi trasparente.
Un ritorno agli spartani, con i loro perieci, meteci e iloti, versione duemila.
Non è possibile? Incompatibile con i taglie delle varie finanziarie? Tremonti si opporrebbe? Cominciamo a pensarci, i tagli lasciano il dubbio che siano una mossa politica, di quelle che piacciono tanto ai banchieri internazionali, se uno rapporta 25 miliardi di euro con la cifra del debito pubblico italiano e anche con i bilancio dello Stato italiano e con il valore di quanto produce la nostra economia.
E poi prima o poi la ripresa arriverà e saremo attrezzati a dare una risposta corretta alle aspettative dei giovani.
Nel frattempo, smettete di piangervi e di piangerci addosso.
