Uno che fa dell’etica un suo tema di lotta, non può far vendere, a prezzo modesto assai, un bene del partito di cui è dominus assoluto. Non è eticamente lecito, anche se è legalmente lecito. Ha detto che la casa era “fatiscente”. Ma il termine si applica ai palazzi e vuole dire cadente, in rovina. A giudicare dalle foto, il palazzo dove si trova l’alloggio è bello solido e ben tenuto. Forse l’appartamento doveva essere ristrutturato, ma è un’altra cosa: quando sento usare parole in modo non appropriato mi insospettisco, anche perché a parlare non è un carrettiere ubriaco ma un uomo di stato che ci ha tenuti tutto il sabato appesi ai suoi ripetuti rinvii, probabilmente perché ha passato ore a preparare quel video e a limare parole e accenti.
L’autodifesa di Fini non è stata di quelle che passeranno alla storia. Ai miei occhi, ma non so di quanti altri, la sua immagine ha subito un duro colpo, per le cose che ha detto, non solo a propria difesa, ma anche per accusare il suo nemico mortale degli ultimi tempi, Berlusconi. Non lo ha mai nominato, ma le allusioni alle sue malefatte sono state esplicite e pesanti. Nulla da dire se lo faccio io, ma un uomo di Stato non può , sembra me quando mi ferma un vigile e io gli dico: ma guardi quell’altro, ha commesso un’infrazione peggiore. Non è da leader, è “cheap”, di basso livello.
E poi Fini non può accorgersi solo ora di chi è Berlusconi, dopo che per 15 anni gli è stato fedele alleato, sempre, senza l’ombra di un dubbio, di una esitazione. Si ricordi su tutte la legge Gasparri, la legge che ha sancito la sopravvivenza del duopolio a sei reti Rai – Mediaset e la fine di ogni speranza di riequilibrio del mercato pubblicitario a favore dei giornali, quei giornali che sono garanzia di pluralismo, molti dei quali, accecati da altri sentimenti, hanno fatto dello stesso Fini un improbabile eroe di libertà e democrazia.
C’è da dire a sostegno di Fini che l’altro giorno è stata data la notizia che un’azienda di pubblicità, che fa parte dell’impero di Vincent Bolloré, azionista importante francese di Mediobanca, si è aggiudicata il budget pubblicitario di una banca del gruppo italiano. Nessuno ha fatto caso al conflitto di interessi, per certi aspetti anche più imbarazzante di Fini.
Ma il disagio resta, il fastidio resta. Quelli che sperano di usare Fini contro Berlusconi devono stare attenti a non ripetere l’errore che fecero gli americani, aiutando i talebani pur di combattere il comunismo. E sempre per combattere il comunismo, il padronato italiano aiutò e favorì il fascismo. Fini non è Mussolini, grazie al cielo, di questo possiamo stare certi. Ma basta a pensare che uno così riscatterà l’Italia dallo sprofondo berlusconiano?