Senza contare la storia politica di Fini, che per tutto il tempo che gli ha fatto comodo ha tenuto bordone a Berlusconi, ne ha appoggiato le mosse peggiori e non ha mai trovato un secondo per accorgersi di nulla.
Troppo facile scoprirlo ora. La politica non si può basare solo sulla tattica. Un giornalista può mancare della prospettiva, un politico di professione no. E Bersani, cui tante cose si possono rimproverare ma non certo quella di essere incoerente ondivago e nemmeno posseduto da bassi sentimenti come gelosia e invidia, non può fingere di ignorare che forse alla base del livore di Fini verso Berlusconi ci possono essere proprio sentimenti come quelli.
Vivendo fuori del palazzo, noi non conosciamo tutti i risvolti degli intricati rapporti, anche personali, intercorsi in questi quasi vent’anni tra Fini e Berlusconi, ma tra loro può essere successo di tutto e Bersani non può ignorarlo.
Veniamo all’ultima puntata del trip egocentrico di Fini,come raccontato oggi dal quotidiano Repubblica, esplicito fin dal titolo: Fini va all’attacco “Basta leggi ad personam potrei fare il premier”.
L’articolo rincara la dose: Predica cautela, ma non è più il momento di «tirarsi indietro». Per la prima volta, il presidente della Camera Gianfranco Fini non esclude la candidatura a Palazzo Chigi. In alternativa a Berlusconi, chiaro. D’altronde — la butta lì — ha pure vent’anni meno.
Dice ancora Fini: “Io candidato premier? In una democrazia la scelta la fanno gli elettori”. Giusto, però come si fa a scordare il passato, quella foto del pupillo di Almirante irrigidito nel saluto romano.
Ma il dubbio non lo sfiora: “Sarei ipocrita se mi tirassi indietro, ma ho realismo, senso della misura, piedi per terra. All’Italia serve una politica migliore, il centrodestra era diventato una sorta di “finché la barca va” molti mi dicono “aspetta, hai vent’anni di meno”. Ma io faccio da sempre politica non in base a ciò che mi conviene ma a ciò che ritengo giusto. E voglio continuare a respirare la politica a pieni polmoni” .
(Marco Benedetto)
