Si ritorna a un problema di ordine pubblico, a un problema di polizia. Oggi la polizia non è quella, figlia dell’Ovra, che affrontò il terrorismo con registri di carta e archivi bisunti. Oggi ha gli strumenti tecnologici, un po’ meno quelli giuridici, ancor meno la copertura giudiziaria, specie per quanto riguarda la micro criminalità, inclusa quella politica.
In questo senso non aiutano le accuse mosse alla Questura di Torino da esponenti del Pd, non si sa se per poca tenuta del sistema nervoso o solo per avere garatntito il titolo sui giornali.
Però c’è un altro pericolo che si corre, che è ancora più grande. Che il clima da guerra civile così stoltamente evocato giustifichi misure di eccezione a 360 gradi, che colpiscano anche le parole e la libertà di pronunciarle, che in democrazia deve essere assoluta e totale.
Non dobbiamo nasconderci dietro un dito. Dobbiamo essere consapevoli che non c’è soluzione di continuità tra parole e fatti, tra piccoli atti e grandi atti. Leggete quel po’ di storia del terrorismo in Italia negli anni di piombo che è disponibile sui siti internet e vedrete che si è cominciato con i volantini, prima di passare agli azzoppamenti e agli assassinii.
Così è successo a Torino che dai fischi a Schifani si sia passati al razzo contro Bonanni. Ma non siamo Alice nel paese delle meraviglie. Dobbiamo sapere che c’è un confine tra parole e fatti, dobbiamo tracciarlo e tenerlo, con coerenza e anche coprendo chi quel confine deve fare rispettare, cioè le forze dell’ordine.
Dobbiamo anche sapere che non saranno due randellate della polizia a tenere lontano chi ha scelto il martirio e cerca un po’ di sangue per affermarlo.
Dobbiamo soprattutto sapere che la libertà di parola va difesa, sempre e comunque, perché questo qualifica la democrazia. Dare del fascista e dello squadrista al disturbatore è sbagliato. Più intelligenti Blair e Dell’Utri, che hanno evitato il confronto (poi Dell’Utri si è anche blindato, ma così ha evitato lo scontro), ma sono stati zitti, non hanno strillato come galline.
Dare del fascista al disturbatore è sbagliato, dire alla polizia stai a casa è altrettanto sbagliato: è sulla linea in mezzo ai due errori che si colloca la saggezza della libertà in democrazia.
