Siamo abbastanza forti da avere superato la terribile crisi economica di questi ultimi anni senza grandi traumi, nella totale distrazione del governo e della classe politica tutta, più incline a proclami demagogici che a affrontare i problemi.
Godiamo di un sistema sanitario impensabile pochi decenni fa, che non sarà perfetto, ci costerà carissimo, ma è degno di quello dei paesi più avanzati d’Europa.
Abbiamo il problema dei giovani senza il lavoro che vorrebbero e nessuno ha il coraggio di dirgli che i tempi che li aspettano saranno più duri, che siamo tornati indietro di mezzo secolo, che il pezzo di carta, da solo, non vale più. Molti di loro si accontenterebbero di un posticino sicuro, garantito, senza grandi prospettive di carriera: bisognerebbe dirgli che forse, con una nuova ripresa dell’economia e buone spintarelle qualcosa può anche succedere, anche se sulla possibilità di creazione di posti di lavoro inutili incombe la voragine dei debiti col sistema bancario internazionale, mascherati da prodotti finanziari innovativi.
Non è un grande destino quello che li aspetta, ma è quello che li abbiamo educati a sperare. Colpa nostra, delle generazioni che hanno sperato di dar loro un percorso di vita meno duro del passato, senza però fare bene i conti con quanto rimaneva in cassa.
Intanto in Italia vivono e lavorano milioni di stranieri, che sono il nostro futuro e il futuro dei nostri figli italiani. Anche quegli stranieri sono italiani, anzi sono il futuro dell’Italia. Non sono solo badanti o criminali, sono grandi lavoratori, gente dura, coraggiosa, che cerca una vita migliore da noi. Non è un caso che sempre maggiore sia la quota di nuovi imprenditori di origine non italiana.
Dobbiamo anche cercare di affrontare i nostri mali in modo sistematico, non episodico. Alla fine, Mani pulite ha fatto più male che bene. Ci ha dato la soddisfazione di vedere qualcuno in galera, qualcuno anche condannato, ma nessuno ha avuto la coerenza e il coraggio di introdurre regole che evitassero il ripetersi del male. Qualche legge demagogica e inutile se non dannosa, qualcosa tanto per avere i titoli sui giornali. Poi, vent’anni dopo quegli entusiasmi da sanculotti che scossero l’Italia, ci sentiamo dire che la corruzione dilaga più di prima, la mafia è più forte di prima.
Presi dalla lotta tra i bene assoluto, i Pm, e il male assoluto, Berlusconi, i nostri politici neppure sognano di affrontare in modo organico i nodi del funzionamento dello Stato, i gruppi di potere costituiti dai grandi burocrati che tengono in pugno il sistema da ben prima dell’Unità e sempre lì sono, indenni come salamandre tra Regno e Repubblica.
Ma forse dobbiamo accettare che nessuno dei mali che ci hanno afflitto e ci affliggono sarà più estirpabile. Possiamo fare degli sforzi per contenerli, correggerli ma dobbiamo anche sapere che una cosa sola ci può aiutare: essere parte di un sistema più grande, di un mercato più grande.
