Ormai l’Italia è di nuovo, se mai è stata qualcosa di diverso, una espressione geografica. Il nostro peso internazionale è da operetta, la grande industria produttiva è in prevalenza tributaria di quella tedesca. In parte è stata distrutta scientemente dall’ottusità di partiti, sindacati e legislatori miopi. In parte, come nel caso Fiat, l’opera è in corso, in questo caso per un calcolo padronale egoistico ma altrettanto miope, nella totale distrazione di partiti, sindacati e legislatori ancor più miopi e questa volta anche inetti.
Per nostra fortuna siamo inseriti in un mercato continentale che è guidato da una Germania molto diversa da quella che ci ha fatto tremare, costruita a sua volta sul lavoro di milioni di italiani che vi hanno trovato benessere e cittadinanza, come oggi dobbiamo augurarci accada per gli immigranti a casa nostra. I più grandi e prosperi paesi del mondo, Stati Uniti e Germania, sono cresciuti sull’immigrazione, i primi avendone fatto sistema, la seconda avendo fatto di necessità virtù.
Politiche miopi, obiettivi retrò ci fanno tutti più poveri, cattivi, infelici. Se guardiamo ai nostri vicini, rancori secolari e odi millenari ci paralizzano, impossibili da estirpare.
Solo pensando che siamo un pezzo d’Europa potremo superare tutto questo e sperare in un futuro migliore anche per i nostri figli, con o senza laurea.
Purtroppo anche in questo siamo approssimativi, distratti, ce la mettiamo tutta per coltivare lo spregio che gli altri paesi europei nutrono verso di noi. Siamo provinciali e i nostri politici sono i nostri portabandiera. Tutti gli altri paesi europei considerano le cariche a Bruxelles come dei palliativi per trombati o dei parcheggi in attesa di rimbalzo, ma lo fanno con classe e eleganza e quel tanto di ipocrisia che è segno di civiltà. I nostri lo fanno apertamente, pronti a rinunciare al parlamento europeo per un consiglio comunale.
Ma non buttiamoci giù. Siamo un grande paese, non in decomposizione ma in crescita, godiamo di una libertà che nessuno ha mai conosciuto prima di noi Siamo carichi di difetti, è vero, ma abbiamo la forza per aggiustarli o meglio, di limitarli e limitarne l’effetto, impedendo che ci facciano perdere il passo con la crescita del sistema di cui siamo inesorabilmente, irrimediabilmente, fortunatamente parte integrante, l’Europa.
