Meglio un quorum in meno che mille poliziotti di più

Anche se l’ha detta il leader del Pd, anche se non si farà, anche se è già stata trasformata e derubricata in polemica politica, resta puro buon senso. Votare a giugno in tre successive e diverse domeniche, due per le elezioni europee ed amministrative e una per il referendum sulla legge elettorale, costa 400 milioni di euro abbondanti in più. In più rispetto all’ovvia unificazione della data del voto per europee e referendum. Su questo non ci piove, questo il costo del “lusso” di una domenica in più.

Dividere in tre domeniche serve, è stato ufficialmente ammesso, per impedire o almeno rendere difficile il raggiungimento del quorum (il 50 per cento più uno dei votanti) al referendum. Il mancato quorum è un obiettivo esplicito della Lega e di Forza Italia. Per loro l’impresa vale la spesa.

Contemporaneamente da ogni Questura d’Italia si lamenta che non ci sono i soldi per la benzina e le riparazione delle auto della polizia, nè quelli per pagare gli straordinari agli agenti, tanto meno quelli per nuove assunzioni. Dice dunque Franceschini: si voti una domenica in meno e quei 400 milioni vadano tutti e subito alle forze dell’ordine.

Ovvio, quasi banale. Semplice, utile e di immediata comprensione oltre che di sicuro consenso. Ma non si farà, perchè un referendum in meno, la certezza quasi matematica di mantenere l’attuale ordine per cui i partiti scelgono gli eletti prima che vengano effettivamente eletti, valgono più di un po’ di ordine sparso nella vita collettiva. Il miracolo, l’autentico e inspiegabile fenomeno sociale è che la pubblica opinione, assetata di sicurezza, sorvola, non se ne accorge e resta sovranamente indifferente.

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