ROMA – Era solo il dicembre dello scorso anno, ma sembra trascorso un secolo da quando la Corte Costituzionale azzerava il porcellum e decretava โ implicitamente โ lโillegittimitร del Parlamento eletto in base a una legge incostituzionale.
Eppure oggi, a soli nove mesi da quella sentenza, non solo non รจ nata la nuova creatura elettorale, ma รจ proprio quel Parlamento, illegittimamente eletto e ampiamente screditato dagli interventi della magistratura ordinaria, che si accinge a varare la cosiddetta โriformaโ costituzionale e a votare ( non senza difficoltร , a quanto pare ) una nuova e addomesticata composizione sia del CSM che di quella stessa Corte che ne aveva sancito lโincostituzionalitร .
Lunga vita al porcellum, dunque, anche nellโeventuale sua nuova e piรน furbesca versione โitalicaโ.
Paradossalmente, sembra che la politica si sia accorta finalmente del valore decisivo della giurisdizione: di quella ordinaria ( di qua lโinteresse spasmodico per la formazione del nuovo CSM, a partire dalla designazione in pectore alla vice- presidenza, di fatto presidenza dellโorganismo di autogoverno, di un membro dellโesecutivo ) come, e soprattutto, di quella costituzionale.
Purtroppo , deve constatarsi che questa inedita consapevolezza si traduce nella scelta – da parte di una politica sempre piรน famelica โ di impossessarsi anche di quel โterzo potereโ a lungo ritenuto il ramo meno importante nella tripartizione classica โesecutivo-legislativo-giudiziarioโ.
Con la cosiddetta riforma del Senato โ in assenza di una nuova legge elettorale rispettosa della decisione della Consulta e soprattutto delle scelte degli elettori โ si vuole trasformare il Parlamento in una mera, rumorosa ma inane, cassa di risonanza dei programmi dellโesecutivo.
Con la nuova e addomesticata composizione della Corte Costituzionale si pone riparo al rischio di nuove, imbarazzanti, pronunzie di illegittimitร .
Con una egualmente addomesticata composizione del CSM, associata a una serie dimisure tanto fallaci quanto intimidatorie nei confronti della magistratura ordinaria, ci si assicura infine il controllo di un corpo dello Stato rivelatosi troppo indipendente , restituendolo a quel modello burocratico-funzionariale di cui i Padri Costituenti avevano sperato di decretare la fine.
Che non vi sia una intenzione precisa o un disegno dietro a questo โfascioโ di misure non serve a rassicurarci. Allo Stato dei diritti, della legalitร , delle garanzie, sembra succedere un non-Stato delle promesse, della comunicazione โspotโ, dellโaffettuosa intimidazione.