E disperati si raccolgono ogni giorno, davanti al portone sbarrato della Prefettura: Agitano le loro bandiere e le loro proteste sulla faccia dei poliziotti in tenuta da sommossa . Chiedono lavoro: la gente passa e qualcuno borbotta a mezza voce “Imbecilli! Andate a lavorare!”. Appunto. Chiudono i negozi, scompaiono i nomi famosi, le ditte prestigiose, sostituiti dai “compro oro”, dalle sale da gioco, dai bingo dove i vecchi consegnano alla sorte le povere pensioni.
Musi lunghi e mugugni dappertutto. Ovunque regna il disprezzo per la cosa pubblica: dai tornelli di una risibile – ma costosissima – metropolitana, lasciati aperti al passaggio dei portoghesi, alla segnaletica stradale in abbandono, ai famosi ascensori di Caproni, soggetti a interminabili, improbabili manutenzioni. I lavori stradali perennemente in corso, alcuni camminamenti tra i più suggestivi addirittura chiusi al transito e in stato di abbandono: è il caso clamoroso di salita della Misericordia, la – oggi non più – bella creuza che collega Via San Vincenzo all’Acquasola.
Ogni giorno percorro la salita inferiore di San Rocchino: un’altra vecchia creuza che da Piazza Corvetto conduce ai quartieri alti della Circonvallazione. Lungo la mattonata un susseguirsi di chiazze di vomito, cartoni di pizza sporchi di salsa, piatti di plastica, tracce dei pasti che le suore distribuiscono a poveri veri o supposti. E poi, naturalmente, lacci, siringhe, pubblicità d’annata e vecchi s… (nel senso di s…invecchiati) che, ormai familiari, additano al viandante la strada di casa .
Il volto della politica rispecchia questa aridità dell’emozione, della condivisione, della simpatia reciproca. Il sindaco Doria è un reperto, alla Antonioni , di quella “incomunicabilità” che credevamo sepolta tra il bric à brac degli anni ‘60. Non che lui non ci provi, ma è davvero una mission impossible comunicare passione a questa città. Gli amministratori si muovono lungo via Garibaldi come bambini imbronciati, tirandosi dietro, col trolley, il bilancino per registrare in ogni istante gli instabili equilibri della politica locale. Ci si unisce per dividersi meglio. L’ostilità è una porzione di farinata fredda (la torta di riso, si sa, è finita da tempo) che si preferisce consumare in famiglia. Gli avversari sono i migliori alleati per ordire trame dal copione risaputo. Si inventano nuovi motivi per inscenare vecchi contrasti: la “gronda”, il “terzo valico”, la moschea, il nuovo stadio di calcio…già, meglio tacere del calcio genovese.