Non lo รจ, soprattutto, della filosofia sottesa alla Risoluzione 2085, che vede nella ricerca della pacificazione del paese non attraverso la guerra ma attraverso il dialogo con le forze secessioniste Tuareg, a condizione che esse si sciolgano dall’alleanza scellerata con i terroristi di Al Qaโida. Lโopzione militare va contro questa linea di pacificazione e sembra dare ragione (rafforzando per di piรน i rivali dellโOccidente, in Africa e altrove: si pensi alla Cina) a quanti hanno tacciato di neo-colonialismo lโintervento francese.
In nome degli interessi francesi, la sovranitร del Mali โ o quello che ne restava โ รจ stata ignorata e spazzata via, contro lo stesso volere espresso dalla comunitร internazionale. Eโ stata eliminata ogni possibilitร residua di dialogo con le forze indipendentiste โtuaregโ , costrette ormai nel campo dellโintegralismo islamico e dei suoi peggiori esponenti. Le forze armate del Mali sono state ridotte al ruolo di risibili e presumibilmente corrotti comprimari su uno scenario che non potrebbe essere piรน confuso e, insieme, irto di tutte le incognite che โ oggi piรน che nel passato โ ogni guerra comporta.
La scelta italiana di affiancare questa iniziativa (sappiamo per esperienza come ogni supporto โlogisticoโ non tardi a diventare partecipazione diretta e sul terreno di nostri militari ) appare – in questo quadro – precipitosa, inopportuna e di dubbia costituzionalitร . Nessun dibattito nel Parlamento (o in quello che ne rimane, nella stagione elettorale che stiamo giร vivendo). Il frettoloso rincorrere la baldanzosa iniziativa transalpina da parte di un governo dimissionario e non ai vertici della credibilitร e del consenso popolare.
La desolante mancanza di una visione geo-strategica che collochi gli interessi italiani nella prospettiva di una regione, quella del Sahel, tanto strategica quanto colpevolmente abbandonata, come giustamente osservato dal ministro ย e responsabile della comunitร di SantโEgidio) Andrea Riccardi. Il ricadere di questo nuovo impegno sopra la situazione di sofferenza economica, ma anche politica e sociale, in cui versa il nostro Paese, giร sottoposto a tensioni non si sa sino a che punto sopportabili.
In questo preoccupante scenario che segna il ritorno alla guerra non come “continuazione” della politica internazionale con altri mezzi (Von Klausewitz) ma come sua negazione e degenerazione, lโaspetto piรน tragico รจ rappresentato dalla “sovrana” indifferenza dellโopinione pubblica nazionale e di quella internazionale, “dopate” o peggio “mitridatizzate” e come insensibili, ormai, al virus micidiale della guerra.