ROMA – Nella sua nota politica sul Corriere della Sera Massimo Franco usa questa espressione e questo concetto: “Non sarebbe facile giustificare un suicidio politico collettivo…”. Il “suicidio” secondo l’attento Massimo Franco e secondo la maggioranza di chi scrive, legge, riflette, fa di conto è la sequenza: crisi di governo, formazione di un governo debolissimo con pezzetti di M5S e frantumi di Pdl tenuti insieme dal Pd riluttante, oppure nessun governo dopo quello andato in crisi e quindi elezioni anticipate a neanche un anno da quelle di febbraio, elezioni con la legge elettorale di prima che praticamente garantisce nulla si risolve e tutto ricomincia da capo nel medesimo pessimo modo. Conclude Massimo Franco: “Una crisi di governo accrediterebbe un’instabilità politica irrecuperabile. E farebbe crescere in alcune nazioni dell’Unione Europea la tentazione di abbandonare l’Italia”.
Corretto, plausibile, quasi ovvio: l’Italia darebbe pubblica, solenne e rumorosa dimostrazione di essere non in grado di governare la propria politica e quindi allargherebbe, renderebbe più che fondati i sospetti di non essere in grado di governare la propria economia, le proprie spese, il suo bilancio, i suoi debiti. Giusto, non fa una piega o quasi. Peccato che non sarebbe un suicidio, tanto meno “collettivo”. Sarebbe un omicidio, con mandante unico: Berlusconi Silvio. Dovrebbe essere ovvio e scontato che se accade non è suicidio collettivo di un paese ma individuale omicidio di una nazione. Però si tende a dimenticarlo, si fa confusione, ci si adatta in questo caso ad una posizione “terzista” che non ha ragion d’essere. Non nei fatti, non nelle cose e neanche nei principi elementari della convivenza civile. L’abbaglio che fa confondere un eventuale individuale omicidio con un suicidio collettivo non è certo solo del bravo giornalista del Corriere della Sera. E’ abbaglio nazionale o quasi. Ciò non toglie, le sue dimensioni non tolgono che di finta rappresentazione si tratti: se si finisce nel burrona non è perché tutta la comitiva è svagata o incosciente, è perché uno e uno solo ordina di sterzare verso il burrone, uno e uno solo mette le mani sul volante e punta a sfondare il guard-rail.
Berlusconi è colpevole di truffa fiscale allo Stato, truffa realizzata anche quando era presidente del Consiglio. Quindi, secondo lui è un “quindi”, vuole: 1) non riconoscere la sentenza 2) non fare alcun gesto che sia quello di chi inizia a scontare la pena 3) cancellare le conseguenze della condanna, sia in sede penale che in Parlamento 4) che tutto ciò avvenga e sia riconosciuto in nome del suo essere il capo del Pdl e soprattutto del suo essere niente meno che Silvio Berlusconi. Ne consegue, Berlusconi ne fa discendere che chiunque non accetti e non attivamente collabori ai punti 1-2-3 è suo nemico e soprattutto responsabile ultimo dei danni che Berlusconi e il Pdl arrecheranno al governo e al paese.
Come dire: ti bastono se non mi dai tutto quello che hai in tasca, beninteso che sei tu il responsabile delle bastonate se non ti sbrighi a tirar fuori e depositare tutto il tuo denaro. Come dire: io sono io, il padrone di casa e voi… voi dovete accettare questa realtà, altrimenti vi levo acqua e luce e la colpa è vostra. Come dire: del fatto che io abbia rubato soldi al fisco non si deve neanche parlare, bisogna ignorarlo e cancellarlo, altrimenti sarete responsabili della mia ira…di ladro? Come dire più o meno anzi più che meno quel che van dicendo i vari Schifani e Cicchitto che sarebbero poi le “colombe”. Van dicendo che se Berlusconi fa cadere il governo la colpa e la responsabilità sono…del Pd! Vanno dicendo che il Pd e Napolitano, se non vogliono che il Pdl e Berlusconi facciano danno e male al paese, devono fare ciò che Berlusconi comanda e cioè cancellare sentenza e pena. Qualcuno definisce questo come un ricatto, vogliamo precisare e dire estorsione?
La metafora, l’ultima metafora gradita a Berlusconi e che Berlusconi è andato ripetendo ai suoi è: “Non si va a letto con il nemico”. Tradotto: non si governa con il Pd se il Pd non mi salva dalla decadenza da senatore. Argomento capzioso: se il Pd non votasse la decadenza poi Berlusconi sarebbe comunque interdetto dai pubblici uffici qualche settimana dopo dal Tribunale di Milano. A meno che Berlusconi non immagini il Pd che lo salva in Senato dalla decadenza e poi Napolitano che lo esime dalla interdizione e poi una grazia per la truffa fiscale e una grazie, se servirà, per la prostituzione minorile e concussione (processo e sentenza Ruby) e poi una grazia semmai per il processo e condanna per compravendita di parlamentari (caso De Gregorio). Se davvero crede di poter ottenere ed estorcere un intero rosario di “grazie”, allora Berlusconi è killer psicopatico dell’omicidio politico di un governo e di un paese. Se altrimenti Berlusconi lucidamente sa che questo è impossibile, allora è il freddo mandante dell’omicidio politico che sta allestendo una scena del crimine dove piazza indizi-civetta per dare ad altri la responsabilità, per far apparire suicidio quel che suicidio non è.
Post-scriptum. Suicidio collettivo di questo paese c’è stato ed è ancora in atto. Partecipano al suicidio collettivo anche praticato con la demagogia e il corporativismo anche la sinistra e i sindacati, anche il Pd e Sel e la Cgil. Aggregati al suicidio collettivo, aggregati con entusiasmo Beppe Grillo e i suoi, M5S che riprende in grande stile il lavoro suicida che fu della Lega di Bossi. Mica solo i Berlusconi, i Fini, i Casini che pure hanno guidato la banda e suonato la musica. Senza dimenticare Confindustria, Confcommercio, tutte le altre “Conf” e pure i Consumatori e gli Ordini professionali. Il “suicidio collettivo” è una buona immagine, una discreta sintesi della storia recente e contemporanea d’Italia. Ma stavolta no, stavolta quel che rischia e paga il paese se il governo cade va su un solo conto: quello di Berlusconi Silvio condannato che non è che vuole continuare a fare politica, cosa che nessuno gli nega, vuole sia stabilito, e per di più riconosciuto, che per lui la legge, qualunque legge non vale e deve fare eccezione.