ROMA – Su un punto Silvio Berlusconi, riapparso per l’occasione al vertice del Pdl, ha certamente ragione, quando dice: “Il paese, così come è oggi, è ingovernabile”. Anche perché abitato, anzi fino a ieri guidato e domani chissà, da certi Silvio Berlusconi che annunciano a mezzodì del primo di giugno 2012: “Se la Bce non si mette a stampare moneta, allora cominciamo a stampare euro con la nostra zecca”. Come lo vuoi governare un paese dove un ex premier e tuttora leader di un partito lancia annuncio che, se lo prendono sul serio, chi ha un euro di quelli buoni subito li ritira e li separa dai prossimi, possibili, appunto annunciati euro nazionali e tricolori? Per fortuna altri governi e risparmiatori di tutto il continente non lo prendono in parola. Gli elettori italiani però non è detto: se oggi la dice Berlusconi questa idea di stamparsi i soldi in casa non mobilita, se però la dice qualcun altro, più fresco di immagine e di consenso, può attecchire e crescere, gonfiarsi e volare. D’altra parte va già di gran moda il ripudio del debito e la nazionalizzazione delle banche. Aggiungere lo stampare euro a volontà e ogni crisi e recessione svanisce…
Ma “idee pazze” a parte, così le chiama lui stesso, Berlusconi ha ragione: l’Italia è ingovernabile. Non con queste tasse che sono troppe come anche il governatore di Bankitalia Visco ammette e sottolinea. Troppe come mai e come sempre troppe solo per chi le paga. E troppi restano quelli che non le pagano o ne pagano la metà o meno della metà di quel che dovrebbero, talmente troppi che si infilano clandestini nella protesta di chi paga davvero e letteralmente otturano con la loro massa ogni via e conduttura del diffuso disagio fiscale. Insomma è fastidioso, e anche un po’ imbarazzante, se appena ti lamenti che l’Imu sulla seconda casa è troppa cara, trovarti al fianco a lamentarsi più di te quello che di case ne ha cinque e di reddito dichiara 30mila euro l’anno. Comunque son troppe tasse, troppe per chi ha uno stipendio, un salario, una pensione, troppe per chi fa impresa. Con tutte queste tasse l’Italia non si governa e nemmeno si raddrizza, al contrario si piega e si ribella e magari la ribellione la guidano gli evasori di sempre.
L’Italia ingovernabile, ingovernabile con questo spread. Non possiamo pagare interessi medi sul debito pubblico superiori al quattro per cento, dovremmo pagare il tre per cento, oggi paghiamo intorno al cinque. Lo spread a 400 e passa punti l’Italia, il Tesoro italiano, non lo regge. A 500 e passa, anzi 550 passati lo spread buttò giù Berlusconi dal governo. Oggi un governo di ricambio per quello di Monti non c’è, ma spread stabilmente sopra 400 è una sua sconfitta. Anche non fosse, come non è, una sua diretta responsabilità, spread ai livelli di queste settimane significa che governo Monti non basta o comunque non ce la fa. Lo ammette anche Monti quando dice che la parola e la palla passano all’Europa, altrimenti nessuno ferma il “contagio”.
Italia ingovernabile, con queste tasse, questo spread e questa spesa. Troppa spesa, brutta spesa: 800 miliardi di euro l’anno di cui almeno trecento nella disponibilità del sistema politico, delle clientele, delle corporazioni. Qui nessuno vuole davvero tagliare e riqualificare: non vogliono cambiare nulla i partiti e neanche i sindacati e neanche la gente, neanche quella che vota per la Lega, Grillo, Di Pietro, Vendola, Storace, insomma per le opposizioni. Le opposizioni e chi le vota vogliono più spesa, lo gridano ogni giorno. I vecchi partiti difendono la vecchia spesa, ogni giorno con tenacia. E con questa spesa difendono la loro capacità di portare denaro a chi li vota. Però con questa spesa il paese è ingovernabile, anche questo ha detto e documentato Bankitalia e non solo quella delle tasse, ma da quest’orecchio la gente d’Italia non ci sente. E non c’è miglio sordo…
Ingovernabile perché isterico: se crolla un capannone sotto scossa di terremoto e uccide operai non può essere “colpa” né del terremoto e neanche di una singola struttura mal costruita e neanche di una singola eventuale responsabilità penale da provare, deve essere colpa del capitalismo che obbliga a morire sul lavoro. Se l’Agenzia delle Entrate fa sapere che tiene d’occhio i contribuenti con patrimonio superiore a cinque milioni di euro, sui giornali leggi di “cultura del blitz”. Ma chi deve tenere d’occhio il fisco se non quelli con patrimonio sopra i cinque milioni? Se si celebra il 2 giugno la nascita della Repubblica in pochi o tanti non si sa comunque fanno la voce grossissima sul web contro lo scandalo e lo spreco. Se arriva la notizia che Gianluigi Buffon forse scommette e forse no sugli avvenimenti sportivi mandando in un anno 1,6 milioni al suo amico tabaccaio di Parma, allora il giornale di Torino, in rispetto e schieramento pro Juventus, sforna cronache dove si legge che è tutta una montatura, mentre il giornale di Milano non lesina nessun particolare colpevolista.
Ingovernabile, come e forse perfino di più dell’anno scorso. Era luglio e l’Italia cominciò a ballare: chi ci prestava i soldi cominciò a non fidarsi dei nostri governanti e dei nostri comportamenti, quindi dei nostri titoli di Stato. Fu l’estate delle “manovre” finanziarie che cambiavano dalla sera alla mattina, l’estate, il luglio dello spread e dei tassi di interesse da pagare che crescevano, il luglio in cui cominciammo a scivolare verso una possibile bancarotta invernale. Quest’anno non siamo soli, ma la compagnia non conforta. Non c’è fiducia sulle banche e dentro le banche, non c’è fiducia sull’euro. Da Mario Draghi a Barak Obama, sia pur parlando due lingue che più diverse non si può, quelle della finanza e della politica, una cosa netta e chiara l’hanno detta: o l’Europa trova in fretta il modo di dare garanzie sulle banche e sulla moneta, garanzie continentali e non nazionali, oppure sarà questa che viene un’estate peggiore di quella del 2012.
Tutti dicono, e dicono giusto, che tocca alla politica assumersi il peso, il rischio, l’onore e l’onore, il coraggio e l’orgoglio di darle queste garanzie continentali. Insomma che la Merkel accetti che la ricchezza della Germania sia parte integrante della garanzia, che Hollande accetti che in cambio di questa garanzia nessuno in Europa, neanche la Francia si faccia da solo le leggi di spesa. Che chiunque vinca le elezioni in Grecia sia aiutato e che sia dato più tempo ai greci per mettere in piedi uno Stato decente e un’economia credibile. Ma anche che chiunque vinca in Grecia accetti le limitazioni alla “sovranità” economica. E che finalmente l’Europa tutta garantisca per l’emissione di debito diretto a finanziare lavoro e impresa, ma solo lavoro e impresa e nulla più. E che quindi in Italia ci siano meno tasse per chi lavora e investe ma niente più soldi per la mano morta della spesa pubblica.
Certo, lo deve fare la politica che finora non ha avuto la capacità di farlo e sta peggiorando ogni giorno una situazione rendendola da grave a drammatica. Però una domanda: tutti dicono che la politica deve fare anche quel che vogliono i popoli, anzi gli elettorati. L’elettorato tedesco non mostra di volere quel che serve all’Europa, sarà gretto, miope e ottuso ma proprio non mostra. L’elettorato francese mai e poi mai sembra disposto a rinunciare al suo Stato sociale o comunque a farci mettere bocca da altri. L’elettorato greco vuole restare con l’euro ma respingendo l’idea di dover pagare i debiti con l’Europa. L’elettorato italiano vuole meno tasse ma non un euro di meno da distribuire a chi bussa allo sportello spesa locale o sociale… L’Italia ingovernabile, forse appena un po’ di più di tutta l’Europa pezzo per pezzo e tutta insieme. Sì, l’estate che viene si annuncia come la gemella cattiva di quella scorsa dove cominciammo a sentir male sul serio.