ROMA- Alla vigilia di quel che dovrebbe essere il giorno della verità quelli del Pdl alla Regione lazio hanno provato a far diventare il dimezzamento delle poltrone, giurato due giorni fa in apposita mozione, la diminuzione di un terzo delle poltrone in commissione. Insomma hanno cercato lo sconto sullo sconto che hanno promesso ai cittadini/elettori. La promessa era: sprecheremo un po’ meno di denaro pubblico, più o meno una ventina di milioni sui 115 abbondanti che vi costiamo ogni anno. Poi ci hanno provato a farsi lo sconto sullo sconto: come si dice a Roma “sgamati”, “tanati”, cioè scoperti. Ma non per questo già sconfitti. Si tratta.
Alla vigilia del gran venerdì, perché domani la giunta e l’aula della Regione votano o non votano i tagli allo spreco e all’arraffo, tagli non cancellazione, insomma una spending review, una revisione di spesa dei soldi messi in tasca, regalati agli amici o buttati nel cesso. Alla gran vigilia diciamo uno si è dimesso, quel Francesco Battistoni che si era distinto nella gara con Franco Fiorito ad accusarsi a chi rubava di più. Fiorito era il capogruppo Pdl alla Regione, poi al suo posto venne Battistoni che adesso si dimette dall’incarico di partito, voci dicono dopo aver contrattato qualche candidatura a Viterbo. Dall’incarico di partito, mica dal posto in Consiglio regionale, insomma dai 15mila netti al mese. Gli altri? Fiorito “autosopeso”, dal Pdl s’intende, non dai 15mila al mese.
A proposito, se Fiorito dice il vero, tra gli eletti del Pdl laziale alla Regione funzionava così: patto per centomila a testa, a prescindere. Poi chi telefonava di più, aveva più “rapporti con elettori” da curare prendeva di più. Dei sei milioni di euro in due anni sono rimasti quattrocentomila. Che ne hanno fatto? “Gestione caotica” è l’eufemismo usato dai magistrati.
Fin qui e anche molto oltre di qui il Lazio, quello dove An, cioè l’ex Msi innervò Forza Italia. Ci sarebbe anche la Lombardia, Regione intesa come Regione politica che cancellò guarda caso la Fondazione Maugeri dagli elenchi degli enti sotto la sua giurisdizione proprio due giorni prima degli arresti per le tangenti della Sanità. Tempismo, efficienza: qui fanno le cose serie, i milioni ballati sono decine, forse centinaia non unità come quei “ciociari” di Roma. Poi ci sarebbe la Sicilia dove il Pdl tanto bene non si sa più chi è e con chi sta. Comunque il Pdl in Sicilia può arrivare primo o terzo alle elezioni di fine ottobre, vai a sapere. E se si vota in Sicilia a ottobre e si rischia anche di perdere, che si fa, si vota nel Lazio a febbraio e se si perde, eccome se si perde, anche qua, come ci si va alle elezioni politiche di marzo? In mutande? A pezzi?
Perciò Berlusconi intona, prega, suggerisce, cantilena, sussurra, mormora, intima: “Polverì nun ce lassà!”, Polverini non ci lasciare. Sarebbe una tempesta politica che parte da Roma e diventa uragano, tifone su tutto il paese. Sarebbe il via ad un processo di implosione/esplosione del Pdl. Per cui Berlusconi e perfino Gasparri sembrano quel giudice che indicò al paese la trincea del “resistere, resistere, resistere”. Questa è la linea per il soldato Renata, non salvarti tu da sola, per carità. Il soldato Renata, il Governator Tentenna che le cronache vogliono aver tre volte dato e tre volte ritirato le dimissioni, difficilmente darà un dispiacere a Berlusconi. Perché si salvi da sola è ormai troppo tardi, doveva farlo lunedì scorso, andare in Consiglio e dire: io me ne vado, troppo schifo. Ora non può più saltar giù. Il carro Pdl va avanti, le ruote mangiate dal peso dei soldi che aveva imbarcato.