Antagonisti, gli Anonymous, Boldrini…Dal Che a Preiti: che penosa discesa

Primo Maggio, a Torino striscione pro Luigi Preiti (Ansa)

ROMA – Luigi Preiti ha sparato da mezzo metro, diritto in faccia al Carabiniere. Un colpo e poi tutti gli altri, fino a scaricare il caricatore. Ha sparato come chi vuole uccidere e infatti di Carabinieri ne ha colpiti tre prima che qualcuno di loro potesse reagire. Un Tribunale e una giuria diranno, ma il video che tutti possono vedere dice che ha sparato per ammazzare. Poi è scappato, ha tentato la fuga, fuga interrotta solo da chi lo ha inseguito. Anche questo, come lo sparare da mezzo metro in faccia a Giuseppe Giangrande, è un fatto. Un fatto corredato da inoppugnabili prove.

Poi, solo poi, dopo essere stato catturato e bloccato, Luigi Preiti ha raccontato che voleva suicidarsi. Prima ha sostenuto che non si era suicidato solo perché aveva finito i proiettili. Ma in tasca di proiettili ne aveva ancora e comunque, se voleva uccidersi, l’ultimo poteva riservarlo per se stesso e non scaricarlo contro la garitta dei carabinieri. Visto che questa storia del proiettile finito, del destino cinico e baro che gli toglie la possibilità di togliersi la vita non reggeva, Preiti e i suoi avvocati hanno fatto sapere che voleva sì, suicidarsi. Ma con comodo, a al rientro in albergo dopo la sparatoria. L’identikit c’è tutto, quello di un suicidio inventato.

Ora Preiti fa sapere che piange sulla sorte di Giangrande, quello cui ha sparato da mezzo metro in faccia. E’ in angoscia per la sua salvezza, non lo era evidentemente quando ha scelto di non sparargli dimostrativamente alle gambe ma proprio in faccia e da mezzo metro. Dice di non sapere cosa ha fatto. Ora, ma lo sapeva bene e lo ha saputo quando per giorni e settimane ha programmato viaggio, vestizione per non farsi notare, arma, proiettili e cartina di Roma e giorno del giuramento del nuovo governo. Ora si dice confuso, non lo è mai stato prima, come attestano anche i suoi familiari, moglie compresa.

Moglie con la quale, nonostante la separazione, aveva ottimo rapporto. Poteva frequentare senza problemi il figlio, l’ex coniuge non faceva ostacolo, anzi. Quindi nessuna frustrazione da espulso o emarginato dagli affetti. Emarginato allora dal portafoglio svuotato? Sì, al punto da doversi far prestare 300 euro per andare a Roma, mentendo, dicendo voleva andare dal figlio. Portafoglio svuotato anche se non soprattutto dalle scommesse sulle partite a biliardo e al video poker.

Dunque un mancato assassino, dove il mancato si deve al caso e non alla sua volontà. Uno che scappa e inventa un suicidio che non c’è. Uno che fa la scena: “Sento le voci…”. Uno che si compra o si procura una pistola al mercato clandestino e illegale. Un esibizionista che vuole la massima visibilità pagando il minimo prezzo. Uno che la vita se la gioca al biliardo ma non ha le “palle” della dignità e nemmeno la “stecca” della verità. Un vigliacco per eroe: ecco quello che si sono scelti gli “antagonisti”, quelli che a Torino ne hanno portato l’effigie in corteo, quelli che si mascherano con la maschera niente meno dei vendicatori sociali.

Un vigliacco per eroe, oppure, appena un gradino più sotto nella scala delle immagini sociali, una “vittima che si fa carnefice” nella dizione di Laura Boldrini presidente della Camera. Vittima Luigi Preiti? Del biliardo? Del suo esibizionismo? Non certo di qualche licenziamento ingiusto e neanche di repressione politica e neanche della moglie e della famiglia che pur non sono responsabilità di Stato. Di chi, di cosa è vittima Preiti secondo la Boldrini? Oltre alla questione del biliardo cosa altro ha colpito la sensibilità della terza carica istituzionale dello Stato italiano?

“Antagonisti”, quelli di “Un altro mondo è possibile”, i mascherati da “Anonymous”, Laura Boldrini…Dal Che a Preiti: che penosa discesa.

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Mino Fuccillo