Lissi, Gambirasio, Bossetti: l’olocausto dei bambini

Yara Gambirasio

ROMA – Lunedì sera, telegiornale de La7, il servizio racconta: “Ha ucciso prima la moglie…poi ha risalito le scalette…ha colpito la figlia più grande nel sonno, un colpo alla gola secondo la sua confessione…poi il figlio di venti mesi che era nel lettone, anche qui un colpo alla gola…”. La linea torna in studio e qui Enrico Mentana, davvero turbato, ci tiene a precisare: “No, particolari troppo forti che a mio avviso nel servizio, nel servizio del mio tg non ci dovevano stare”.

Però nel servizio dell’incolpevole cronista del Tg de La7 non c’era nulla di troppo crudo, tanto meno compiacimento nel narrare il troppo crudo. Nel servizio c’era solo la fredda, glaciale eppure ustionante cronaca, stavolta il direttore Mentana sbagliava bersaglio. Ma non commento. L’uomo Mentana coglieva nel segno: lo sgozzamento di due figli, di due bambini nel sonno è letteralmente impensabile, non raccontabile, è qualcosa da cui la mente vuole fuggire. Provate a immaginarla la sequenza, provate a proiettarla nella vostra testa e vedrete che perfino l’immaginazione arretra.

Il pigiamino di quella creatura di venti mesi, l’occhio della sorella che pur per un istante deve essersi aperto quando il padre le infila il coltello nella gola, l’agonia di entrambi perché agonia deve esserci stata, inutile illudersi di una fine immediata. E l’orrore sommo del pensare alla sola possibilità che si siano resi conto che a sgozzarli era il padre. La fragilità miniaturizzata di quelle membra infantili eppur ricolme di vita, il ribrezzo di quelle mani di adulto più adunche e malvagie di ogni saga di mostri…No, non si può pensare, bisogna fermarsi. Non è infanticidio, è olocausto di bambini.

Poco più che una bambina era Yara Gambirasio quando è stata uccisa. Uccisa e ora, nel clamore per la soluzione probabile delle indagini, difficile ricordare come è stata uccisa. L’assassino l’ha lasciata a dissanguarsi e a morire di gelo in un campo. Anche questo è letteralmente impensabile, non raccontabile davvero, anche la più incattivita immaginazione non ce la fa davvero a rivivere quei molti minuti, forse ore, in cui Yara sconta la pena suppletiva che le è stata inflitta dal boia: la tortura prima della morte, la tortura del dissanguamento e della fine per sfinimento.

Bambini o poco più sono i tre figli del presunto assassino di Yara, i figli di Massimo Bossetti. Scoprono oggi l’orrore, vengono immersi in un dolore panico, in uno sgomento che annichilisce e annulla. Se il loro padre davvero ha ucciso Yara, ha ucciso anche loro. Anzi, forse peggio: ha reso loro impossibile vivere.

Olocausto di bambini. Carlo Lissi ha chiesto per sé il massimo della pena raccontano le cronache. Il massimo della pena non c’è. L’unica pena adeguata sarebbe per chi sgozza due figli bambini il non essere mai nato. Si potesse cancellare la sua nascita dagli eventi umani, questa sarebbe la pena appropriata. Null’altro, proprio nulla somiglia alla pena più severa, sono tutte quelle erogabili pene dolci e minime in questo caso.

Olocausto di bambini: lo praticano, e la cronaca ne stupisce, persone apparentemente normali. Normalmente una madre copre per anni suo figlio anche sapendo possa essere un assassino di tredicenni. Normalmente ci si cerca un alibi dopo aver sgozzato i figli nel sonno. Normalmente cresce la legione, sì legione, di inconsapevoli e indifferenti del mondo e incontinenti di se stessi. E’ da questa banalità del male che nasce ogni olocausto, qui e adesso stiamo assistendo a quello dei bambini.

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Mino Fuccillo