Italia vecchia e irascibile sogna Villa Arzilla dove non si muova foglia

ROMA – Leggo del rigassificatore a Brindisi che non si farà, di British Gas che getta la spugna dopo undici anni e dei governi locali di Puglia che hanno ottenuto risultato pieno: niente impianti nel porto e neanche altrove, niente posti di lavoro e anche niente “magazzino e riserva” del gas per quando il gas non arriva o rallenta a piacer della Russia o dell’Ucraina. Leggo dei 311 “impianti” e “opere” che in Italia sono bloccati da un’alleanza di fatto tra popolo in strada, burocrazia negli uffici, governi locali che non vogliono grane e, quando accettano il rischio, chiedono in cambio fior di “compensazioni”. Sono elettrodotti, centrali elettriche, metanodotti, discariche, termovalorizzatori, strade, ferrovie, cementifici, acciaierie, impianti chimici e ovviamente rigassificatori. Trecentoundici stop, anzi divieti. Leggo dell’ira No-Tav contro il treno ad alta velocità, in Val di Susa ma anche altrove, non per niente la stazione Tiburtina a Roma, quella destinata all’alta velocità, è un “obiettivo” del movimento. Movimento anti treno cui oggi si affianca la Fiom, il sindacato dei metalmeccanici Cgil. Movimento che pure fu immobile quando l’autostrada in Val di Susa fu raddoppiata in contemporanea con le Olimpiadi invernali a Torino. Il problema non era dunque l’ambiente da proteggere ma il treno veloce da fermare. Leggo della mobilitazione di massaie e intellettuali, mamme e sindacalisti contro una discarica per i rifiuti dovunque intorno Roma, di Roma che con i suoi rifiuti si avvia a inseguire passo passo la parabola della “monnezza” a Napoli. Leggo di Ikea che fatica ad aprire nuovi centri commerciali.

E ascolto Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, mentre riassume quel che tutti leggono e vivono: “L’Italia è un paese vecchio”. Leggendo e ascoltando l’immagine si forma nella mia mente, l’immagine di un vecchio irascibile a accidioso che trova intollerabile i ragazzi che giocano a calcio nel suo cortile. Vecchio irascibile e accidioso che li spia e controlla da dietro le imposte e poi, appena danno un calcio alla palla, dal suo balcone si affaccia e inveisce e manifesta. Quel vecchio è l’Italia, quel vecchio siamo noi. Non solo vecchi ma anche irascibili e accidiosi. Non vogliamo un rigassificatore sicuro, un’Alta Velocità concordata nel percorso e nei costi, non vogliamo “opere” grandi, medio o piccole realizzate in fretta e senza sprechi. Come quel vecchio dal balcone non vogliamo che i ragazzi giochino a pallone senza rompere i vetri delle finestre. Quel vecchio vuole che non giochino proprio, a nessuna ora e in nessun modo. Quel vecchio si vendica della vita e della gioia di vivere che per lui e in lui ormai scarseggiano. E l’Italia sembra voler vendicarsi dello sviluppo economico e sociale che per lei e in lei ormai scarseggiano.

Cambiare le regole di assunzioni e licenziamenti? Non si può fare. Cambiare la Rai? Non si può fare. Cambiare il calcio che si vende le partite? Non si può fare. E’ sempre la stessa risposta, la stessa reazione, la stessa eco che rimbalza da parete e parete della casa a persiane chiuse e porta blindata del vecchio irascibile e accidioso. Il sogno, il vero sogno di quel vecchio è un paese trasformato in un gigantesco e inaccessibile pensionato dove non c’è rumore, novità, sorpresa, rischio. Quel vecchio è l’Italia, non tutta l’Italia ma l’Italia dei Consigli Regionali, Provinciali e Comunali, dei No Treno e No Discarica e No Centrale, dei comitati di quartiere e di zona, dei sindacati più o meno antagonisti, dei Consigli di amministrazione delle aziende pubbliche, di noi tutti che stiamo invecchiando e invecchiando male. Sognando una “Villa Arzilla” in cui non si muova foglia.

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Mino Fuccillo