ROMA – Lo stupore per Lusi in galera trasuda, sgocciola e “percola” (neologismo da percolato e chi vuol farla l’associazione di idee tra i luoghi del percolato e i luoghi qui narrati la faccia, con rammarico e all’ingrosso ci sta) non solo dalle Camere parlamentari e dal cerchio stretto della politica.
Trasuda da come i giornali la raccontano: una notizia un po’ inaspettata, di certo inusuale, insomma una roba da primissima pagina. E poi da spiegare nelle pagine interne: la paura di Grillo, i “forconi” che aspettavano i senatori se votavano contro l’arresto di Lusi, le analogie con l’inizio degli anni ‘9o quando, come scrive giustamente qualcuno su un quotidiano, “gli italiani fecero finta di voler un ceto dirigente che non trafficava con i soldi”. Comunque per tutta l’informazione senza eccezione Lusi in galera va spiegato: non è un evento logico e scontato, tutt’altro. Se è accaduto devono esserci spiegazioni altre e complesse: la crisi dei partiti, le elezioni più o meno incombenti, le manovre dei partiti, forse anche la crisi dell’euro a ben guardare.
Sgocciola lo stupore per Lusi in galera anche nei brevi e quasi sempre disincantati commenti della gente comune davanti al caffè del mattino dopo. I più raffinati, orecchiando quanto sentito in tv o sbirciato stampato, suggeriscono la tesi “agnello sacrificale”. Insomma, mica tanto “agnello” questo Lusi. Però “sacrificale” sì: si consegna lui in pasto alla folla per tentare di salvare gli altri, così si “spiega”.
Lo stupore per Lusi in galera è in primo luogo di Lusi stesso che alla decima intervista esclusiva di giornata dice: “Si manda in galera un senatore senza che abbia ucciso nessuno”. Perché, fosse stato omicidio…Ma qui non è morto nessuno e si vede, si sente dai testi che gli intervistatori condividono lo stupore di fronte al fatto che sia davvero galera senza che sia morto nessuno. Quindi tutti a cercare la puntata numero due, il vero “focus” dell’avvenimento, quel che Lusi minaccia, se minacci davvero non si sa, di dire ai magistrati. Insomma Lusi inguaia o no Rutelli e gli altri della Margherita, di cui alcuni oggi nel Pd? Avrà calcolato bene Bersani il rischio? E che altro poteva fare? Di questi interrogativi è fatta la trama che spiega l’altrimenti inspiegabile Lusi senatore davvero in galera.
Così inspiegabile che il Pdl ha detto ai suoi senatori di tenersi fuori, di non votare, mica sono affari del Pdl, Lusi era ed è senatore degli “altri”. In una quindicina di senatori del Pdl non ce l’hanno fatta a tenersi fuori: hanno votato contro l’idea stessa che un senatore possa andare in galera. E c’è una logica in questo No, la logica appunto di cui è intessuto lo stupore nazionale per Lusi davvero in galera.
In galera un politico, un senatore, per aver messo le mani sul denaro pubblico e averne fatto più o meno quello che gli pareva? Ma davvero, ma dai…Non c’è stato nemmeno omicidio. Furto? I magistrati che accusano e arrestano dicono di sì. Ma furto di cosa, di chi erano quei soldi, quei 22 o 23 milioni di euro? C’è un nome e un cognome, erano di qualcuno? No, di nessuno in carne e ossa, erano soldi pubblici. E quindi è buona regola e diffusa consuetudine che la politica con i soldi pubblici ci fa quel che gli pare. Lo ha detto Umberto Bossi, in maniera però infelice: “Li possiamo anche buttare dalla finestra”. Ma non ci fosse stato l’imbarazzante comportamento dei figli e quel Belsito che faceva affari con tutti, anche con i brokers di ‘ndrangheta, nessuno avrebbe fatto una piega. Con i soldi pubblici la politica ci fa quel che gli pare. Coerentemente il Pdl da tempo avverte: dove andiamo a finire se diventa reato distribuire e spargere soldi pubblici, che politica è quella che deve rendere conto ai magistrati di come spende ed eventualmente spande?
Pretesa di Casta? Mica tanto. Che i soldi pubblici siano di nessuno e che una volta che ci metti le mani sopra diventano tuoi e ci fai quel che ti pare è nozione e abitudine diffusa molto in là della Casta. Lusi intascava, maneggiava soldi pubblici. Che diventavano soldi della Margherita su cui nessuno controllava perché…Perché i soldi pubblici non si controllano, al massimo si controlla che te ne arrivi una quota parte, quella che ti serve, quella che ti spetta. Rutelli e gli altri della Margherita non hanno controllato, mica erano soldi loro, erano pubblici, bastava che Lusi pagasse la loro attività politica e tutto era a posto. Dentro questa logica e cultura per cui il denaro pubblico è di chi se lo prende, Lusi se lo è preso. Ed ora finisce, stupito e stupendo, in galera.
Galera che stupisce e va quindi spiegata. Ma che davvero in Italia se allunghi le mani sul denaro pubblico e te ne resta un fetta o fettona in tasca si va in galera? In galera per essertelo preso quel denaro anche se prometti di restituirlo, insomma non proprio tutto ma la maggior parte? E che diamine… vallo a trovare oggi tutto insieme. In galera anche se erano soldi del partito, in galera anche se dava, magari le briciole, a quelli del partito per fargli fare legittima politica? No, in tempi normali per queste cose non si va in galera, deve essere per Grillo, per i forconi, per la storia dell’agnello.
Ecco, l’Italia più o meno tutta che stupisce e deve cercare ragioni e spiegazioni perché vada in galera chi è accusato di aver rubato 22 o 23 milioni di euro prova che i nostri tempi normali sono quelli della corruzione di massa ma soprattutto dello sfregio e strazio della cosa pubblica. Li avesse rubati in una banca, li avesse rapinati da un furgone blindato quei milioni di euro non ci sarebbe stato stupore per un senatore in galera. Ma erano soldi pubblici, insomma non è lo stesso tipo di furto e rapina. Soldi pubblici, quindi un’aggravante? No, tutt’altro: questo ormai stortissimo paese considera da tempo un’attenuante se non addirittura un’assoluzione preventiva prendersi i soldi pubblici, soprattutto se poi li distribuisci e fai girare. Quindi trasuda, sgocciola e “percola” stupore per Lusi davvero in galera.