ROMA – La Bce di Mario Draghi non ha fatto la prima mossa, ha lasciato invariati i tassi all’un per cento. Li avesse abbassati avrebbe offerto robustissimo e al tempo stesso disastroso alibi ai governi europei per non far nulla, almeno non subito. Con tassi abbassati dalla Bce e con la promessa della Banca Centrale di ridare in qualche modo miliardi a bassissimo costo, meno dell’un per cento appunto, al sistema delle banche, i governanti di tutta Europea avrebbero allontanato da se stessi l’amaro calice del dover decidere, qui, ora, a giugno, se l’euro deve sopravvivere o non e chi e quale conto deve pagare per questa sopravvivenza. Se la Bce avesse fatto la prima mossa, altre mosse sulla scacchiera non sarebbero venute, almeno in questo giugno che è già e sempre più sarà il sismografo dei soldi, anche dei tuoi che stai leggendo.
Il 10 e il 17 giugno votano i francesi per eleggere il loro Parlamento. Si sono già scelti il presidente della Repubblica, il socialista Francois Hollande, il 10 votano per i parlamentari. Se Hollande presidente non sarà accompagnato da una maggioranza socialista in Parlamento, allora la Francia avrà una guida e un governo più deboli e incerti. L’ultima cosa di cui un paese europeo ha bisogno in queste settimane, servono al contrario governi fortissimi che abbiano coraggio e consenso per rischiar decisioni. Quindi, se il 10 di giugno i francesi votano soprattutto il partito dello sconfitto Sarkozy, oppure i candidati del Front Nationale di Marine Le Pen, oppure quelli della sinistra alternativa, il sismografo registra una scossa pericolosa per i soldi, anche per i tuoi, mica solo quelli dei governi e delle banche. Se la Francia balbetta ed esita, se non ha coraggio e forza per chiedere ed ottenere dai tedeschi impegni a garanzia del debito e coraggio e forza per dare ai tedeschi le garanzie che questi vogliono per metterci i loro di soli, allora i tuoi di soldi, anche i tuoi, un po’ traballano e tremano.
Il 17 di giugno votano i greci, per la seconda volta in due mesi. Se votano, più per forza che per amore, per il partito conservatore di Nuova Democrazia i soldi, anche i tuoi che stai leggendo, respirano. Se invece i greci votano perché il primo partito e quello che formerà il governo di Atene sia la federazione delle sinistre, allora i tuoi soldi, anche i tuoi, tremano e traballano sotto una scossa ben più forte di quella che può venire da Parigi. Se ad Atene vince la sinistra tutti saranno sicuri o quasi del “Grexit”, dell’uscita della Grecia dall’euro. Non proprio una passeggiata di salute per i soldi, anche i tuoi. Come si vede, non è questione di destra o sinistra: per i tuoi soldi devi augurarti una vittoria della sinistra a Parigi e una della destra ad Atene.
Il 18 e il 19 di giugno quelli del G20 si vedono in Messico. Non alla grande l’economia in nessuna parte del mondo, ma è l’Europa che può far male, tanto male a se stessa e al resto del mondo. Il 18 e il 19 il resto del mondo andrà in Messico a dire all’Europa cosa per l’Europa può e vuole fare, poco o nulla, e ciò che dall’Europa si aspetta: tanto, più di quanto l’Europa sembra sia capace di fare per se stessa. Se leggerete di un G20 nervoso e inconcludente, anche sulle parile e formule dei comunicati finali, allora preoccupatevi per i soldi, anche i vostri. Non sarebbe una scossa da sismografo, ma una chiara emissione di zolfo.
Il 22 di giugno si vedono a Roma Mario Monti, Francois Hollande, Angela Merkel e Mariano Rajoy. Quale Monti incontrano i tre leader stranieri? Nella realtà ce ne sono due di Monti e non perché il premier italiano sia doppio nelle parole e negli atti. Solo è che ce ne sono davvero due: uno che all’estero, sui mercati internazionali, nella considerazione di Obama, nella credibilità che gli offe la Merkel, nel gioco di sponda che gli propongono da Parigi e Madrid, vale e pesa. Tanto che assegnano a lui un ruolo nel convincere Berlino, un ruolo che si sostanzia e si riassume in questa formula: fidati Berlino che perfino Roma, perfino gli italiani sono diventati affidabili e responsabili nelle condotte di bilancio e di spesa. Ma questo Monti “estero” in Italia c’è stato e ora non c’è più. Non ne è rimasta praticamente traccia. In Italia c’è un governo Monti impagliato da mesi, sopportato dai partiti, anzi chiaramente mal sopportato dai partiti, in calo di consensi nella pubblica opinione casalinga. Anche all’Italia, come alla Francia, serve un governo forte, ma quello di Monti forte non lo è più da mesi. Lo fermano e si ferma sulla spending review, lo fermano sul pareggio di bilancio 2013, è stato fermato o si è fermato nella caccia agli evasori fiscali. E ticchetta assordante il conto alla rovescia del poco che manca a quando il tempo di Monti finisce o almeno a quando sarà troppo tardi per il governo per fare qualcosa che disturbi partiti ed elettorato sotto elezioni. Questo tempo reale di Monti scade a giugno, sì proprio a giugno o poco più in là. Se Monti non convince gli altri tre e gli altri tre non si convincono con Monti che le banche europee vanno non solo salvate ma protette da una garanzia comune, se i quattro a Roma non si convincono e si attrezzano a dire che tutti gli euro sono uguali e che Parigi risponde per quelli di Berlino e Berlino per quelli di Roma, allora i tuoi soldi, per te che non leggi a Berlino, saltano sul tavolo sobbalzati da scossa sussultoria.
Il 28 e il 29 giugno c’è il vertice europeo. Se ne esce la garanzia continentale sulle banche e sui loro depositi, se ne esce un Fondo Salva Stati o come vorranno chiamarlo così alto e dalle fondamenta così profonde e dai miliardi così tanti che dentro e dietro ci può stare la Grecia, a meno che non sia già perduta, le banche spagnole, e un po’ di spesa pubblica europea, allora i tuoi soldi respirano e si rafforzano. Se dal vertice europeo non esce nulla di tutto questo, concreto e tangibile, allora il sismografo giugno ti avrà detto chiaro che i tuoi euro italiani, sì, proprio i tuoi, valgono meno e di meno varranno, qualunque cosa voterai alle tue elezioni.