Monti ha perso i poteri…visivi. Non il “Corriere” ma l’Italia si sfila

ROMA – Monti ha perso i poteri…visivi. Stando alle cronache il presidente del Consiglio ha lamentato, anzi constatato senza eccessivo lamento, di aver perso “il sostegno dei poteri forti”. Si riferiva con tutta evidenza al Corriere della Sera e a Confindustria. Ma quale che sia la posizione e l’evoluzione del Corriere e del sindacato nazionale degli imprenditori, con questa frase il capo del governo ha involontariamente confessato di aver perso il contatto visivo con la realtà e di riuscire a mettere bene a fuoco solo le rappresentazioni della suddetta realtà. Non è il Corriere della Sera ad aver “mollato” Monti, il quotidiano di Ferruccio de Bortoli non lo ha fatto e comunque non è non dovrebbe essere questo il “battito di polso” che un premier misura e ascolta. Confindustria fa più il sindacato che il “ceto dirigente e produttivo”. Non è una buona notizia per chi governa ma ce ne si può fare una ragione. Ragione che Monti sembra non farsi e non è l’unica.

Monti parla di un paese che gli rimprovera un passo lento nelle riforme ribatte: siamo stati velocissimi, i più veloci da quando si governa. Monti parla di un paese che ha capito dopo essere stato “devastato” per decenni e che solo vorrebbe maggior corpo e peso nell’attuale governare. Monti ha perso il contatto e i poteri visivi, non è al Corriere della Sera che dovrebbe guardare e a nessun altro giornale o sindacato. Dovrebbe vedere che nessuno gli rimprovera di aver fatto poco riforme, dovrebbe vedere che quella che monta non è un’attesa insoddisfatta, è reazione di rigetto. Gran parte del paese respinge le poche riforme fatte e che sostanzialmente sono due: la tassazione sulla prima casa di proprietà, la quasi patrimoniale su seconde e terze case (la somma fa Imu) e la riforma delle pensioni. Quasi l’intero paese si è convinto o ha voluto convincersi che con l’Imu va in miseria, a una settimana dal doverla pagare davvero l’Imu quasi l’intero paese invoca e aspetta proroga, come a chiedere: che, davvero si paga sul serio? Mezzo paese, quello che doveva andare in pensione tra i 58 e i 60 anni cova rancore e si sente scippato.

E le altre riforme di Monti i partiti e il Parlamento le hanno fatte a brandelli o rese impossibili o rimandate al giorno del mai nell’anno del poi. Ormai larghi strati di opinione pubblica attribuiscono agli otto mesi di governo Monti il calo della produttività, la recessione, l’aumento della benzina e dei disoccupati e tutto ciò che economicamente accade. Ormai i partiti, o quel che ne rimane, che sono in Parlamento attendono nervosi che finisca il tempo di Monti. E i partiti che crescono fuori dal Parlamento hanno già detto che il tempo di Monti è finito. Non solo non è stato eletto come invece è accaduto a Rajoy, Hollande e Merkel. Monti vive una ormai quotidiana erosione di consenso popolare e una quotidiana erosione di sostegno da parte dei partiti politici. Il paradosso triste e per nulla comico è che Hollande, Merkel, Rajoy e perfino Obama contano su Monti e su di lui si appoggiano e fanno sponda, mente in Italia si contano solo i giorni che mancano al torna a casa Monti.

Tutto questo Monti sembra non vederlo più, non saperlo più vedere, non volerlo mai vedere. Ha smesso di “vedere” da marzo e da allora non ha più aperto gli occhi. Lo facesse, potrebbe scegliere tra un la va o la spacca da sottoporre a partiti, Parlamento e pubblica opinione  e un così è, anzi sia, se vi pare. Potrebbe cioè riprendere la strada iniziale dei decreti legge che, qualora respinti, portano alle dimissioni del governo e al confronto diretto tra partiti, Parlamento e pubblica opinione con il giudizio internazionale di chi ci presta i soldi, oppure prendere atto che il paese non ci sta, che più che essere salvato anela ad essere esentato. L’una o l’altra, terza cosa non avrebbe da fare, se non avesse perso i poteri…visivi.

Dicono non ci sia miglior sordo di chi non vuol sentire, vale anche per chi non “vede”? Muoversi a tentoni come un cieco per non sbattere contro gli ostacoli che si vede benissimo dove siano, muoversi a tentoni che tanto non ti fanno fare altro. Ma di uno che faceva solo quel che Pdl e Pd consentivano di fare, di uno che sta lì più o meno impotente mentre i partiti fanno campagna elettorale permanente, di uno che sta lì per raccontare agli europei che gli italiani hanno “capito” mentre l’unica cosa che la gran parte degli italiani grida è quella di non voler capire e sentire “ragioni di ragioniere” (ultimo Bersani ma al ragioniere era arrivato prima Grillo), di uno che i Consigli dei Ministri cominciano a sembrare quelli di Berlusconi-Brunetta-Tremonti: annunci, promesse e cancellazioni, bene di uno così non ce n’è gran bisogno. C’era bisogno del Monti di prima, quello che alla domanda: “I poteri forti?” rispondeva: “Magari in Italia ce ne fossero”. Quello che diceva la scomoda verità e non scrutava se il Corriere della Sera la raccontava giusta.

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Mino Fuccillo