Outlook negativo sull’Europa, tempi dello “squaglio” dai 12 ai 24 mesi

ROMA – Outlook negativo sull’Europa, tempi del non se ne fa più niente dell’Unione: dai 12 ai 24 mesi. E’ la somma, la sola somma e soltanto la somma di quel che succede, di quel che c’è, di quel che si vede. Senza neanche la moltiplicazione del panico, della paura, del pessimismo. Senza la calibratura del calcolo, della riflessione, delle previsione. Senza l’azzardo della scommessa. Outlook negativo per l’Europa e entro un paio d’anni ognun per sé è solo e soltanto la risultante di tutti i vettori oggi in azione. I vettori politici ed elettorali, prima ancora che quelli finanziari ed economici, portano lì. La fisica dei vettori, l’effetto combinato delle rispettive forze, è lì che sospinge l’oggetto, come una gravità, come un magnetismo. In quella direzione si è inclinato il piano della storia. Poi certo l’azione umana coagulata in azione politica può rialzare quel piano oggi inclinato, altri vettori in teoria possono essere messi a modificare gli effetti concreti di gravità e magnetismo. Ma se resta come è oggi, Outlook negativo per l’Europa e tanti saluti reciproci tra il 2013 e il 2014.

Outlook negativo politico. Angela Merkel appare a noi italiani, ai greci e agli spagnoli come la cattiva regina Grimilde, quella che affama con il rigore, la più spietata e ostinata, insomma il campione della rigidità teutonica. In Germania la Merkel ormai comincia ad essere vissuta come una troppo morbida, quasi complice di quelli che “vogliono i soldi dei tedeschi”. Anche volesse dare alla Bce il diritto e la luce verde a stampare euro per acquistare debito sovrano europeo (la soluzione delle soluzioni secondo i paesi non “teutonici”) la Merkel non potrebbe. Non marcerebbe dietro di lei l’alleato di governo, il piccolo partito liberale. Ma neanche il suo e grande di partito, la Cdu. E l’alternativa, la socialdemocratica Spd su cui tanto puntano e sperano i Bersani nostrani, ha già avvertito e fatto sapere che della Bce pagatore di ultima istanza anche governassero domani loro e non la Merkel, comunque non se ne parla.

In Francia Francois Hollande rimette un po’ di pensioni a 60 anni per i lavoratori precoci, tassa un po’ più i ricchi, prova a spendere qualcosa in più per l’economia. Per un po’ può andare, per un po’. Ma se chiedi a Hollande a tutti i francesi: ci state a un’Europa che controlla e decide le vostre leggi di bilancio e di spesa in cambio di un vero scudo anti spread che mai fa salire lo spread di nessun paese sopra 200? Se glielo chiedi ai francesi di governo e di strada, di destra e di sinistra, la risposta è no.

In Spagna Mariano Rajoy appena ieri votato a gran maggioranza è già bruciato, il suo partito popolare perde consensi a catinelle ma l’avversario socialista non guadagna un voto nei sondaggi. Nella pubblica opinione spagnola è già partita una sindrome greca: l’avversario della piazza e della gente è l’Europa, qualunque forza politica nazionale coincida con l’euro e l’Europa paga dazio e pegno.

In Olanda, Finlandia e Austria in varia e diversa misura cresce, anzi orma si affaccia dal balcone e chiama a raccolta, la voglia di staccarsi, staccarsi dall’Europa che affonda. L’argomento è quello dei ghiacciai e dell’alta montagna: quando la cordata sta trascinandoti giù nell’abisso non resta da fare che tagliare la corda, in tutti i sensi.

In Italia di tasse Monti non ne può mettere più. Ma tagliare veramente al spesa non può, ne va della costituzione profonda del paese, del come è fatta l’Italia. Al vero taglio e riqualificazione di spesa pubblica il paese si ribella. Quel che poteva fare Monti lo ha fatto, ora ha finito.

Outlook negativo elettorale: voteranno in sequenza Olanda, Italia e Germania. Nessuno dei tre elettorati darà mandato a cedere sovranità economica e a mettere insieme la garanzia finanziaria sul debito.

Outlook negativo sociale: non manca molto a che anche l’Europa del sud invocherà di tagliare la corda che la lega all’euro. In Grecia è successo, in Spagna sta succedendo, in Italia succederà. La torsione sociale imposta da un’Europa inaffidabile sul debito sovrano, per nulla solidale tra i suoi vari comparti, ciascuno renitente a cambiare il modello politico nazionale, sta torcendo il braccio dietro la schiena a milioni di europei. Dal lamento si passerà all’urlo e quindi al tentativo più o meno rabbioso e razionale di divincolarsi.

Outlook negativo finanziario economico: senza qualcuno che compri il loro debito gli Stati non campano, il loro debito lo comprano le banche perché altri non lo fanno più, le banche si trovano in cassa titoli che ad ogni alzo di spread valgono meno, le banche si sbilanciano finanziariamente fino a  rischiare lo sballo dei conti, gli Stati devono rifinanziare le banche per impedire il caos da crac bancario, gli Stati sin indebitano quindi ancora di più ed emettono titoli di Stato che le banche comprano… Il circolo non si spezza perché può essere spezzato solo da cose che al momento non ci sono e non sono possibili nel tempo necessario perché funzionino prima che il circolo vizioso si chiuda. Non c’è la Banca centrale europea che può stampare valuta e garantire il basso corso del tassi del debito, non c’è infatti l’unione politica degli Stati ad autorizzarla e non ci sono gli elettorati a votarla. Non c’è nei paesi più indebitati la disponibilità sociale a garantirsi in proprio il debito, con il ricorso al risparmio privato o con la modificazione-riduzione del welfare. Non c’è la possibilità di una ripresa di produzione del Pil a breve-medio termine che non sia il sogno, più volte smentito che una ripresa di spesa pubblica sia sinonimo e moltiplicatore di ripresa e moltiplicatore del Pil.

Outlook negativo italiano: non serve una crisi pilotata che porti a votare a novembre, elezioni ad cui esca un Monti-bis di legislatura. Non funziona, nessuno pilota niente da molto tempo in questo paese e il “montismo”, che l’Italia l’ha tenuta per i capelli mentre scivolava nella bancarotta, a fare di più e di meglio non ce l’ha fatta. Se l’outlook è negativo non è già più il momento di Monti e del montismo. Erano le carte migliori, le carte mai giocate dall’Italia nella partita dell’outlook positivo per l’Europa. Ora è già purtroppo il momento di un governo politico-nazionale che gestisca la devastazione in arrivo quando l’outlook negativo sarà effettuale realtà. Nessuno dei pretendenti appare neanche lontanamente attrezzato per la bisogna, anche questo è un fatto, l’ultimo tassello dei vettori in campo che conferma l’outlook negativo.

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Mino Fuccillo