Pace, guerra, Islam, Jihad: dove comincia sindrome Monaco? Marsigliese, Europa

Pace, guerra, Islam, Jihad: dove comincia sindrome Monaco?

ROMA – E’ il settembre del 1938,  Neville Chamberlain torna in patria da Monaco di Baviera e la folla lo applaude, di ciò che ha fatto e soprattutto del perché lo ha fatto, la gente, il popolo sono fieri, felici, sollevati. Neville Chamberlain è il primo ministro della Gran Bretagna, ha appena dato il via libera ad Hitler per annettersi prima i Sudeti con l’argomento che lì vi sono tedeschi e poi per mangiarsi tutta la Cecoslovacchia. Ha appena consegnato ai nazisti un pezzo di una nazione altrui. Ha appena comunicato ad Hitler che la Gran Bretagna, e quindi la Francia di Deladier, non faranno certo la follia di dichiarare una guerra europea se i nazisti si annettono popoli e paesi. Quindi ha appena convinto Hitler che si può fare, ieri l’Austria, oggi La Cecoslovacchia, domani la Polonia. Chamberlain ha aperto le porte alla seconda guerra mondiale, ha realizzato le condizioni ideali perché scoppi la guerra, la peggiore guerra nella storia dell’umanità. Ma la sua gente, il suo popolo lo applaude felice. Perché la gente, il popolo, la folla credono di aver salvato la pace, la loro pace. Sacrificando in fondo poco o nulla del loro e venendo a patti con un prepotente sì, ma che non è il caso di provocare e stuzzicare.

Va spesso così nella storia e nella mente dei popoli. Non è quindi il caso di provare sorpresa e occorre trattenere il fastidio che sia la ragione che la coscienza provano di fronte ai moltissimi che oggi pensano e dicono che la Jihad, la guerra santa, l’Isis, il Califfato, sì insomma l’ideologia in armi e Corano non vanno provocati. Sono moltissimi tra la gente comune, nel popolo e nella folla quelli che pensano e dicono che non vanno stuzzicati, che bisogna ognuno si faccia i fatti propri, che vanno trovate intese, una suprema tra tutte: scannate pure un po’ ma a molte miglia da casa nostra. Va spesso così e non bisogna sorprendersi o innervosirsi se anche oggi di fronte al kommando di Allah in azione di sterminio a Parigi è pieno di gente che i racconta: non ci fossero state le vignette, non ci sarebbero stati gli assassini e i morti. Se lo raccontano con la stessa convinzione e buona fede con cui la gente nel 1938 si raccontava che se a Hitler gli davi i Sudeti (e che sarà mai? Sono anche pieni di tedeschi…) non ci sarebbe stata la guerra e neanche il tentativo nazista di fare prima l’Europa e poi il mondo intero a sua immagine e somiglianza.

Si chiama, gli storici da allora in poi la chiameranno la sindrome di Monaco: l’abbaglio secondo il quale una dose giusta di sottomissione alle pretese altrui garantisce il bene supremo, la pace. Dipende, dipende da chi è, da quale è la natura di quell’ “altrui”. Non sempre è sindrome di Monaco, non ogni patto, intesa, compromesso è errore fatale. Questo lo pensano solo gli ignoranti di storia e infondo gli ignoranti tuot court, gli ignoranti e basta. Popoli e nazioni patteggiano, convivono, trattano, cedono, ottengono. E spesso prosperano in pace perché appunto patteggiano, trattano, cedono, ottengono, scambiano, mischiano. Ma dipende da chi è l’altro, da cosa vuole, dalla sua natura. Nel caso del nazismo il patto di Monaco fu errore suicida perché il nazismo per sua natura e missione puntava all’annientamento o sottomissione di popoli e paesi. Non era un mistero, era un pubblico programma. Ma la gente, la gente comune di allora non voleva vedere, non poteva crederci, si auto ingannava, si raccontava balle e i Chamberlain erano i loro applauditi leader. Chamberlain che ammansisce Hitler a Monaco è la più bugiarda e falsa delle autorappresentazioni ma allora fu quella che raccolse maggior consenso.

Nel caso dell’ideologia in armi e Corano  che predica e pratica la conversione o l’espulsione o l’eliminazione fisica degli infedeli, nel caso dell’ideologia in armi e Corano che odia la scuola e l’istruzione e macella le donne che imparano a leggere e scrivere, nel caso dell’ideologia in armi e Corano che cerca il paradiso tramite il martirio e il martirio tramite il macello di infedeli, possibilmente occidentali, nel caso dell’ideologia in armi e Corano che decapita, crocifigge, manda bambini imbottiti di esplosivi ad esplodere mediante telecomando…In questo caso non c’è cosa più falsa e lontana dalla realtà del pensare e dire che il kommando di Allah in missione di strage a Parigi era lì per le vignette “offensive” per l’Islam. Se non era Charlie Hebdo, era e sarà altro l’obiettivo. Obiettivo era infatti la scuola dei bambini ebrei, obiettivo principale era uccidere il più possibile e farsi uccidere. L’obiettivo era tenere in scacco e paura per tre giorni Parigi. L’obiettivo è politico e strategico, non simbolico o episodico.

Comincia qui la sindrome di Monaco contemporanea, comincia con il raccontarsi che se non c’erano le vignette, se ci facevamo i fatti nostri…E prosegue insidiosa e febbricitante la sindrome: se i francesi non mandavano truppe in Mali e lasciavano che negri e musulmani si scannassero da soli…se ce ne fregassimo dell’Afghanistan, del Pakistan, della Libia, della Nigeria, della Somalia, dello Yemen…Se stabilissimo una volta per tutte il patto secondo cui se qualcuno vuole trattare le donne come animali domestici, beh, basta che lo faccia con le “sue”…E’ sindrome di Monaco e non funziona. L’ideologia in armi e Corano non sa che farsene della nostra eventuale ragionevolezza e disponibilità a “trattare”. Quell’ideologia in armi e Corano, che non a caso non definiamo a tutto titolo Islam, non sa che farsene di trattativa e disponibilità. Non tratta, non “fa prigionieri”.

Quell’ideologia in armi e Corano non è semplice violenza. La violenza nella storia l’hanno praticata tutti, “buoni” e “cattivi”, sconfitti e vincitori, sovrani e rivoluzionari, dittatori e libertari, cristiani e musulmani…Quella che oggi scanna in armi e Corano non è semplice violenza, è progetto e fede di dominio, è un Reich in formazione e in marcia, un Reich dalle nere bandiere dove al posto della svastica c’è un versetto. Un Reich, un maledetto Stato che esiste e proclama di esistere perché gli altri Stati e popoli si adeguino, convertano, prostrino.

E’ pura sindrome di Monaco dire e pensare che certi confini ci devono essere alla libertà di espressione politica. E chi li stabilisce? I musulmani stabiliscono i confini per Maometto, i cristiani per Gesù, il Papa e la Trinità, la Duma per Putin, il Congresso per la Casa Bianca, l’Unione africana per i governi d’Africa? I calciatori per i calciatori, gli animalisti per gli animali, gli ecologisti per l’ambiente, i nazisti per i fascisti e viceversa? L’idea di accettare confini e limiti è impraticabile, anzi è un’idea/bugia. In realtà l’idea è quella di non stuzzicare quelli che hanno il potere e la voglia di minacciare. E’ l’idea della libertà d’opinione sottoposta al vaglio e censura di chi impugna il bastone più grosso. Servisse al meno a qualcosa, storia insegna che non evita bastonate. Dicono: non è politica, è religione. Dunque limiti alla libertà d’opinione di religione e sulla religione. Ma nel mondo islamico, stavolta è proprio Islam a tutto titolo, religione e politica, Stato e Chiesa sono tutt’uno e guai a chi vuole separarli.

Sindrome di Monaco quando si dice che l’obiettivo erano le vignette “offensive” e se ne deduce che…Sindrome di Monaco quando si continua a fingere che l’ideologia in armi e Corano sia altro che un Reich marciante. Sindrome di Monaco che è pavidità, umana, umanissima pavidità razionale ed etica. Paura della ragione per se stessa e paura dell’anima di razionalizzare la paura. Pavidità che surroga la benefica prudenza quando la prudenza dice che occorre fermare l’ideologia in armi e Corano.

Sindrome di Monaco che almeno una sconfitta l’ha subita: in piazza a Parigi. Sconfitta dal canto orgoglio della Marsigliese. Marsigliese canto e inno d’Europa. Aux armes citoyennes, prenez vos fusils, marchons, marchons…Non ci sono fucili da prendere, non dalla gente, dalla folla, dal popolo e neanche c’è da correre alle armi se non nei richiami di chi, una volta ci fosse davvero da correre alle armi sarebbe in prima fila nel fuggire. C’è invece da essere, da meritare di essere citoyen, cittadino. Non gente, sudditi, sovrani, cristiani, contadini, operai, padroni…Cittadini, cioè soggetti di diritti e doveri. Qualcosa che l’Europa scopre e fa legge e costume e immagine di se stessa nella Rivoluzione francese. Qualcosa di meraviglioso che all’Europa costa sangue. Qualcosa che è libertà, libertà di esistere e perfino senso e valore dell’esistenza. Cittadini soggetti alle leggi e non ai libri della religione, soggetti alle leggi e non allo Stato, alle leggi e alla volontà popolare. E in quanto soggetti alle leggi detentori di diritti che tutti devono riconoscere e rispettate e che a nessuno possono essere negati.

Noi europei ci viviamo dentro da due secoli, ormai ci nasciamo cittadini e a moltissimi di noi sembra una condizione naturale, ovvia. Ne siamo talmente inconsapevoli e incoscienti che siamo pronti a barattare pezzi di questa “cittadinanza”, pezzi di questa “civiltà” per nulla o quasi. Salvo poi doverla riconquistare la civiltà a prezzi di sangue enormi. Lo abbiamo fatto lo scorso secolo con il fascismo e nazismo, barattammo pezzi di libertà con la promessa dei nazismi e fascismi di garantirci ordine e proprietà. Ora ci accingiamo a farlo con l’ideologia in armi e Corano: barattare un po’ di libertà in cambio di una presunta e immaginaria “no terrorism zone” a casa nostra.

Noi europei ci viviamo dentro da due secoli nella “civilisation” migliore che la storia e il pianeta abbiano mai conosciuto e praticato. Non la migliore ontologicamente e neanche la migliore in assoluto nei sogni e nelle umane aspirazioni. Ma di certo la migliore in cui agli umani sia stato dato di vivere. In nessun posto del pianeta e della storia mai un simile mix di liberà politiche, religiose, civili, economiche e mai così elevate condizioni di reddito, consumi, Stato sociale. Mai così nessuno, mai nessuno così libero e protetto dalla culla alla tomba. Di questa civiltà dobbiamo essere orgogliosi, a questa civiltà siamo debitori di orgoglio. Siamo stati anche spiatati colonizzatori, sgozzatori di infedeli lo siamo stati anche noi, siamo stati attori, artefici e vittime dei grandi massacri del secolo scorso. Grandi peccati della nostra storia. E, relativamente, piccoli peccati della nostra politica più recente: le guerre in Medio Oriente per esportare niente meno che la democrazia, gli errori di abbattere tiranni per far posto a tribù e sette nell’abbaglio della “primavera” araba…Lunghi elenchi di macchie nella storia della “civilisation” europea.

Ma siamo, qui e oggi, l’eticamente, economicamente e socialmente meglio che l’umanità abbia mai messo in pratica. Siamo il luogo della liberà e dei diritti, e della protezione sociale e dell’autonomia dell’individuo, della vita eterna da meritarsi per chi ci crede senza obbligo di convertire o piegare infedeli, siamo capaci di essere popolo di cittadini. Almeno ogni tanto, almeno domenica a Parigi cantando l’inno di una civiltà: la Marsigliese. Un canto che fa, che ha fatto almeno per un giorno, meschina e poca cosa la possente sindrome di Monaco. Noi europei la rivoluzione che fonda la civiltà dei diritti dell’uomo l’abbiamo fatta. Non abbiamo poi mancato di smarrirla, contraddirla, dimenticarla. Ma è nel nostro codice di civiltà. Altri quella rivoluzione non l’hanno fatta. Alcuni di quelli che la rivoluzione dei diritti dell’uomo non l’hanno fatta intendono abbattere e umiliare e intimidire proprio quella rivoluzione. Una Marsigliese orgogliosa della sua rivoluzione se cantata da un popolo orgoglioso della sua civiltà questa ideologia in armi e Corano l’ha seppellita per un giorno e potrebbe, potrà seppellirla se lo vorrà. Se avrà orgoglio, coscienza e un groppo in gola quando suona la Marsigliese d’Europa.

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Mino Fuccillo