ROMA – Pd, se abolissero il “grande” ogni tre parole che pronunciano. O se solo si prendessero, si regalassero una moratoria, una sospensione temporanea dal “grande” ogni tre parole tre che pronunciano. Se monetizzassero in 10 cent ogni volta che dicono “grande” sarebbero un partito ricco in moneta e patrimonio e di certo arricchito in credibilità e razionalità.
Il Pd, ma con ordine…Capita di imbattersi nella parte politica dei notiziari, dei Tg soprattutto (le stesse parole sono nelle cronache stampate ma è lecito dubitar le legga qualcuno in misura superiore alle centinaia di unità). Capita di sentirli in tv i politici, tutti. Capita, talvolta si inciampa nel tempo delle loro dichiarazioni e talvolta si indulge al fammi vedere (sentire) che riescono a dire. Dire dicono nulla, dichiarano che è altra cosa e altro linguaggio. Adesso, da tempo, hanno creato una sorta di linguaggio forbito/social. Cioè dicono parole senza significato però in formato social rapido e, vorrebbero, feroce. In realtà se li senti davvero, se ascolti davvero i suoni pronunciano li vedi per quello che sono: piccoli automi caricati a molla, pupazzi di carne e ossa che parlano come quelli di plastica e latta e parlano, se così si può dire, formulando frasi come quelle della bambole appunto parlanti.
Non solo il Pd, fosse solo il Pd…La riverenza, la devozione, l’ossequio del sistema informazione a questa saga della dichiarazione sono totali. Come totale è l’autocompiacimento delle bambole parlanti per aver recitato e mimato la dichiarazione, lo vedi dalla faccia contenta che fanno. Un’informazione rispettosa di se stessa dovrebbe pregarli i politici di astenersi dall’emettere rumori (peraltro sempre uguali) in forma di frasi. Invece l’informazione che c’è quei suoni, articolati ma senza senso, li implora e degusta, ci si appassiona pure. Quando i rumori non sono emessi in studio ma in strada, gli informatori corrono, si affannano, si spintonano, si raccolgono a grappolo alla fonte, come lavavetri al semaforo.
Ma in tutto questo il Pd ha una specialità, una sua peculiarità. Che viene, ovviamente, da lontano. In ogni discorso o pubblica dichiarazione di qualunque esponente del Pd, qualunque sia la taglia, il ruolo, la funzione del Pd parlante, uomo o donna che sia, giovane o anziano, semplice militante o parlamentare sempre ogni tre parole tre senti dire “Grande”. Grande è ovviamente il partito, dicono tutti e sempre un “grande partito”. Non intendono grande in senso strettamente numerico, intendono dalla “grande” missione. Si dicono che sono dentro una “grande” tradizione e missione e si sentono tranquilli e rinfrancati. Grande è ovviamente il paese dove opera il grande partito. Anche qui grande non geograficamente ma grande è il ruolo del paese, l’Italia. E un grande paese non può avere vizi, può avere problemi ma un grande paese dirselo ci si fa sentire importanti e seri.
Grande è il cantiere che il grande partito apre nel grande paese. Grande è il confronto che ovviamente si sviluppa su grandi temi. Grande è il tavolo di confronto cui si chiamano e invitano tutte le parti di un grande paese. Ascoltali quelli del Pd e non da oggi, ogni tre parole c’è un “grande”. Non da oggi: anche Occhetto, anche Veltroni, anche D’Alema arrotondavano in bocca il supremo e onnipresente aggettivo “grande”. Indulgevano anche loro ad autonominarsi sempre e comunque cittadini del “grande”, del mondo “grande”. Non da oggi, quando lo facevano Berlinguer e giù fino a D’Alema la sensazione di un rito di auto celebrazione c’era, più o meno sommessa ma c’era. Quando il “grande” ogni tre parole lo diffonde Zingaretti la sensazione cambia, diventa di compassionevole tenerezza.
Il “grande” che il Pd, tutto il Pd, spiccica ogni tre tre parole tre che pronuncia non è vizio né vezzo linguistico. E’ vizio e vezzo culturale. Stanno su un asteroide in incerta rotta e continuano a dire all’universo intero che sono un grande pianeta. Non è immodestia e neanche superbia politica. E’ politica ignavia, pensiero pigro, riduzione della res pubblica ad amministrazione condominiale. Grande ogni tre parole tre non è retorica, la retorica infatti può e sa essere grande davvero. Quella del Pd è affezione burocratica alla formula, con in più un refolo di pensiero magico anche qui: sono convinti che dicendo “grande” e poi dicendo”unità” come fosse un abracadabra, allora politica si materializza e per incanto appare. Se solo abolissero il “grande” ogni tre parole tre comincerebbero a cogliere la misura del reale e di se stessi.