I predatori politici del terremoto, Grillo, Strada, Di Pietro… e chi “prevede”

ROMA – Il gioco è facile e anche un po’ ignobile: scommetto, garantisco e prevedo che entro i prossimi dodici mesi vi sarà un terremoto nell’area che va dalle coste orientali della Grecia alla italiana catena degli Appennini. L’ho detto, siete tutti avvisati. Come lo so? Lo so e basta e aspettate un anno e vedrete che avrò ragione. Posso anche aggiungere che questo terremoto che ho previsto potrebbe anche manifestarsi in scosse di tipologia e intensità tali da causare danni alle persone e alle cose. Dunque siete due volte avvertiti, governi, Stati, autorità e poteri e Protezioni Civili e scienziati pigroni e burocrati. Due volte avvertiti e se non fate qualcosa siete infami e incompetenti, più la prima che la seconda. Che dovete fare? Per esempio sgombrare l’area che va dalla costa orientale della Grecia agli Appennini italiani. Sgombrarla per un anno, oppure mettere in sicurezza tutti gli edifici che sorgono nell’area. Comunque è affar vostro, se non salvate tutti e tutto dal terremoto qui lucidamente previsto siete infami, come tutto il potere e i poteri che rappresentate, quello degli Stati corrotti e  ladroni e quelli della scienza parruccona e ottusa.

A questo gioco facile e anche un po’ ignobile non giocano solo i contestatori della scienza empirica e sperimentale che nella storia non sono mai mancati. Ce n’è sempre stata abbondanza di quelli che “vedevano” le cose con occhi benedetti da una fede religiosa, da una mistica intuizione, da una genialità trascendente. E ce n’è anche al giorno d’oggi di quelli che hanno in tasca la cura del cancro, sicura e garantita ma il mondo cattivo delle multinazionali in combutta con i medici e gli ospedali del mondo non gliela fa passare. Di quelli che sanno che i terremoti sono il frutto, la conseguenza degli esperimenti militari, oppure di qualche frenata brusca dell’ultima flotta di Ufo che stava parcheggiando come al solito ad est della luna. Di quelli che i terremoti li annusano, letteralmente sentendo odore di gas. Di quelli che i terremoti li prevedono come Giampaolo Giuliani. Un po’ come l’ho previsto anch’io: quello entro un anno tra la Grecia Orientale e la dorsale appenninica di intensità che può fare anche male.

Giocassero solo loro, sarebbe gioco facile che riguarda e coinvolge i vedenti o visionari che siano e coloro, e sono marea, che a qualcosa vogliono comunque credere, sia Padre Pio o il Grande Alieno o il Grande Complotto, fa più o meno lo stesso. Il gioco diventa ignobile quando ci si mette a giocarlo per qualche voto elettorale in più. Che Beppe Grillo vada dal previsore di terremoti per farsi dire che quello in Emilia poteva essere previsto e che quindi ogni pezzo di Stato e ogni pezzo di scienza in Italia fa schifo è una mossa di puro calcolo e speculazione politica. L’avesse fatto qualcosa del genere tutti avremmo detto che la politica non doveva permettersi di calare come avvoltoio sul terremoto. L’ha fatto Grillo e nessuno se la sente di dire che è stato un gesto, una mossa da predatore politico del terremoto. Bene, lo diciamo qui. Che fai, vai contro uno che sta viaggiando verso il 15 per cento potenziale dei voti? Non si può, forse quel 15% potenziale ha santificato Grillo e lo ha reso infallibile come il Papa, anzi di più? Che cavolo ne sa Grillo di sismologia? Quanto Renzo Bossi di economia. Le due “competenze” sono entrambe millantate. Si può concordare con Grillo quando dice che i partiti politici che ci sono sono non riformabili e anche accorgersi e segnalare quando Grillo si tuffa a pesce nel e sul terremoto solo per fare campagna d’opinione? Se non si può, allora chiudiamo bottega.

Ma Beppe Grillo non è il solo predatore politico del terremoto. La famiglia Strada, sì quelli della meritevole Emergency, ha da tempo conti da regolare con quello che ritiene uno Stato militarista e militare, insomma lo Stato italiano che secondo emergency è meritevole del peggio perché ha soldati fuori dai suoi confini. Un conto antico e allora Cecilia Strada chiama per prima sul web a boicottare, annullare la parata militare del 2 giugno, festa della Repubblica. Per aiutare i terremotati, ovviamente. Ma anche per rifilare un calcio negli stinchi, simbolico e non solo, a questo “Stato in divisa”.

Un conto da regolare con il 2 giugno festa della Repubblica italiana ce l’hanno da tempo anche quelli della Lega, padana e non italiana come da statuto. Quindi, sempre per aiutare i terremotati, anche i leghisti saltano sul carro del no alla sfilata militare e tricolore.

Un conto con le divise e il militarismo ce l’hanno storicamente, anzi più umoralmente che storicamente, i comunisti contemporanei. Tanto bene non si ricordano più perché, ma ricordano che decenni or sono non correva buon sangue tra le divise degli eserciti d’occidente e il movimento comunista internazionale che però non disdegnava altre divise e altri eserciti. Storia passata e risolta, però i vari Ferrero e Vendola non vanno affaticati spiegando che la storia ha cambiato i ruoli in commedia di tutti. Si ricordano qualcosa e al gong scattano, con la prontezza di un pugile suonato che cerca l’avversario: anche loro, insieme ai Verdi, contro la parata militare, tricolore e pure di destra del 2 giugno ai Fori Imperiali ( si vede dal nome che è una roba di destra). Sempre per aiutare i terremotati, s’intende.

E anche Antonio Di Pietro intende che lo stanno lasciando solo e dunque scatta anche lui: no alla parata per aiutare i terremotati. Cavallo di battaglia di tutti gli anti parata del 2 giugno è il diamo quei soldi ai terremotati. Nessuno si sobbarca la fatica del piccolo particolare per cui, essendo scritto sul calendario che è il 30 di maggio, tutto il poco o tanto, il giusto o l’ingiusto, il doveroso o lo sprecato che si prevedeva di spendere per il 2 di giugno è ovviamente stato già speso. Queste sono pignolerie della grigia realtà, molto più in alto volano i predatori politici del terremoto, nei cieli del pacifismo, dell’antimilitarismo, dell’autodeterminazione dei popoli, dei soldi dei cittadini ai cittadini…

Volano alto i predatori politici del terremoto, ma perché milioni e milioni di occhi li guardano con speranza e auguri di buon volo? Perché hanno tanto successo e seguito? Per due motivi profondi, profondamente inseriti nell’umana natura. Il primo è lo sgomento, il disorientamento, il bisogno di un punto d’appoggio proprio quando la terra trema.Lo si vede questo insopprimibile indomabile bisogno nella discussione sui capannoni che crollano e sulla strage degli operai. Che sia stata strage di operai è indubbio e che capannoni industriali siano venuti giù a ucciderli è purtroppo la realtà. Tutti capannoni fatiscenti, irregolari? Forse, molto forse, qualcuno. Ma non la maggior parte. Allora operai mandati a lavorare troppo presto e troppo imprudentemente il 29 maggio dopo le scosse del 20 maggio negli stessi capannoni sommariamente e sbrigativamente dichiarati agibili? Non proprio, qualcuno è morto il 29 maggio proprio mentre stava facendo le verifiche, un imprenditore è morto insieme alle sue maestranze. Se qualche colpa c’è stata, qualche specifica colpa, lo diranno le indagini. Non sembra ma può essere. Eppure quel che si vuole, quel di cui c’è insopprimibile bisogno non è la singola verità, la singola storia di capannone su capannone. Si vuole, umanamente si vuole, un parametro di certezza. Quando si poteva, quando si può rientrare a lavorare dopo un terremoto di magnitudo sei? Dopo una settimana, due, un mese, un anno? Quando finisce un terremoto, quando si è sicuri che non ricomincia? Questa è la domanda sottesa alla tragedia dei capannoni. Ed è una domanda, quella del quando si è sicuri che ha una sola risposta: mai.

Nessuno è in grado di dire se e quando un terremoto finisce e poi non ricomincia. E’ umano che gli sfollati lo vogliano sapere e lo chiedano alle autorità, è umano che i giornalisti lo chiedano ai sismologi, ma una risposta certa non c’è. Come non c’è una risposta certa alla domanda: qual è il giorno in cui moriremo. La fatica, la intollerabile fatica di convivere con questa non risposta fa da millenni alzare milioni di occhi al cielo nella speranza di trovarla. A mezza altezza ci sono le favole, le illusioni e un po’ più in basso volano anche i predatori delle nostre umane paure, i predatori politici del terremoto. Non c’è scandalo, non ci sono mostri, è l’eterna vicenda umana, basta saperla osservare e comprendere.

Però c’è altra e spiacevole cosa conficcata nel profondo dell’umana natura. Non solo il disorientamento, la paura, il bisogno di punti di appoggio, la speranza che si fa ansiosa…Non solo questo si vede quando trema la terra, e anche a guardare bene quando sta ferma. Si vede anche che la… come chiamarla, ingenuità, creduloneria, insomma come la chiami la chiami è una delle forze che muove il mondo. Enorme è la disponibilità all’accoglienza di frasi, ipotesi, narrazioni che non hanno bisogno di essere plausibili, certificate, sperimentate, verificate. Anzi, meno sono certificate, sperimentate, verificate e plausibili e più quelle frasi, ipotesi e narrazioni piacciono e fanno adepti e seguaci. Due le spiegazioni, una un po’ sofisticata: la totale perdita di autorevolezza di ogni autorità abbatte il valore di ogni ufficialità. La seconda meno sofisticata: è sempre incinta la madre degli sciocchi. Diciamo una somma, anzi una reciproca moltiplicazione delle due?

Published by
Mino Fuccillo