La Rai, Berlusconi, D’Alema… Il passo dei corpi vivi e anime morte

16/11/11: Berlusconi consegna il "campanellino" del governo a Monti (Lapresse)

ROMA – È sicuro, accertato, stampato che il segretario del Pdl Angelino Alfano ha telefonato al presidente del Consiglio Mario Monti dicendogli più o meno: “No, il governo non lo faccio cadere stavolta. Ma sulla Rai dovete star fermi”. E’ sicuro, accertato, stampato che Monti abbia domandato prima di avere questa rassicurante (?) risposta: “Non vieni al vertice, sbatti la porta, è la crisi di governo?”. La crisi di governo sulla Rai? E’ certo, dichiarato, ammesso e rivendicato che l’altro motivo di possibile, costeggiata e per ora evitata crisi di governo è la “responsabilità civile dei magistrati” che il Pdl fortemente vuole e il Pd fortemente sgonfia. Una crisi di governo sulle “multe” ai giudici?

E’ nero su bianco in apposita intervista di Massimo D’Alema al Corriere della Sera che tempo al massimo un anno “ci sarà il ritorno dei partiti”. Quali partiti? Ma quelli di prima e quelli di sempre perché sempre secondo D’Alema “un Monti-bis” o qualcosa che gli somigli è “frutto di una visione pessimistica sull’Italia”. È confessata e rivendicata da Silvio Berlusconi in persona la sua prudenza, la sua rinuncia ad andare in tv per non dover “pubblicamente criticare il governo Monti”. Riguardo alla superstizione, ai suoi canoni e movenze usa dire: non è vero ma ci credo. Riguardo alla politica italiana la massima va rovesciata: è tutto vero ma non ci credo.

Una crisi di governo sulla Rai, più o meno come nave Concordia che va a schiantarsi su uno scoglio affiorante. Una crisi di governo sulle “multe” ai giudici, più o meno come il classico marito che per far dispetto alla moglie… L’annunciato orgoglioso ritorno dei partiti, partiti che non è vero non ci siano più ma sono per ammissione comune ed esperienza ripetuta e condivisa famiglie e gruppi di interessi, legami intorno a un capo cordata o a un semi capo. Niente di illecito ma niente più di solido e “politico” come erano una volta i partiti che D’Alema ricorda, scambiando il ricordo con la realtà. Silvio Berlusconi convinto e intorno a lui convinti anche i giornali, i parlamentari, le cronache della vita pubblica, i suoi attori e comparse che se Silvio starnuta il governo si prende una polmonite. E’ tutto vero, son corpi vivi. Ma anche anime morte.

Avevamo capito, credevamo di aver capito che la politica stesse finalmente e faticosamente diventando una difficile scelta su come cambiare le regole delle assunzioni, dei licenziamenti, dei contratti di lavoro. Scelta e decisioni che possono e devono essere politicamente diverse, di destra e di sinistra appunto. Avevamo capito, credevamo di aver capito che la politica vera e dura da fare fosse dividersi e scegliere oppure concordare su dove indirizzare la spesa pubblica: al salario, alle imprese, al welfare oppure alla “spesa corrente” che tiene come colla insieme il sistema che c’è ma che appunto “si scolla”.

Avevamo capito, credevamo di aver capito che la politica dovesse per rinascere, muoversi, esistere ed assumere forma rischiare e proporre al paese, alla gente, all’elettorato qualcosa perché l’Italia smetta di essere un paese vecchio nella produzione di ricchezza, nella distribuzione del reddito, nella geografia delle tasse, nella cultura, nella pedagogia sociale. Avevamo capito che la sola esistenza di un governo “tipo Monti”, qualunque sia il giudizio sull’operato di questo governo, archiviava la politica dell’afferro la parte più grossa. Di poltrone, tessere, nomine, clientele. Non per sopravvenuta bontà o redenzione ma per puro e semplice istinto di sopravvivenza.

A leggere e a ripercorrere le cronache vere c’è da prendere atto che ci siamo sbagliati. Si sfiora la crisi di governo per la Rai, “Fidel” Confalonieri va da Monti a spiegare che Mediaset… Il Pdl d’istinto si riveste dell’abito di partito delle televisioni di casa. Il Pd ci prova in Parlamento a regalare assunzione sicura a diecimila dei “suoi”, non son forse suoi gli insegnanti precari della scuola? Assunzioni sicure, ope legis, come da sempre si fa nella scuola e nell’università. Massimo D’Alema impegnato da quaranta anni ad assemblare un “Lego” della politica, anzi la politica come un “Lego”, ridispone e rimonta a tavolino i suoi mattoncini perché ne venga fuori geometrica figura. A tavolino, nella realtà gli è riuscito una volta sola ed era il 1996, da allora D’Alema non si è più fatto una ragione che non gli riesca ancora. La Lega, l’alternativa Lega dei “padani”, di fronte ad uno dei suoi e neanche dei più piccoli accusato di lavorare di tangenti e mazzette, sussura in ogni tg di “coincidenze”. Coincidenze tra la Lega all’opposizione e le indagini della magistratura. Alibi che non sta in piedi ma soprattutto l’eco perfetta, anzi la riproduzione integrale di musica e suoni dei partiti da almeno venti anni. Roberto Maroni che era quello che non voleva indulgenze per i deputati Pdl, oggi è quello che grida: “Boni non si tocca”.

Son tutti corpi vivi, vivissimi. Berlusconi che fa politica e impresa in una sola persona, la sua. Il Pdl che lo segue. La Lega che vuole bruciare il “palazzo” dentro il quale si rintana. Le teste pensanti del Pd che contano i mesi e i giorni che mancano al giorno radioso in cui finalmente ritoccherà ai partiti. I quotidiani informati e attenti che vanno a scrutare e pesare quanto i nuovi nomi nel Consiglio di Amministrazione della Rai diranno della solidità del governo. E il governo, quello di Monti, che ogni giorno che si avvicina il “giudizio di dio” delle elezioni amministrative, sì insomma niente meno che i sindaci di una trentina di grossi Comuni, perde la sua “forza propulsiva” perché chi lo tira, anzi chi lo blocca di qua e chi di là.

Son tutti corpi vivi, anzi vivissimi. Ma sono anche tutte anime morte perché la politica che deciderà della nostra vita reale, la politica vera di destra e di sinistra non è quella che abita in Rai, non è quella dei partiti che c’erano. Sono anime morte perché se e come l’Europa, anzi l’Occidente uscirà dalla crisi dei debiti sovrani, se imparerà, scoverà come tornare a produrre ricchezza e meglio distribuirla, se e quale lavoro ci sarà, se il capitalismo andrà a nuove nozze o no con forme di giustizia sociale non dipende dalle nomine in Rai, dalle “multe” ai giudici, dalla protezione più o meno efficace che la Lega garantisce ai suoi Boni, dai mattoncini del “Lego” di D’Alema, dalla “pianta organica” dei docenti a scuola. Credevamo di aver capito che tutti l’avessero capito, per istinto naturale di sopravvivenza. Non l’hanno capito, è maledettamente e manifestamente vero ma si fa una dolente e quasi disperata fatica a crederci.

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Mino Fuccillo