
ROMA ā Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio: āEā facile abbassare le tasse con i soldi degli altri, in questo modo pagheranno i nostri cittadini. Di osservare alcune regole europee non lo abbiamo deciso noi e non possono essere scaricate sui nostri cittadiniā. I ānostri cittadiniā? I āsoldi degli altriā? Non risulta che Nicola Zingaretti sia presidente della nazione Lazio, nĆ© che lāItalia sia uno Stato federale e neanche lāesistenza di una sovranitĆ popolare laziale che fa premio o almeno pari e patta con quella italiana.
Non esistono i cittadini e i soldi ālazialiā in contrapposizione e differenza e autonomia rispetto a quelli nazionali. Zingaretti se li inventa. Non di sana pianta perchĆ© ĆØ un malvezzo comune. Ma se li inventa. Invenzione che si fa trista e mesta, diventa espediente quando si attesta che gli impegni europei li hanno sottoscritti gli italiani, mica i ālazialiā. Triste e mesto questo Zingaretti che rimastica parole e concetti alla Matteoā¦Salvini.
Ma Zingaretti non ĆØ solo. Anche Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, si ĆØ lasciato sfuggire un āognuno guardi agli sprechi suoiā. A parte che gli sprechi dello Stato centrale, i Ministeri, sono cifrati nella legge di stabilitĆ in 6 miliardi di tagli da effettuare, non esistono ācaseā sovra ed extra nazionali. Non lo sono i governi locali, non le Regioni, non i Comuni, men che mai le Province. Ancora una volta nella Repubblica italiana la sovranitĆ ĆØ una sola, quella nazionale. Se e quando lo Stato sarĆ federale, alloraā¦Allora anche però Regioni e Comuni responsabili nella spesa pubblica, responsabili nel senso che potranno spendere ciò che tassano. Oggi spendono e poi chiedono e ottengono ripiano finanziario allo Stato centrale.
Alle autonomie locali piace āvincere facileā: spendere oltre i limiti di budget, non avere controlli sulla spesa e farsi ripianare i conti dallo Stato che deve sborsare e farsi i fatti suoi. Funziona cosƬ, funziona cosƬ da decenni e in particolare da quella sciagura che fu la riforma del Titolo V della Costituzione. Riforma che ha moltiplicato per 20 burocrazie, caste, centri di appaltoā¦Forse il più grave errore, anzi la più pesante degenerazione della sinistra. Ed ora la nemesi storica: i governi locali,governi di spesa, a difendere lāItalia immobile e della rendita e a contestare gli sgravi fiscali a salario e impresa.
Chiamparino poi si ĆØ messo a preparare la trattativa: invece che quattro miliardi di tagli alla spesa delle Regioni, tre di miliardi. Uno in più di tagli ai Ministeri. E se due dei 4 miliardi fossero presi appunto dai due in più che lo Stato ha destinato alla spesa sanitaria..? Chiamparino prepara la trattativa ma gli altri minacciano lāinferno in terra. Maroni dalla Lombardia: āDovremo chiudere almeno dieci ospedaliā¦ā. Nichi Vendola dalla Puglia: āRidiamo indietro le chiavi dei governi regionaliā¦ā. La reggente della ineffabile (tra scioglimenti e crisi) Regione Calabria: āMeglio togliere gli 80 euro agli stipendi che i tagli alle Regioniā.
E tutti, proprio tutti, annunciano che, stante cosƬ i tagli ānon potranno garantireā asili, scuole, trasporto pubblico, riparazione delle buche nelle strade, raccolta rifiutiā¦Eā automatico e matematico, da molti anni. Non appena si parla di tagli alla spesa di Regioni, Comuni e Province subito scatta lāallarme, lāavvertimento: allora chiudiamo asili e niente bus e ambulatori. Allarme, avvertimento e anche ricatto. Ricatto alla Stato centrale perchĆ© continui a pagare e a farsi i fatti suoi.
Ricatto non sarebbe solo se soltanto una volta una Regione ad esempio avesse detto: chiudo, vendo una, dieci, cento delle societĆ partecipate dai governi locali. Sono più di ottomila, garantiscono circa 30 poltrone di amministratore delegato e consigliere di amministrazione, la metĆ ĆØ in perdita, più di mille hanno meno dipendenti che amministratoriā¦Ma mai, mai che un governatore di Regione accennasse alla vendita di una, dieci cento. Mai uno che dice: ho venduto il vendibile, adesso non costringetemi a tagliare i fondi per gli asili. Mai! Ecco perchĆ© lāallarme-avvertimento ĆØ ricatto.
Men che mai un governatore di Regione che dica, anzi pensi, anzi concepisca un adeguarsi al reale e anche al giusto. Le Regioni finanziano con denaro pubblico, spesso briciole, qualunque cosa respiri nel loro territorio, anzi pure qualunque cosa faccia solo finta di respirare. Bene, devono smettere. Smettere, smettere e smettere. Devono finanziare solo la spesa veramente sociale e non quella per āanimareā il territorio. Ma se lo facessero perderebbero la loro natura di centri di spesa e non di amministrazione. Quindi neanche si sognano di farlo.
Un piccolo ma sincero esempio, un piccolo memento per tutti gli Zingaretti, Vendola e Maroni indignati e disperati. Cāera una volta nel Lazio tal Raniero De Filippis. Nel 2012 la Corte dei Conti gli aveva chiesto 750 mila euro di danni erariali per un giro di assunzioni fatte nella sua veste di commissario della ComunitĆ montana dei Monti Ausini. La faccenda risale a una decina di anni faā¦
Ed eccola la faccenda nel testo di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera: āA De Filippis viene affidato lāincarico di liquidare quellāEnte. Lui trasferisce 14 dipendenti, ne assume altri 25 a tempo determinato ma con contratti che diventano fissi grazie a un concorsino dedicato loroā¦ā. CosƬ, racconta Stella, il nostro De Filippis contribuisce a far diventare i dipendenti delle aree naturali del Lazio da 780 a 1271. Ancora concorsi interni, uno mai pubblicato. Comunque gli assunti a tempo diventano fissi e poi diventano dirigenti e poiā¦Va avanti dieci anni e sta bene al governatore di destra Storace, a quello di sinistra Marrazzo, a quella di destra Polveriniā¦
Ecco quello che sono le Regioni: fabbriche di spesa e di stipendi. Un Ente che doveva chiudere si moltiplica e si ingrossa. Eā la piccola storia di un De Filippis. Quando e se mai le Regioni saranno altro da quel che sono finora state, allora il loro allarme su bus e asili sarĆ vero e credibile e non sarĆ bluff e ricatto. Allora e solo allora.
Infine, a onor del vero, Zingaretti De Filippis lāha finalmente sospeso dallāincarico. Ed ĆØ stato anche avviato un procedimento per annullare il concorso mai pubblicato e le susseguenti assunzioni. Ma ci saranno ricorsi e si dovranno spendere soldi anche per far valere le buone ragioni della buona amministrazione non clientelare e non truccata. Dovesse chiudere qualche asilo, chi racconterĆ che i soldi sono mancati per porre riparo a decenni di migliaia di De Filippis e di centinaia di politici locali che facevano il palo?