
ROMA – Nella cronaca dalla Sardegna di Virginia Piccolillo sul Corriere della Sera si legge: “Un sindaco ha ordinato l’evacuazione ma molti non si sono voluti allontanare dalle case, salvo poi richiedere l’aiuto degli elicotteri”. Nessuno ci titola sopra, la frase riportata è in coda all’articolo, il nome del sindaco e del Comune prudentemente la giornalista non li fa. E’ sul posto, se facesse quei nomi verrebbe sottoposta a giudizio e condanna popolari. Le verrebbe imputato il sommo peccato, la bestemmia blasfema di attribuire, per via di notizia e non di opinione, una parte della responsabilità di ciò che accade anche alla gente, al popolo, ai cittadini, insomma alle vittime.
Eppure non si fa nessuna fatica a credere a quell’evacuazione rifiutata, ignorata, ascoltata con l’atteggiamento del da questo orecchio mi entra e dall’altro mi esce. Non si fa nessuna fatica perché è cronaca, anzi abitudine, anzi costume non di quel Comune sardo e neanche della Sardegna ma proprio di tutta Italia. Immaginate un avviso di piena ed esondazione del Tevere che arriva 12 ore prima che cominci a diluviare. Immaginate un’ordinanza che vieti ai romani di spostarsi in auto sui Lungotevere mentre loro la pioggia torrenziale ancora non la vedono, anzi non piove proprio. La gente, il popolo, i cittadini di Roma farebbero spallucce e orecchie da mercante e si metterebbero come ogni giorno in fila in auto sui Lungotevere. E se qualcuno mettesse dei posti di blocco a sbarrare il traffico griderebbero al sopruso, alla “militarizzazione del territorio” e accuserebbero l’autorità che ha predisposto il blocco più o meno di tirannide. Senza contare, senza dimenticare di contare il “danno alle attività economiche” che in ogni sede sarebbe lamentato.
Immaginate un’ordinanza che vieti ai napoletani di salire al Vesuvio o di percorrere il “Rettifilo” lungo mare, ordinanza che arrivi mentre ancora splende il sole e solo un venticello fastidioso annunci il ciclone. Chi emette l’ordinanza sarebbe sepolto da una pernacchia di gente, popolo e cittadini. E lo stesso accadrebbe se a Milano fossero interdette le tangenziali e i sottopassi, a Bologna i porticati, a Genova il porto, a Torino i Murazzi.
Immaginate poi arriva il ciclone, il nubifragio, l’inondazione. A Roma, Napoli, Milano…dove volete. Quei cittadini, quella gente e quel popolo che 12/24 ore prima avrebbe gridato al “tiranno” che impediva la libertà di muoversi e commerciare, quegli stessi sono lì ora sconvolti, vittime a gridare alla stessa autorità “assassini, ci avete lasciati soli”. La prevenzione, quella immediata e di autorità è in Italia sommamente impopolare.
Accade perché si è smarrita e dispersa una nozione fondamentale del patto sociale, quella inerente alla sicurezza. Si può, si deve chiedere ed esigere che istituzioni e organismi pubblici lavorino e presiedano alla sicurezza degli individui. E’ il rapporto fondamentale Stato-cittadini. Ma per avere sicurezza si delega, si concede una quota di sovranità . In parole povere se vuoi che un ente collettivo pensi alla tua sicurezza non puoi fare sempre come ti pare come individuo. Ma è appunto la cessione di sovranità che oggi è vissuta e narrata niente meno che come “anti-democratica”. Strano destino visto che la cessione di sovranità dell’individuo allo Stato è la prima pietra appunto della democrazia.
Ma anche quando lo Stato è efficiente e i cittadini hanno consapevolezza dei doveri civici, la sicurezza non può mai essere assoluta: le inondazioni devastano anche la Germania. La sicurezza assoluta non esiste, nonostante quelli che Franco Gabrielli chiama “i biscazzieri del web” la postulino come diritto naturale inalienabile. Biscazzieri a parte, la sicurezza assoluta è davvero ritenuta da molti, moltissimi come cosa possibile e doverosa. Nonostante non sia di questo mondo.
Ma ciò che colpisce non è l’umanissima ingenuità del bisogno di sicurezza assoluta. Colpisce che la si voglia “gratis et amor dei”. Se in Italia è impopolare la prevenzione immediata e d’autorità , impopolarissima e improponibile a pubblica opionione ed elettorato è la prevenzione a lungo tempo e termine. Olbia oggi allagata è stata asfaltata e cementificata impedendo alle acque di scorrere. E lo è stata per iniziativa umana, politica scelta, scelta consensuale con la pubblica opinione e l’elettorato. Olbia come la Gallura, la Gallura come ogni costa sarda, la Sardegna come la Sicilia, le isole come la pianura padana, la pianura come le falde dell’Appennino. Ovunque qualcuno dica: non qui quella casa, capannone, villetta, parcheggio…non qui dove possono scorrere acque…Ovunque quel qualcuno è zittito a furor di eletti, elettori, popolo, gente, cittadini, assessori.
Quindi, poiché la prevenzione è due volte impopolare, mettendo a bilancio questo costume, cultura e volontà popolari, una ventina di morti sono un buon prezzo. Magari la prossima volta la bomba d’acqua si scarica su zone meno popolate e così otteniamo pure un robusto sconto.
