ROMA – Cominciamo dalla coda, dalla minaccia dei sindacati di impedire gli scrutini alla fine dell’anno scolastico. Minaccia, meglio dire quel che è: ricatto. Come il più livido Cobas dei trasporti urbani, come quelli che a metà percorso sgombrano i passeggeri dal vagone della metro perché lo sciopero sta per cominciare e se arrivano a fine tratta lo sciopero scatta con due minuti di ritardo e chi se ne frega di chi sta viaggiando, a chi capita capita…
Come il più inacidito dei Cobas che se la rifa sulla gente, al confronto i tassisti sono dei sindacalisti scandinavi. Come secondo regola prima del sindacalismo corporativismo e lobbista: infliggi il massimo danno alla collettività . Questo è oggi il canone di comportamento annunciato e praticato da Cgil e Uil e, non a caso, Cobas scuola più o meno sparsi.
O forse no, forse il non facciamo gli scrutini è la prefigurazione di una scuola finalmente a misura dell’ideologia montata e montante. Una scuola dove non si giudica, non si esamina e quindi non si scrutina. Speriamo che a nessuno venga in mente di mettere simili pezze ipocrite al minacciato sciopero degli scrutini, speriamo resti un paradosso di chi scrive.
Lo sciopero degli scrutini: il massimo danno possibile a milioni di famiglie e studenti, la massima abdicazione possibile dalla responsabilità , ruolo e dignità di insegnanti. Eppure sta lì, il ricatto scrutini.
Seconda stanza di questa galleria delle sociali brutture gli studenti che boicottano…se stessi. Dichiara Danilo Campis a nome dell’Unione degli Studenti: “vogliamo una valutazione non gerarchica, non escludente e democratica”. Proviamo a dare senso alla richieste e alle parole con cui è formulata: che vuol dire valutazione non gerarchica e, supponiamo dunque, orizzontale come da gergo sindacal/politico? Che vuol dire, che nessuno sta sopra, non c’è gerarchia e quindi ognuno si valuta da solo come gli pare e comunque nessuna valutazione altrui fa testo? Sì, proprio questo vuol dire.
E non escludente e democratica che vuol dire applicata alla valutazione professionale e di competenze acquisite? Vuol dire la stessa cosa: la valutazione deve essere a salve, socialmente a salve. Non deve essere base per giudizi, premi, classifiche, incentivi…Tutti i professori e studenti devono essere messi preventivamente al riparo da qualunque effetto di qualunque valutazione, l’asticella della professionalità e competenza deve essere, restare, al livello tanto basso da consentire a chiunque di superarla con uno svogliato saltino. Dicono essere “di sinistra” questi studenti. Una volta non tanto tempo fa, università e scuole furono piene di studenti che nella loro folle ingenuità volevano fare niente meno che la rivoluzione, questi si limitano a voler l’esenzione da ogni esame. Non c’è parentela culturale tra le due generazioni.
“Studiare per te è…come un calcolo renale”. Domanda e risposta su un foglio dei boicottati test Invalsi. Non è goliardia, è, purtroppo, renitenza e cecità sociale. Altro studente ha vergato in risposta: “Ci rubate il futuro”. Se lo stanno rubando da soli. Si ostinano a non vedere che la scuola italiana produce analfabetismo logico prima ancora che grammaticale, sforna renitenti al pensiero, recalcitranti all’acquisizione delle competenze per la vita. Si ostinano a pensare che vada bene così e si cloroformizzano ripetendo da decenni e decenni che ogni cambiamento è “attacco alla scuola pubblica per favorire la scuola dei padroni”.
Hanno contribuito, contribuiscono a edificare il più vasto ghetto di incompetenze e lo chiamano scuola pubblica. No, non c’è parentela culturale tra la generazione che si ingozzava di testi di Marx, Marcuse, Hegel, Kant e a colpi di citazioni contestava i “baroni” delle cattedre e questi studenti che propagandano l’apprendere come un vizio capitalista. Tanto meno c’è parentale culturale tra loro e la generazione che si alfabetizzò con fatica e cercò nella scolarizzazione riscatto sociale. Dicono di essere sinistra quelli che ai test di valutazione che si fanno in tutto il mondo rispondono con una pernacchia. Se è sinistra, mai finora sinistra è stata tanto incolta e plebea.
Infine i professori. Difficile trovare parole migliori di quelle di Alessandro D’Avenia su La Stampa: “Io educherei fin da piccoli gli scolari a boicottare gli insegnati senza qualità , che non fanno lezione, non si preparano, ripetono la stessa solfa, non sanno tenerli, sparlano dei colleghi, ignorano i nomi dei ragazzi nei colloqui, parlano in dialetto: spettacoli all’ordine del giorno”.  Altro che boicottare i test Invalsi, gli studenti dovrebbero imparare a boicottare chi fa loro danno invece di fare il palo a chi li danneggia.
Ancora D’Avenia sull’aiuto che professori hanno dato e organizzato al boicottaggio: “Gesto che rende gli studenti pedine di un malcontento che riguarda noi ed è da sostenere in altre sedi. Mi chiedo se in questi anni questi insegnanti abbiano dato proposto forme alternative di prova…”.
No, non l’hanno fatto perché non era e non è un’altra forma di prova la ragione e l’obiettivo del boicottaggio. Ragione ed obiettivo sono lo sfregio, la pernacchia, il cogliere l’opportunità di infliggere danno. Certo non tutti ma ci sono nella scuola cattivi maestri. Che insegnano e praticano la dissimulazione, l’irresponsabilità , l’egoismo come religione civile. Che spacciano come democrazia realizzata l’assenza di abilità , competenze, bravure, eccellenze. Pusher di un’ideologia reazionaria che avversa, prima ancora che la cultura della sinistra storicamente progressista, perfino i principi dell’Illuminismo. Dicono di essere sinistra, sono Vandea.
Ma almeno i “vandeani” non si impancano a corpo intermedio della società , sono cattivi maestri ma non pretendono di essere la parte buona della società che evangelizza il prossimo. Si può dire altrettanto dei sindacati e sindacalisti che giudicano “fascista” lasciare in mano a un preside o a un comitato interno gli aumenti di stipendio ai prof bravi e giudica invece “democrazia piena” gestire in prima persona attraverso contratti, circolari e articolazioni territoriali i 580 milioni in più destinati ai professori? Eccola all’osso la grande battaglia per la libertà : non si muova un euro che il sindacato non voglia. Obiettivo talmente alto e nobile come ognun vede da valere, ovviamente, anche il ricatto sugli scrutini.