Miracolo in tv: una fiction “seria e di successo”

Il cast di "Un caso di coscienza"

Per anni ci siamo sentiti ripetere che “la gente in tv” non vuole sentire o vedere rotture di scatole e tanto meno temi ansiogeni o sgraditi. Nell’ipotetico elenco venivano inseriti tutti i temi legati alle povertà, alla questione sociale, alle morti sul lavoro e da lavoro.

Lo abbiamo sentito ripetere tante volte che quasi quasi ci eravamo cascati anche noi, avevamo assunto questa tesi alla stregua del dogma trinitario per un cattolico fervente.

Per questa ragione non volevamo credere agli odierni risultati auditel che assegnano la ragguardevole cifra di 6 milioni di spettatori alla fiction “Un caso di coscienza”, prodotta dai Rai Fiction, trasmessa da Rai uno e curata da Andrea Purgatori. La puntata, infatti, era dedicata alle morti sul lavoro, alla risoluzione di alcuni misteri italiani.

Miracolo natalizio, o meglio post natalizio, ha voluto che milioni di cittadini seguissero la puntata dall’inizio alla fine, contrastando il primato niente di meno che al Grande fratello.

E’ bastata dunque una serata diversa e una fiction ben pensata, ben girata, ben interpretata a smentire qualche quintale di luoghi comuni.

Questo tipo di ricostruzioni ispirate alla realtà hanno un loro pubblico, anzi c’è una grande domanda di prodotti che raccontino l’Italia reale che non può essere esaurita da grandi fratelli e medie sorelle.

La loro progressiva cancellazione dai principali palinsesti non è stata decisa da una fantomatica pubblica opinione, ma da una sapiente regia di un ristrettissimo gruppo di proprietari e di signori degli appalti che così hanno deciso per ragioni politiche, commerciali, per opportunità e per opportunismo.

Siamo quasi certi che alcun editorialista dedicherà la sua attenzione al successo di questa fiction e agli argomenti trattati nella puntata, eppure sarebbe un bel tema per riflettere sulle tante contraddizioni che ci circondano e talvolta ci attraversano.

Forse si potrebbe scoprire che i partiti dell’amore sono tanti e distanti tra di loro, tra questi c’è anche il partito di chi ancora si appassiona ai grandi temi sociali, rimossi da tante parte della politica, ma non da milioni di italiani,sempre in attesa del partito che non c’è.

Una ultima annotazione: il regista della fiction si chiama Luigi Perelli, fu anche uno dei registi de La Piovra.

Non ditelo al capo dell’altro partito dell’amore, già voleva “strozzare” gli autori de La Piovra, non vorremmo che adesso volesse bisoffocare il bravo e appassionato Perelli.

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