Il nemico del mio nemico è un mio amico: un detto nato forse dopo Caino e Abele, ma che rappresenta bene come l’Occidente abbia perso la capacità di esaminare gli altri se non con le proprie miopi lenti. Per cui fiaccolata per Navalnyj oggi, niente armi a Zelensky, altro Rus’ di Kiev, domani. Perché costano molto più delle fiaccole.
PS: Putin è un dittatore, ma russo, ed i russi, di una città più dissenziente di altre, votarono in maggioranza il suo candidato e non Navalnyj quando si candidò a Sindaco di Mosca. Certo non c’erano osservatori internazionali, e sicuramente qualche broglio, ma a Roma spesso è lo stesso, ci saranno stati. Ma se Navalnyj fosse stato largamente maggioritario i brogli non sarebbero bastati.
Pertanto, per quanto despota, Putin ha con sé la maggioranza ancora schiacciante dei russi, che si identificano, a torto o a ragione, per paura o mancanza di solide alternative, in lui. E se pensiamo che i russi abbiano una forte natura liberale, pluralista e democratica non conosciamo i russi né la Grande Madre Russia. Un po’ di letteratura russa non guasterebbe.