
Orban, Salvini, Kurz e Le Pen: i neo reazionari alla conquista dell'Italia e dell'Europa (foto Ansa)

ROMA – “I neo-reazionari alla conquista dell’Italia e dell’Europa”: questo il titolo dell’editoriale di Giovanni Valentini per la Gazzetta del Mezzogiorno.
ร il vento della Reazione, piรน che del populismo, quello che spira ormai sul Vecchio Continente: dallโItalia di Matteo Salvini allโUngheria di Viktor Orbรกn, dallโAustria di Sebastian Kurz fino alla Francia di Marine Le Pen. Sono loro i leader dei neo- reazionari che, sullโonda dellโemergenza immigrazione, marciano alla conquista dellโEuropa in vista delle prossime elezioni di maggio. Un fronte illiberale e autoritario che punta a impadronirsi dellโUnione per rovesciare, insieme al suo assetto politico-istituzionale, i suoi principi fondamentali e i suoi valori. Questo progetto si fonda su un cambio di paradigma che implica un salto di civiltร : dallโereditร della Rivoluzione francese, allโinsegna dello storico motto โLibertรฉ, Egalitรฉ, Fraternitรฉโ, stiamo passando a una nuova cultura โ ammesso che si possa definire tale โ in cui lโindividualismo, lโegoismo e la rabbia sociale prevalgono sulla solidarietร , sullโappartenenza, sul senso civico. ร una โrottura della Storiaโ, incruenta ma simile a quelle provocate dalle guerre che hanno insanguinato lโEuropa nel secolo scorso. E che, per nostra fortuna, non sono piรน avvenute da settantโanni a questa parte. Contro che cosa โreagisconoโ i neo-reazionari? Reagiscono contro le disuguaglianze, le inefficienze e le ingiustizie del sistema; contro i privilegi e gli abusi dellโestablishment che le rappresenta e di cui viene considerato responsabile; contro la disoccupazione e la povertร che avanzano, sotto lโincalzare della crisi economica e sociale. Ma reagiscono anche contro unโEuropa tecnocratica e burocratica, astratta, distante dai bisogni reali della popolazione. ร lo โspirito del tempoโ, quello Zeitgeist – come si chiama in tedesco โ analizzato dalla storiografia filosofica a cavallo dellโOttocento e del Novecento per indicare una tendenza culturale predominante in una determinata epoca. Un Mainstream, si potrebbe dire oggi in inglese, cioรจ un flusso, un sentimento collettivo, un senso comune che monta con la forza e la violenza di un fiume in piena. Non mancano purtroppo precedenti drammatici nella storia europea del Novecento: dal fascismo al nazismo, due regimi autoritari arrivati al potere a furor di popolo attraverso regolari elezioni democratiche, a riprova del fatto che non sempre il popolo sovrano ha ragione. Di fronte a questo โtsunamiโ continentale, a volte si ha quasi la tentazione di rassegnarsi al fatalismo, abbandonandosi allโidea che prima o poi debba accadere il peggio. E che gli italiani, gli ungheresi, gli austriaci o i francesi siano destinati ineluttabilmente ad โandare a sbattereโ, per potersi risvegliare da un incubo collettivo, analogo alle tragedie che gli europei hanno vissuto nella prima metร del XX secolo. Ma poi quello che Antonio Gramsci chiamava โlโottimismo della volontร โ, contrapposto al โpessimismo della ragioneโ o dellโintelligenza, riaffiora dallโinconscio come un richiamo della coscienza e della responsabilitร . Qualche segnale positivo รจ venuto la settimana scorsa dal Parlamento europeo che ha approvato a larga maggioranza le sanzioni contro lโUngheria per il rifiuto dei ricollocamenti dei migranti disposti da Bruxelles e la riforma del copyright per il rispetto del diritto dโautore. Sono entrambi sintomi incoraggianti: lโuno sul piano istituzionale e lโaltro su quello culturale. Fa specie, perรฒ, che a opporsi alla redistribuzione degli immigrati, sbarcati in Italia e in Grecia, siano proprio quei Paesi โamiciโ del leader leghista Matteo Salvini che legittimamente la reclama in nome della solidarietร europea. E conforta il fatto che la โproprietร intellettualeโ degli scrittori, dei musicisti e degli editori sia stata sancita da una direttiva dellโassemblea di Strasburgo, contro lo sfruttamento commerciale dei giganti del web che utilizzano i contenuti senza alcun corrispettivo. Puรฒ anche darsi che alle prossime elezioni europee queste ultime resistenze vengano investite e travolte dal vento della Reazione. Ma, da qui ad allora, cโรจ il tempo per rafforzare le difese e costruire una diga di contenimento. Si tratta di contrapporre al fronte sovranista un ampio schieramento liberale e progressista, capace di raccogliere la fiducia e il consenso della maggior parte degli europei. Fino al 26 maggio, quando si apriranno le urne della consultazione, ciascun elettore avrร modo di riflettere sugli effetti e sulle conseguenze di una vittoria dei neo-reazionari contro la democrazia e contro la civiltร . LโEuropa sarร chiamata allora a decidere il proprio destino.
