Come se non bastasse, nel 2003 la vittima di via Col di Lana venne coinvolta nell’inchiesta “Capricorno Connection”, nome dato a una banda che aveva messo a segno ben 33 rapine ai danni di banche e gioiellerie di Roma, Bologna, Milano, Parla e Latina. Parte dei 55 indagati per quella “connection” erano tifosi ultrà della Roma e della Lazio oltre che estremisti di destra ex militanti del Movimento Politico Occidentale, sciolto in seguito d’autorità grazie alla legge Mancino. E che il giro degli estremisti di destra, nella fattispecie personaggi come Claudio Bracci e dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR) come Massimo Carminati, abbiano manovrato soldi della Lazio e della A.S. Roma insieme con “maglianesi” come Manlio Vitale, detto Gnappa, e Angelo Angelotti, è cosa messa a verbale dal pentito ex NAR Roberto Stolfa.
Il problema però è che la Capricorno Connection, citata come vedremo più avanti dal Coordinamento Antimafia guidato da Edoardo Levantini, faceva capo al clan catanese dei Tomasello, che era in odor di mafia ed era attivo attivo tra Roma ed Anzio. Ed è la presenza della mafia siciliana, anzi della mafie al plurale, nonché della ‘ndrangheta calabrese e della camorra campana, la pista da seguire per capire cosa succede a Roma e dintorni.
Se la banda della Magliana è stata in realtà una banda a “geometria variabile”, che cioè in certi periodi riusciva a unificare le varie bande di Roma e dei dintorni, come Anzio, Acilia, Ostia, Centocelle, Tor Pignattara, ecc., mentre in altri periodi si frantumava con gli ammazzamenti reciproci dei vari boss, la responsabilità è infatti delle mafie, camorra e ndrangheta che se ne servivano per i loro commerci.