Nell’interrogazione sono citati con pignoleria tutta una serie di fatti criminosi:
” – nel dicembre 2002 veniva arrestato, nella zona di Aprilia, Giovanni Pizzata, collegato alle cosche di San Luca, attivo nel traffico degli stupefacenti nella zona di Aprilia;
– Pizzata di San Luca veniva arrestato in compagnia di un certo Strangio di San Luca, che trascorreva la sua latitanza ad Aprilia ed era stato trovato in possesso anche di una certa quantità di eroina e cocaina, secondo quanto riferito dal dott. Vincenzo Macrì, sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia durante l’audizione del 6 maggio del 2002 innanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia;
– il 27 gennaio del 2007 veniva arrestato ad Aprilia Giuseppe Pavone, su ordine di carcerazione emesso dalla procura generale per associazione a delinquere di stampo mafioso. Pavone risulta già coinvolto in passato in inchieste della procura distrettuale antimafia contro il clan Tomasello di Catania;
– il 23 aprile del 2007 veniva emessa dal tribunale di Latina la sentenza a carico di una banda di narcotrafficanti attivi tra Aprilia e Cisterna. Nell’ambito del suddetto processo denominato «Pitbull» veniva condannato Nino Montenero, esponente della medesima famiglia, alla pena di otto anni di reclusione per traffico di droga;
– nel 2007 venivano messi a segno numerosi attentati ed intimidazioni ai danni di politici e commercianti;
– il 27 marzo del 2007 un grave incendio doloso distruggeva l’autovettura della figlia dell’allora capo gabinetto del sindaco di Aprilia Catozzi;
– il 6 aprile 2007 veniva incendiata la gioielleria «Oro 2000» in via degli Aranci, gestita dal nipote di Catozzi;
– il 27 maggio del 2007 ignoti esplodevano 5 colpi di pistola contro la serranda del bar delle Palme;
– il 26 settembre del 2007 venivano sparati colpi di arma da fuoco contro l’abitazione dell’assessore agli affari sociali Bafundi;
– il 13 ottobre dello stesso anno venivano incendiate due agenzie immobiliari (agenzie Grimaldi);
– nel mese di gennaio del 2008 ignoti bruciavano l’autovettura della moglie del consigliere di opposizione dello SDI, Antonio Terra;
– nel mese di febbraio del 2008 veniva danneggiata l’autovettura del consigliere di AN Mario Berna;
– nel corso di una riunione sulla sicurezza e l’ordine pubblico, tenutasi il 13 dicembre del 2007 innanzi al consiglio comunale di Aprilia con la partecipazione della presidente della commissione speciale per la lotta alla criminalità del consiglio regionale del Lazio, onorevole Luisa Laurelli, il prefetto di Latina dottor Bruno Frattasi ha richiamato la necessità dell’istituzione di un commissariato di polizia in tale località;
– il 28 marzo del 2008 quattro persone (Agostino Ravese, Francesco Gara, Vincenzo Buono assieme ad un quarto uomo) compivano un agguato a colpi di kalashnikov ferendo gravemente due persone;
– secondo quanto emerso dalle indagini della procura distrettuale antimafia, il commando era composto da pericolosi soggetti della criminalità organizzata di Anzio e Nettuno collegati con il clan dei casalesi;
– l’otto aprile del 2008 venivano arrestatati nove esponenti della malavita di Aprilia e l’assistente capo della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Velletri Salvatore Raimo nell’ambito dell’operazione FORBICE per i delitti di commercio di droga, detenzione di esplosivi ed estorsione;
– tra gli arrestati spiccavano Luca Palli, Ivan Casentini e Daniele Bianchi (già arrestato per gravi delitti e che nel luglio del 2007 risultava in possesso di una ferrari Modena 360 intestata a Vittorio Casamonica dell’omonimo clan);
– secondo quanto emerso da articoli della stampa locale, i componenti della banda progettavano attentati contro la locale compagnia dell’Arma dei Carabinieri;
– il 6 luglio 2008 i militari della Guardia di Finanza notificavano ad Agostino Ravese (già detenuto per i gravi fatti poc’anzi citati) un provvedimento restrittivo emesso dall’autorità giudiziaria di Aprilia con l’accusa di usura ed estorsione compiuto ai danni di commercianti di Aprilia, Anzio e Nettuno;
– il 12 agosto di quest’anno veniva tratto in arresto dalla polizia di stato ad Aprilia Gianfranco Antonioli, ricercato per aver gestito un traffico di armi tra Aprilia e San Luca e ritenuto uno dei fornitori di armi da guerra alle cosche della `ndrangheta;
– il 9 ottobre scorso i carabinieri di Aprilia eseguivano dieci arresti nell’ambito dell’operazione «Lazzaro» per i reati di associazione a delinquere, estorsione, commercio di droga;
– secondo i Carabinieri, la consorteria criminale risultava attiva anche nei comuni di Anzio e Nettuno dove svolgeva il ruolo di «agenzia di recupero crediti».
Per parte sua, il 7° Rapporto sulla situazione della criminalità organizzata nel comprensorio di Anzio-Nettuno, redatto dal Coordinamento Antimafia guidato da Edoardo Levantini, elencava un’altra serie di fatti nella zona di Anzio e Nettuno, citando tra l’altro proprio la Capricorn Connection nella quale è stato coinvolto Roberto Ceccarelli:
“Agiscono nelle città di Anzio e Nettuno i Clan Gallace, Anastasio ed importanti aggregazioni criminali di origine locale che si ispirano al modello mafioso. Recenti indagini coordinate dalla DDA della capitale, come l’inchiesta Capricorn Connection, hanno confermato anche la presenza di Cosa Nostra catanese.
Giova ricordare che il 29 agosto del 1996 veniva arrestato in Anzio il boss Giuseppe Ferone con cinque “soldati” del suo clan. Giuseppe Ferone era un elemento di spicco della Cosa Nostra catanese. Per quanto attiene al clan Fallace la suddetta struttura criminale fa parte delle maggiori famiglie della ndrangheta. ” le consorterie criminose di origine calabrese attive in tutta la provincia romana,ma in particolare sul litorale di Anzio e Nettuno, sono quelle dei Gallace; (…) nel comprensorio di Pomezia le ndrine degli Albanese, Raso e Gallace” (Giorgio Napolitano ministro Interno, in Rapporto sul fenomeno della criminalità organizzata anno 1996, doc. XXXVIII – bis n. 2, pag. 85).
“Nel comprensorio tra il basso versante jonico catanzarese (Guardavalle – Badolato) e la provincia di Reggio Calabria è influente la cosca Gallace. Il sodalizio risulta avere proiezioni nel Lazio, dove opererebbe d’intesa con i Bonomi e i Coppola” (Rosa Russo Jervolino ministro dell’interno, in Rapporto sul fenomeno della criminalità organizzata anno 1998 doc. XXXVIII – bis n. 4, pag. 185) Il clan calabrese risulta altresì citato nella recente relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia volume II, anno 2002 secondo semestre, pag. 106:
“Nelle aree meridionali della Regione Lazio sono presenti proiezioni delle famiglie reggine Mollica e dei Morabito e dei Gallace Novella”.
Il clan in questione risulta federato con i sodalizi Ruga, Novella e Metastasio.Lo stesso capo bastone della famiglia Fallace, fino al marzo 2002, risultava residente, agli arresti domiciliari a Nettuno. Si trattava di Agazio Fallace condannato a sedici anni di carcere per reati che vanno dall’associazione di tipo mafioso all’omicidio. Il boss in questione, già inserito nell’elenco dei trenta latitanti di massima pericolosità, veniva arrestato nel marzo 2002 per aver evaso gli arresti domiciliari. La presenza del clan Gallace è stata ribadita dalla relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia riferita al secondo semestre 2002 e al primo semestre 2003.
Il Gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della locale procura distrettuale emetteva, il 6 ottobre 2003, 62 ordinanze di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti della potente ndrina dei Mancuso attiva nell’area di Vibo Valentia e con proiezioni nel Lazio e in particolare nella città di Nettuno. L’operazione denominata “Dinasty Affari di famiglia”, portava a colpire una delle più agguerrite ndrine della mala calabrese che si “affaccia nel litorale romano accanto al clan Gallace”.
Per quanto concerne la presenza di famiglie criminali campane, nelle città di Anzio e Nettuno risulta attivo il clan Anastasio – Veneruso – Castaldo struttura criminale che nella regione Campania vive una vera e propria fase espansiva. “Nel mese di Aprile un’inchiesta (condotta da il R.O.S. e coordinata dalla D.D.A. della capitale) ha evidenziato l’ascesa imprenditoriale del capo del clan Anastasio Aniello che in soggiorno obbligato a Roma, aveva investito in supermercati, negozi e boutique (anche in Anzio) il ricavato del traffico internazionale di cocaina”.
La presenza di cosa nostra catanese è particolarmente significativa come testimoniano le operazioni capricorn connection, Clara II, e Traforo.
La prima inchiesta coordinata dal sostituto procuratore della procura distrettuale dott. Giancarlo Capaldo ha portato ad individuare una pericolosa consorteria criminale dedita al compimento di rapine e al traffico di droga.
Si tratta di una pericolosa organizzazione criminale (per cui il p.m. ha ipotizzato l’ipotesi di reato di cui all’art. 416 bis del codice penale) ascrivibile al clan Tomasello che ha portato in carcere diversi pregiudicati attivi anche ad Anzio ed Aprilia mentre altri risultano, a tutt’oggi, indagati. Giova ricordare che tale consorteria criminale disponeva di un ampio numero di armi da fuoco ed esplosivo.
Nell’operazione Clara sono state emesse 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere, dal G.i.p. di Latina dottor Aldo Morgigni, su richiesta del p.m. dottor Giancarlo Siani. Tale procedimento scaturito, in parte, dalle indagini sul delitto Cassandra ha dimostrato l’importanza, ancora una volta, il ruolo della malavita organizzata attiva ad Anzio e Nettuno per il traffico di droga nello scacchiere compreso tra le città di Anzio, Aprilia, Nettuno e Latina. Il provvedimento restrittivo, sul punto confermato anche dal tribunale del riesame, ha delineato il ruolo “chiave” di personaggi legati a cosa nostra catanese già colpiti da ordinanze restrittive nell’ambito del già citato procedimento Capricorn Connection ed attivi nel comprensorio di Anzio, Nettuno e Aprilia. In particolare alcuni di questi soggetti risultano colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.i.p. distrettuale di Catania nell’ambito del procedimento denominato Traforo che ha portato all’emissione di 51 provvedimenti restrittivi (il 6 novembre 2003) contro il clan legato al boss Santo Mazzei. Secondo gli inquirenti i referenti presenti in Anzio (9) e Aprilia facevano capo al boss Orazio Coppola responsabile del clan Mazzei anche per il circondario di MisterBianco e Lineri”.