Fini è pur sempre un politico che è stato fascista e che con il caso Montecarlo non ha dato certo prova di grande statura morale, anche se di fronte a Berlusconi e alla sua corte di servi, nani, ballerine ed escort puo’ dar l’impressione che svetta come un gigante.
Casini è un politico che tende a guardare più agli interessi della Chiesa, cioè in definitiva dello Stato estero chiamato Vaticano, che degli italiani in generale, laici compresi.
Non vorrei parere irriverente, ma illudersi che l’Italia possa essere salvata da un Bocchino solo perché di nome si chiama Italo è non solo da ingenui, ma da incapaci. E credere che il Bel Paese possa essere salvato da una Carfagna solo perché ha un bel sedere è più da lettori di Grand Hotel che da esseri raziocinanti e votanti.
Sì, certo, lo spettacolo del parlamento è stato ed è in questi giorni il più indegno e il più “vajasso” dalla fondazione della Repubblica italiana. Ma quei parlamentari in Parlamento ce le abbiamo mandati noi, non i palafrenieri di Arcore che semmai se ne sono serviti e se ne servono.
E ce le abbiamo mandate noi per il semplice motivo che come tenuta civica e moralità siamo quasi al collasso, si va dal lasciare le immondizie sul marciapiedi al Sud al razzismo un po’ troppo all’erta nella cosiddetta Padania e più nella Milano “capitale europea” che a Brembate di Sotto.
Si va dall’esportazione illegale di capitali all’estero dalle famiglie “storiche” di Torino al non dare gli scontrini nei bar di Milano e Palermo. Nell’evasione fiscale ci nuotiamo tutti, vero e proprio sport nazionale, così come tutti se solo possiamo compriamo le sigarette di contrabbando per spendere meno, compresi i giornalisti che scrivono gagliardamente contro le mafie, salvo poi comprare la stecca di sigarette dal marocchino al bar sotto la redazione, alimentando così proprio quelle mafie contro le quale si scrivono belle articolesse.
Non ci sono solo gli scandali delle cricche berluscone, ci sono anche quelli bipartisan delle clientele e parentopoli all’Università, quelli della parentopopoli all’Atac, quelli per le ruberie ai danni della salute dei propri pazienti e delle casse regionali che rimborsano le spese sanitarie a piè di lista.
Insisto: il berlusconismo vince e resiste perché è quello che meglio rappresenta la destrutturazione e il cambiamento epocale dell’Italia, in cui la “Milano da bere” e’ diventata l'”Italia da spolpare”.
I partiti di ciò che vorrebbe essere la sinistra anziché abbandonarsi ale concioni moraliste di un Di Pietro e ancora e sempre alle illusioni e manovre dei Veltroni e D’Alema dovrebbero studiare la realtà reale italiana. Anziché parlare solo e sempre di “ggiovani”, “donne”, “penzionati” ed extracomunitari, che sono categorie anagrafiche e non sociali, quindi non produttive né politiche, dovrebbero studiare la composizione e il funzionamento delle realtà industriale e produttiva in genere, capire quali sono quelli che una volta si chiamavano sfruttati, e che tali sono rimasti nonostante l’infuriare delle mode e della tv, e quali coloro che una volta si chiamavano sfruttatori, e che tali sono rimasti nonostante le chiacchiere buoniste e il “volemose bbene”, versione veltronian-televisiva di quello che nel Ventennio era il “siamo tutti italiani”.