MILANO – L’arresto di Massimo Giuseppe Bossetti con l’accusa di avere ucciso Yara Gambirasio ha improvvisamente acceso i riflettori su una vicenda che annaspava da qualche anno tra un arresto frettoloso di un immigrato risultato innocente e la ricerca dell’assassino tramite la certosina comparazione del dna del presuminile omicida trovato sugli indimenti di Yara e svariate migliaia di altri dna ottenuti prelevando a tappeto campioni di sangue o di saliva.
Dato per sicuro colpevole dal ministro del’Interno Angelino Alfano e da molta gente sempre alla ricerca di un colpevole quale che esso sia, Bossetti non solo non ha confessato, ma ha anche cambiato avvocato e delineato una linea difensiva, che per quanto poco convincente non si può escludere a priori che possa essre vera.
Abbiamo intervistato Carmelo Lavorino, direttore del CESCRIN (Centro Studi Investigazione Criminale), criminologo, criminalista, investigatore, tracciatore di profili di probabili colpevoli e analista della scena del crimine. Si è interessato professionalmente del caso Yara Gambirasio e di oltre 250 casi d’omicidio. Tra questi, i delitti di via Poma (vittima Simonetta Cesaroni), di Cogne (imputata Annamaria Franzoni, vittima suo figlio Samuele Lorenzi), di Arce (vittima Serena Mollicone, imputato Carmine Belli), di San Tammaro-Caserta (vittima Katia Tondi), di Fontechiari-Sora (vittima Samanta Fava) e dei delitti del Mostro di Firenze, imputato Pietro Pacciani.
Titolare di un suo blog, Carmelo Lavorino è considerato fra i massimi esperti dell’investigazione, dell’analisi della scena del crimine e delle indagini difensive.
Professore, lei nel 2011 tracciò il profilo dell’assassino di Yara che, allo stato delle notizie e dei fatti, risulta compatibile con quello dell’indagato Lorenzo Giuseppe Bossetti. Cosa è successo?
Premetto che quando si traccia il profilo criminale-investigativo del soggetto ignoto autore del crimine, si imposta e si propone uno strumento investigativo utile agli inquirenti per direzionare le indagini e individuare il soggetto tramite la cosìddetta “scrematura”, a volte si lavora anche su “profili multipli”, cioè, in base agli scenari possibili.
Il profilo che tracciammo nel 2011 era basato sull’analisi singola-fattoriale e incrociata-sistemica dei 44 indicatori del crimine e sul combinato disposto della miriade di dati che man mano vennero acquisiti: scene, luoghi e percorsi del crimine e della vittima; vittimologia sotto tutti gli aspetti; evidenze forensi, medico legali e criminalistiche; dati info-investigativi di tutti i tipi e testimoniali; tempi, possibilità, opportunità, contingenze, sincronie e comportamenti; limiti, vincoli, condizioni e modelli decisionali; moventi, contesti, intenti primari, metodiche criminoesecutive, livelli criminali, logistiche, volontarietà e premeditazione; modus operandi ed atti esecutivi, atti di matrice psicologica e ritualistici, atti per depistare e farla franca da parte dell’assassino; … e così via!
Ci ricorda il profilo che avete tracciato per l’assassino di Yara?
Nel caso di Yara abbiamo tracciato il seguente profilo: “È il classico soggetto insospettabile, di buona famiglia, con dei figli della stessa età della vittima e che gode della sua fiducia, proprio perché era considerato soggetto non pericoloso e che ha potuto abbattere le difese della vittima grazie al rapporto di frequentazione, di conoscenza e di fiducia’.
Circa 40 anni.
Si presenta come “timorato di Dio”, affettuoso e premuroso padre di famiglia.
È un territoriale.
Ha perso il controllo, ha cercato di effettuare un’aggressione del tipo sessuale nei confronti della piccola Yara, ma quando ha capito di essere andato oltre, ha temuto di essere denunciato e di perdere il rispetto e la dignità e di vedere infangata la propria situazione sociale: così è passato all’atto distruttivo aggressivo.
È il predatore occasionale che approfittando della situazione, delle opportunità e della vulnerabilità vittima, slatentizza l’istinto assassino dopo quello sessuale aggressivo, perde il controllo, si fa dominare dalle fantasie sessuali e dai desideri repressi: perde il controllo, ghermisce, attacca, colpisce, uccide.
Quindi secondo lei Bossetti è l’assassino di Yara?
Bossetti è sospettato di essere l’assassino di Yara, ma non ha confessato, si dichiara innocente, si è coagulato attorno a lui un gruppo di difesa. Ha diritto alla presunzione d’innocenza e il processo dimostrerà la verità (almeno così dovrebbe essere).
Approfondisca la questione del processo.
Ora si prepara una scontro giudiziario violentissimo e sofisticato, una partita a tre facce “scacchi, bridge e poker” fra accusa e difesa, dove ognuno dovrà giocare il proprio ruolo al massimo delle possibilità. E i giudici alla fine decideranno. L’accusa dovrà dimostrare quanto segue:
1. Bossetti era sui luoghi, sulle zone e sui percorsi del rimine nei momenti critici e topici, cioè, era in zona palestra di Yara verso le 17,30 e le 18,20 e dopo era in zona Mapello;
2. Bossetti conosceva o era entrato in contatto di reciprocità letale con Yara, quindi, aveva tutte le possibilità e le opportunità per carpirne la fiducia e rapirla;
3. Bossetti era dei luoghi, un territoriale, non poteva non conoscere Yara;
4. i tabulati telefonici, le stazioni radio base di aggancio, le direzioni d’irradiamento delle celle telefoniche e i movimenti di Bossetti sono tali da posizionare Bossetti sui luoghi del crimine nei momenti preparatori al rapimento, durante il rapimento e dopo;
5. le tracce telematiche, tecnologiche, mnestiche e comportamentali di Bossetti sui luoghi del crimine sono tali e tante da non permettere altra soluzione al di fuori della sua colpevolezza;
6. Bossetti non ha alibi e/o ha prodotto alibi falsi e/o ha prodotto menzogne, informazioni false e contraddizioni sospette e depistanti; qui saranno importanti le dichiarazioni rilasciate dalle persone informate sui fatti in tal senso, fra cui cui anche i familiari, gli amici e i colleghi di Bossetti;
7. le intercettazioni ambientali e telefoniche, le indagini di “attenzionamento e di controllo” su Bossetti e sulla sua cerchia ambientale e di frequentazione sono tali da incastralo;
8. Bossetti è un soggetto pedofilo, quindi, con atti precisi che dimostrano tale perversione;
9. le tracce e le microtracce rinvenute sul corpo di Yara sono riconducibili (anche in parte) esclusivamente a Bossetti, in modo da creare il COLLEGAMENTO ESCLUSIVO TOTALIZZANTE ASSORBENTE FRA ASSASSINO E VITTIMA.
10. Naturalmente, dovrà essere dimostrato che il DNA di Ignoto 1 è dell’assassino, che è di Bossetti, che è prova dell’aggressione su Yara da parte di “ignoto 1 = Bossetti”, che la traccia di DNA è di esclusiva connessione eziologica (causa – effett) fra l’assassino e la traccia stessa. Questo lo spiego fra poco!
Inoltre:
– la difesa di Bossetti dovrà confutare e demolire in modo logico, scientifico e organizzato l’impianto accusatorio sopracitato.
– La difesa dei Familiari di Yara dovrà lavorare e vigilare affinché non siano commessi errori, leggerezze o imperfezioni e, contemporaneamente, dovra offrire spunti ed analisi utili alla dimostrazione della colpevolezza di Bossetti.
– I giudici dovranno porsi sul gradino sopra gli uomini e prima di Dio, il posto che compete loro e valutare aldilà di ogni minimo dubbio, con freddezza e scienza e consapevolezza le PROVE.
Professore, continua sulla questione del Dna, di “Ignoto 1” e dell’incertezza eventuale del Dna?
Per condannare Bossetti, oltre ai citati indizi che dovranno essere gravi, precisi e concordanti, dovrà essere dimostrato quel doppio condizionale “SE E SOLO SE si verifica la CONDIZIONE ALFA …ALLORA NE CONSEGUE CHE” e, nel caso di Bossetti presunto colpevole per l’accusa e presunto innocente per tutti, abbiamo le seguenti CONDIZIONI VINCOLANTI ESCLUSIVE CHE DOVRANNO ESSERE DIMOSTRATE:
I. SE e SOLO SE le due tracce col Dna di Ignoto 1 misto al sangue di Yara sono contestualizzabili con l’azione aggressiva lesiva contro Yara ALLORA IL DNA È DELL’ASSASSINO DI YARA.
II. SE E SOLO SE il DNA di Ignoto 1 è riferibile al livello di identità assoluta con quello di Bossetti ALLORA BOSSETTI È IGNOTO 1.
III. SE E SOLO SE le condizioni I e II sono vere ALLORA BOSSETTI È L’AGGRESSORE DI YARA.
IV. SE E SOLO SE sono vere le condizioni I.II.III ALLORA IL DNA SULLE MUTANDINE E SUI LEGGINS DI YARA ASSURGE A RANGO DI PROVA.
V. SE E SOLO SE il Dna di Ignoto 1 è il Dna di Bossetti ed è il Dna dell’aggressore ALLORA BOSSETTI È L’AGGRESSORE OMICIDA DI YARA.
Professore, come finirà?
Si andrà a processo, ognuno giocherà le proprie carte e la difesa di Bossetti, se vorrà farlo assolvere, dovrà demolire l’impianto accusatorio sotto ogni aspetto e proporre un’alternativa molto forte alla tesi d Bossetti assassino per le questioni DNA e tutti gli indizi gravi, precisi e concordanti.