Da Bossi a Berlusconi, da Bongo Bongo a Bunga Bunga: ci stanno Bungabungagerando tutti

Ruby e il bunga bunga

E dunque il Belpaese, poi Strapaese, è ormai ridotto a Paese del Bunga Bunga. Più che alla frutta, siamo ormai alla buccia e ai torsoli della frutta, anzi alla spremuta… A tutti però è sfuggito un particolare: l’espressione Bunga Bunga inizia per B in entrambe le parole, eguali tra loro, esattamente come Berlusconi – Bossi, parole tra loro diverse nella scrittura ma riferite a personaggi eguali tra loro non solo negli interessi politici, ma anche in certo andazzo. All’epoca di Brigitte Bardot la Francia era invidiata come il Paese di BB. Ora il Paese di BB è l’Italia, ma non ci invidia nessuno.

Della vita privata del signor Berlusconi Silvio non ci interessa il classico fico secco (altra frutta…), e anzi abbiamo anche invidia: beato lui che è beato tra le donne, anche giovanissime. Beato lui che può, anche e soprattutto a quattrini. Male fa la sinistra – se così la possiamo chiamare – a prendersela con il capo del governo su questo piano. Che è un piano perdente, perché se alla politica si sostituiscono il moralismo e l’accidia vuol dire che non si ha una linea politica. Come del resto è ben chiaro da tempo.

Ma la politica non si improvvisa in base all’andamento della vita sessuale del signor Berlusconi Silvio, anche se capo del governo, usare le sue mutande come coperta non serve a coprire il vuoto di proposte di chi lo vorrebbe mandare a casa. Non a caso Bersani ha detto pubblicamente “Qualcuno stacchi la spina a questo governo” senza rendersi neppure conto che quel “qualcuno” o è la sinistra capeggiata dal Pd dello stesso Bersani oppure non è niente.

Forse Bersani si illude che esista un “qualcuno” in grado di cacciare Berlusconi da palazzo Chigi? Il capo dello Stato non può – purtroppo – convocarlo al Quirinale e farlo arrestare dai carabinieri, facendolo poi uscire su una autombulanza come fece il re con Mussolini. Né è pensabile – per fortuna – che provvedano i militari con un golpe. Bersani dovrebbe stare attento a come parla. Fermo restando il fatto che ridursi a un tale balbettio è più che comprensibile per un partito che non solo NON ha mai voluto sbarrare la strada a Berlusconi oberato dal mega conflitto di interessi che sta colando a picco l’Italia ridotta al Bunga Bunga, ma NON ha mai neppure voluto far rispettare la legge: in base alle vigenti leggi infatti Berlusconi in quanto titolare di una concessione da parte dello Stato (per l’esattezza, la concessione delle frequenze televisive che lo hanno fatto straricco) NON poteva – e NON può – presentarsi alle elezioni come candidato, ma solo come cittadino che va a votare. Purtroppo l’insipienza (e speriamo di doverci fermare lì) dei vari personaggi della sinistra si sono lasciate bungabungare dalla presa in giro “mero proprietario”.

Ma il problema non è, ripeto, l’abboffata sessuale cui è frequentemente dedito il nostro inimitabile capo del governo, i cui costumi sibaritici sono francamente noti da molto tempo, già da quando rimase folgorato, lui già regolarmente sposato, dall’esibizione del seno dell’allora attrice Veronica Lario impegnata a mostrarlo al pubblico del teatro Manzoni di Milano in base al copione del “Magnifico cornuto” del grande Shakespeare. Calato il sipario, l’allora giovane Sua Emittenza s’era già precipitato nel camerino di Veronica con un gigantesco mazzo di rose per trasferirla di sana pianta dalle scene teatrali a un’ala resa a bella posta off limits della villa di via Rovani, all’epoca quartier generale della Fininvest o comunque dell’impero dell’ Emittenza nascente.

Il problema è che il suo stile di vita fin troppo disinvolto e discinto rende il nostro capo del governo ricattabile. Ricattabile non solo dai servizi segreti altrui, da quelli russi a quelli americani fino a quelli israeliani, ma ormai anche da una qualunque escort o cubista sciroppata di testa. Se la signora D’Addario o qualche sua amica hanno potuto fotografare stanze e bagni di palazzo Grazioli ed altri hanno totografato una disinvolta festicciola berluscona a villa Certosa, in Sardegna, immaginiamo cosa può fare un invitato al bunga bunga o ad altra crapula debitamente dotato di microtelecamera. Roba da poter poi tirare Berlusconi non per la giacchetta,  ma direttamente per le orecchie. Nel mettere assieme i dossier utili a fare pressioni su potenti al momento opportuno Cia e affini non si fermano certo davanti al lodo Alfano e neppure davanti al legittimo impedimento…

Ma in quanto a disinvoltura, su certe faccende il senatùr Umberto Bossi, si parva licet, non è molto da meno. Tempo fa Pietro Citati su Repubblica ha reso noto ciò che sul mio blog avevo scritto da un paio d’anni. E cioè che il famoso ictus al capo dei lumbàrd è venuto a causa di una pastiglia di troppo di Viagra. L’anche lui inimitabile Bossi, che sul mio blog ho da tempo ribattezzato Bongo Bongo, era impegnato in una conversazione con una famosa bellona padana, ottima cantante, e per timore di non essere all’altezza dello spadone di Alberto di Giussano o della capacità di canto della sua ospite ha ingollato una dose eccessiva di Viagra. Prima di prendere il Viagra è bene accertarsi di non avere la pressione bassa, altrimenti – essendo il Viagra un vasodilatatore – c’è il rischio di un suo abbassamento eccessivo, con conseguente incapacità del muscolo cardiaco di pompare sangue a sufficienza.

Ma facciamo finta di niente. Resta il fatto che la moralità da suburra di Bossi rifulge in tutto il suo splendore dalla seguente dichiarazione: “Un capo di governo non può telefonare a una questura per imporre il rilascio di una ragazza fermata dalla polizia. Così ci fa perdere voti a Milano”. Capito? Il problema non è che il signor primo ministro si è comportato da cialtrone e prevaricatore, ma che fa perdere voti ai leghisti a Milano! Forse la rabbia del Senatur è dovuta al fatto che Silvio Berlusconi abbia aiutato non solo una minorenne, ma un minorenne marocchina. E si sa i leghisti cosa pensano dei “terroni” del mondo. Questa morale da suburra è una morale da Bunga Bunga della politica che fa il paio con quella del Bunga Bunga nella vita privata e sociale del padrone di casa di palazzo Grazioli a Roma, villa Certosa in Sardegna e villona di Arcore. Umberto Bongo Bongo è la versione padana del Silvio Bunga Bunga nazionalpopolare.

Berlusconi ha giustificato il suo interesse per la giovin bonazza di turno di nome Rudy, spacciata per nipote del capo di Stato egiziano Mubarak, spiegando che lui aiuta i bisognosi. Beh, in Italia ci sono alcuni milioni di pensionati bisognosi, più altri milioni di giovani, disoccupati e sottoccupati pure bisognosi e centinaia di migliaia di altri extracomunitari bisognosi quanto e più di Rudy: perché non aiuta anche loro regalando 7.000 euro a botta e una Audi a testa?

Ma poi: Berlusconi tempo fa ha dichiarato che le donne che se la passano male possono fare bingo sposando suo figlio Piersilvio. Bene. Allora perché non gli ha presentato Rudy perché se la sposasse?

Da bravo peccatore incallito il nostro primo ministro sta pensando ancora una volta a come farsi perdonare dal Vaticano mettendo mano al portafoglio, in questo caso però il nostro e non il suo. Ci ha infatti tenuto a far sapere che lui sta cercando di poter finanziare le scuole cattoliche regalando loro l’equivalente di quasi mezzo punto dell’intero Prodotto interno loro italiano! Cifra che si va ad aggiungere ai 2 miliardi di euro che già vengono regalati al Vaticano sotto forma di privilegi vari, alcuni dei quali di recente dichiarati illegittimi dalle competenti autorità europee. Ma il Cavaliere, lo sappiamo bene, delle illegittimità se ne frega assai.

Finora larga parte degli italiani ha fatto il tifo per Berlusconi, identificandosi spesso nel personaggio, perché più o meno inconsciamente speranzosi che il suo stile di vita potesse diventare anche il loro. Con questa faccenda del Bunga Bunga è però ormai chiaro che mentre le migliaia di miliardi e le bonazze se le tiene solo per sé, agli italiani gli lascia il Bunga Bunga: glielo mette cioè in quel posto. E in mdo anche piuttosto sfrenato.

Più che buggerarci, ci sta bungabungagerando tutti. Forse è il caso di aprire finalmente gli occhi. E tirarci su le brache.

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