
Bossi, Berlusconi, la legge bavaglio: mafia, camorra e ‘ndrangheta ringraziano, Milano piange
Venerdì 2 luglio la prima pagina delle cronache milanesi aveva un titolo più che esplicito: “I tentacoli della ‘ndrangheta”, con descrizione dei singoli tentacoli. E nelle pagine interne titolo e sommario a tutta pagina spiegavano: “I rampanti del crimine fanno affari nel sottobosco delle giunte locali. A caccia delle “amicizie” giuste tra assessori e consiglieri”.
Il Corriere della Sera non è stato da meno: “Milano crocevia dei rifiuti tossici” titolava a tutta pagina un servizio che dava conto di come le ecomafie stanno avvelenando anche Trezzano, Buccinasco, Corsico, Opera, Pavia, Bergamo, Grumello del Monte nel Bergamasco, Coccaglio e Castegnato nel Bresciano.
Il tutto mentre perfino il cardinale Tettamanzi lanciava l’allarme mafia per la spartizione della mega torta dell’Expò del 2015.
Non c’è dubbio che per uno come Bossi, il quale, almeno a parole dice di tenere sopra ogni cosa alla “sua” Milano e Lombardia, tutte queste segnalazioni e denunce sarebbero dovute bastare e avanzare e indurlo a chiedere a tutti i costi che le indagini per proteggere dai roditori siculo-campano-calabro-pugliesi il formaggione padano non venissero affossate dall’eliminazione o dalla concessione al contagocce e a tempo risicato delle intercettazioni telefoniche e ambientali.
E invece? Invece tutti zitti, compreso il senatùr, tutti a evitare di fiatare contro l’autostrada che SilvioBerlusconi&C stanno asfaltando per il malaffare anche e soprattutto a Milano, Lombardia e “Padania”. Tutti zitti, a questo punto direi vergognosamente zitti, anche quando è arrivato il gran botto dei 300 arrestati della ‘Ndrangheta, una metà dei quali proprio a Milano e “Lumbardia”.