
Bossi, Berlusconi, la legge bavaglio: mafia, camorra e ‘ndrangheta ringraziano, Milano piange
Anzi, al contrario, di colpo, quasi colpo di calore, il 15 luglio il boss Bossi si mette addirittura a urlare che la legge affossa intercettazioni bisogna “approvarla presto, prima che si inventino un’altra P3 e la P4″. Ahhhh, boss Bossi, come ci riduce la ragion di partito. Questa è l’ipotesi più benevola, perché oggi a Milano c’è anche chi sostiene, ma certamente sbaglia e non rende giustizia alla serietà e all’impegno della Lega, che questo accade quando si prova gusto a stare beati nel formaggione di Roma e Milano e Lombardia ladrone….
Uno dei punti di forza del partito di Bossi è che esso è radicato nel territorio. Strano radicamento quello di chi non vuole sentire e vedere marciumi così giganteschi e anzi consente che vengano pure agevolati con una legge simile.
Delude e ferisce questo silenzio di Bossi, che di fatto collude con chi vuole affossare le indagini serie e di conseguenza con il dare via libera al malaffare dei “terroni” nella sacra Milano e nella sacra Lumbardia, alla faccia di Alberto di Giussano, “Va pensiero” e altre amenità: è un silenzio che fa riflettere e fa riflettere male e amaramente.
E fa scattare accostamenti e ricordi che mandano brividi giù per la schiena nonostante il caldo sahariano. Tipo quanto Bossi ha detto nell’ultimo suo comizio: “Non è vero che la Lega è finita. Dopo di me ci sono i miei figli, e perciò la Lega continua, non è finita”. Questo altro che celtico, è napoletano puro: “E figl so piezz’e core”.
Povera Italia! Povera Milano! Povera Lumbardia!