La prima cosa spiacevole è che la vicenda che ha coinvolto Anna Maria Cancellieri, ministro della Giustizia e abbia fatto emergere i suoi rapporti decennali con la famiglia di Salvatore Ligresti sia accaduta\ in un periodo in cui si parla e straparla molto di “maggiore equità sociale” al punto da avere iniziato la caccia alle “pensioni d’oro” spacciando per oro anche quello che non è neppure argento.
La seconda cosa spiacevole è che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il primo ministro Enrico Letta ne difendano la protagonista già a priori, prima ancora di sapere esattamente cosa sia successo.
Il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri può infatti dire ciò che vuole, ma un ministro della Giustizia che di un provvedimento preso da magistrati dice “non è giusto, non è giusto” è un ministro che non è il caso resti al suo posto. Per dirla con le sue parole, “non è giusto” che resti alla guida del dicastero di via Arenula. Conta poco che quelle tre parole le abbia dette e ripetute non in pubblico, ma in privato, al telefono, conta poco anche perché:
– le ha dette alla compagna di vita della persona colpita dal provvedimento in questione. Vale a dire alla signora Gabriella Fragni, compagna del colpito da mandato di cattura Salvatore Ligresti, che per giunta è il padre degli altri tre colpiti da mandato di cattura assieme a lui: Paolo, Giulia Maria e Jonella;
– di questa signora Fragni, compagna di Salvatore Ligresti, il ministro è da molti anni amica come anche dell’intera sua famiglia, vale a dire dei quattro arrestati;
– la telefonata in questione è avvenuta per iniziativa del ministro. E’ stato infatti il ministro a chiamare la signora e non viceversa;
– imbarazzante ma frutto di una coincidenza quasi tragica il fatto che il figlio Piergiorgio del ministro sia stato al vertice di una società del Salvatore Ligresti colpito dal provvedimento, per giunta riccamente retribuito e con liquidazione milionaria dopo pochi mesi di lavoro. Lavoro che non deve essere stato molto gradito dai Ligresti, se la stessa Giulia Maria parlando di Piergiorgio al telefono con un’amica il 19 ottobre dell’anno scorso lo ha definito “un idiota” che “è stato un anno e ha distrutto tutto”;
– il ministro alla signora Fragni sua amica ci ha tenuto a specificare che “proprio qualsiasi cosa adesso serva, non fate complimenti “. Certo, al telefono se ne dicono di tutti i colori, ma qui alle parole sono seguiti i fatti.
Questa storia fa venire in mente alcune altre storie spiacevoli.
Lo scorso giugno il ministro per le Pari opportunità, lo Sport e le Politiche Giovanili, signora Josefa Idem, si è dovuta dimettere per una irregolarità di poco conto riguardo il mancato pagamento dell’Ici per una palestra di sua proprietà.
Sarà anche vero che il ministro Cancellieri è intervenuta a favore di Jonella solo per umanità, visto che in carcere rifiutava il cibo con rischi per la sua salute, e che è intervenuta anche in altri 110 casi simili di altri detenuti, però intrattenere rapporti con un congiunto di persone arrestate da pochissimo tempo e definire con tale congiunto ingiusto il provvedimento che li ha colpiti non è istituzionalmente meno grave del comportamento della Idem.
Oltretutto Idem la sua scorrettezza l’aveva fatta prima di diventare ministro, mentre Cancellieri la sua telefonata l’ha fatta proprio in veste di ministro.
È certo vero come dice Cancellieri che “anche un ministro ha diritto alla sua umanità”, ma è anche vero che un ministro nell’esercizio del proprio ministero tale umanità la dovrebbe esprimere non con interventi ad personas (al plurale perché qui a detta della stessa Cancellieri le persone sono 111 e non una sola), ma facendo funzionare al meglio tutti gli uffici del suo ministero, verso tutti e in qualunque occasione.
Il record europeo di percentuale di suicidi tra i detenuti e la situazione vergognosa delle carceri italiane, condannata dalla Comunità Europea e più volte anche di recente dal presidente Napolitano, sono la prova provata che l’umanità del ministro Cancellieri non è molto efficace: funziona erga omnes, cioè verso tutti, o solo verso 111 persone? Di 110 delle quali non sappiamo a quale categoria sociale appartengano, se cioè siano ricchi come i Ligresti o poveri cristi senza voce e senza mezzi.
E suscita disagio che a difendere il ministro Cancellieri sia sceso in campo dal Quirinale lo stesso presidente Napolitano che ha addirittura insistito con il governo e Parlamento perché varino un’amnistia e /o un indulto per rimediare “all’incivile situazione delle nostre carceri”.
Questo accampare la propria umanità ricorda quel “Sono una mamma anch’io” detto a suo tempo dal magistrato responsabile delle indagini sull’uccisione a Cogne del piccolo Samuele Lorenzi, il figlio di Anna Maria Franzoni. Anziché spiccare subito il mandato di cattura contro la signora Franzoni, già inchiodata da non poche prove, il magistrato ha preferito temporeggiare, cosa che ha permesso di confondere per un bel pezzo le acque facendo diventare anche il delitto di Cogne un lungo show nazionale. “Sono una mamma anch’io”, si giustificò il magistrato per la mancata tempestiva emissione del mandato di cattura.