Il mio amico però a un certo punto aggiunge che “per correttezza ti devo avvisare che sto trattando anche con il settimanale Oggi e altri giornali”. Chiedo: “Scusa, ma come si fa a essere sicuri che dopo avere dato i soldi a Gastrini i tizi che hanno in mano Emanuela a Londra la liberino dovvero anziché rifiutarsi? E che garanzie abbiamo che si tratti di Emanuela e non di un’altra?”. A questo punto arriva la proposta che mi spiazza: “I soldi si possono depositare tutti da un notaio di tua fiducia, con la clausola che verranno riscossi solo dopo che le analisi del DNA avranno dimostrato che si tratta davvero della Orlandi e dopo che ci è stata consegnata”. Di nuovo il morso alle budella: messa così, è difficile si tratti di una truffa. In tal caso infatti i soldi resterebbero fermi dal notaio e i truffatori restrebbero con un pugno di mosche. Mah, mi pare tutto così strano…
Ci si lascia con l’intesa di rivederci di lì a qualche giorno. Nel frattempo mi informo: nell’appartamento di via Camillo Montalcini 8 a Roma, dove i brigatisti tenevano prigioniero Moro, non esisteva, ovviamente, nessuna linea telefonica fissa. Ho quindi una prova che lo 007 Gastrini – o il mio amico? – è un cacciaballe
Quando ci si rivede, il prezzo inizia a calare. “Con tre milioni di euro penso si possa fare tutto, prendi il memoriale, intervisti Gastrini e facciamo liberare Emanuela”. Sul piatto arrivano altri bocconi, che vorrebbero essere ghiotti, ma hanno troppo l’aspetto di polpette avvelenate: “Gastrini sa un sacco di cose esplosive. Mi ha detto che Moro le Brigate Rosse lo facevano uscire per incontrare Francesco Cossiga, che gli promise di salvarlo e invece lo ha fregato. E poi nel memoriale ha scritto che Roberto Calvi a Londra è stato prima soffocato con un cuscino, poi trasportato sotto il ponte dei Frati Neri e lasciato appeso come lo hanno trovato”.
Ascolto sempre più allibito, con la sensazione che la nuova frottola di Moro portato a incontrare Cossiga nasca del fatto che la volta scorsa ho fatto notare che all’epoca del sequestro i telefonini in Italia non esistevano ancora, sono infatti arrivati nel ’90, e che dove Moro era tenuto prigioniero pare proprio non esistesse una linea telefonica. Il mio amico prosegue: “Gastrini mi ha spiegato che Calvi a Londra non dormiva mai in albergo. Vi prendeva in affitto una stanza, ma per prudenza non ci dormiva. Dormiva altrove”.