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Coronavirus, in Iran la chiave per la guerra alla pandemia (foto d'archivio Ansa)
ROMA –ย Sul giornale online Africa ExPress si legge che il nuovo coronavirus รจ stato portato in Italia non dalla Germania, come affermato da virologi del calibro di Massimo Galli, ma dallโIran.
Eโ vero? Eโ possibile? Lo chiediamo a Luciana Borsatti, laureata in Storia moderna e contemporanea a Venezia, ex corrispondente dellโANSA dal Cairo e Teheran, dove ha vissuto tra il il 2011 e il 2012 e nel 2015.
La sua profonda conoscenza dellโIran, dove lโho conosciuta una decina di anni fa, lโha riversata nel libro โLโIran al tempo di Trumpโ (Castelvecchi), affresco politico e sociale del Paese negli anni della strategia di massima pressione USA contro Teheran, uscito in una seconda edizione aggiornata al 20 gennaio 2020.
Risposta โ Premetto che non รจ nelle mie abitudini fare informazione in contraddittorio con altri media. Credo che il mio lavoro sia scrivere quello che apprendo da fonti affidabili e preferibilmente dichiarate, tranne in casi particolarmente sensibili.
Detto questo, deluderรฒ il lettore: sul Paese di origine del contagio in Italia, se si tratti cioรจ di Cina, Germania o Iran, tema tuttora dibattuto, non ho le competenze per rispondere e non mi pare che molti le abbiano. Dโaltronde, una volta accertato che il primo focolaio ha avuto origine in Cina e che ormai siamo in piena pandemia, mi sembra ozioso interrogarsi su chi sia stato lโuntore in Italia.
Domanda – I voli di aerei iraniani a Milano, Pescara e Rimini, di cui parla con insistenza Africa ExPress anche come fonte del contagio, a cosa servono?
R – Iran Air รจ lโunica compagnia di bandiera iraniana e che ha sempre potuto volare in Europa svolgendo servizio di linea civile.
Diverso il caso di Mahan Air, la piรน importante compagnia privata iraniana con una vasta rete di collegamenti internazionali, sempre per il traffico civile.
Mahan รจ infatti sanzionata dagli Usa ma non dallโEuropa, anche se lโItalia le ha revocato lโautorizzazione dal 15 dicembre su richiesta di Washington.
Eโ dunque con licenza Enac che Iran Air ha sempre volato su Milano Malpensa, dove perรฒ da circa un anno si รจ vista negare da una societร del settore petrolifero, riferisce una fonte interna alla compagnia, i rifornimenti di combustibile di norma previsti dai servizi aeroportuali.
Da qui la necessitร prima di ridurre il carico di passeggeri e merci, e poi di trovare uno scalo tecnico a Rimini (e Pescara), dove invece si era reso disponibile un altro fornitore.
Questo รจ accaduto da fine dicembre a marzo, con un ultimo volo il 19 marzo per gli iraniani e italiani che volevano tornare in patria.
La crisi del coronavirus ha infine interrotto ogni collegamento, tanto che lโIran ormai รจ quasi completamente isolato.
Nel frattempo Rimini era diventato una sorta di hub anche per decine di altri voli Iran Air con destinazioni europee, e alcuni equipaggi vi scendevano per i turni di riposo, mentre i passeggeri restavano a bordo. Se anche questo abbia contribuito a diffondere il virus in quella regione non sono io a poterlo dire.
Ma certo si potrebbe chiedere allโEnac perchรฉ mai Iran Air, benchรฉ regolarmente autorizzata a volare su Malpensa in servizio di linea, non potesse servirsi di quellโaeroporto anche per i rifornimenti, senza trovarsi nella necessitร di cercarli altrove.
Forse quel fornitore aveva scelto di adeguarsi alle sanzioni secondarie americane? Se fosse cosรฌ si porrebbe ancora una volta per lโItalia, come nel caso dellโesclusione di Mahan Air, una questione di dignitร e di sovranitร nazionale.
D – Sullo stesso giornale Africa ExPress ho letto di โtraffici misteriosiโ tra Iran e Italia, compresi traffici di tecnologia nucleare. Di che si tratta?
R – Domanda che ritengo, proprio in base alla mia premessa, dovrebbe essere rivolta a quel giornale, magari chiedendo ulteriori specifiche sul chi, cosa, come, dove e quando.
Teniamo presente che l’Iran ha un programma nucleare civile e non militare, e che lโAiea ha certificato alla fine del 2015 che lโIran non aveva piรน compiuto attivitร riconducibili ad una possibile dimensione militare del nucleare iraniano dal 2003, e fino al 2009 vi erano stati solo sporadici studi.
Da allora lโAiea ha sempre certificato il pieno rispetto dellโaccordo sul nucleare da parte di Teheran, almeno fino al maggio 2019, un anno dopo il ritiro unilaterale degli Usa da quellโaccordo.
Se ora i rapporti dellโAiea sono un poโ meno rassicuranti รจ responsabilitร di chi da quellโaccordo รจ uscito per primo, cioรจ gli Usa, e anche dellโEuropa che non ha fatto abbastanza per salvarlo.
D โ Ma in Iran come cโรจ arrivato il nuovo virus SARS-CoV-19? Lo hanno portato i cinesi?
R – Non ho elementi per dirlo, ma รจ certo che la Cina ha continuato ad avere rapporti economici molto stretti con lโIran, e tanto piรน dopo che Trump ha impedito agli europei di averli.
Di fatto, il vuoto lasciato dalle imprese europee e il fatto che tanti progetti di investimento anche italiani siano rimasti lettera morta non hanno fatto altro che favorire lโaumento della presenza cinese sia nel commercio che nei lavori infrastrutturali. La Cina รจ fondamentale per lโIran, per questo i voli non si sono subito fermati.
D – La situazione dellโepidemia di Covid-19 in Iran appare molto drammatica. Il 5 aprile il portavoce del ministero della Salute iraniano, Kianoush Jahanpour, che รจ anche un medico, ha dichiarato che le statistiche ufficiali cinesi sono “una beffa amaraโ che ha spinto il mondo a considerare il Covid-19 poco piรน che unโinfluenza.
E il giorno dopo la dottoressa Minoo Mohraz, membro del comitato iraniano anti-Covid19, ha dichiarato che “il comportamento del virus dopo che si รจ diffuso in tutto il mondo ha dimostrato che non รจ come quello riportato dalla Cina.ย O il virus รจ mutato e si รจ rafforzato o le informazioni non erano esatte. Le statistiche e relazioni cinesi non erano molto accurate”.
R – Secondo i dati ufficiali al 6 aprile 2020, le vittime del virus sono 3.739 e i contagiati 60.500. Ma molti pensano che sia i decessi che i contagi siano ben di piรน.
E che le autoritร abbiano reso nota lโemergenza con ritardo per assicurarsi la massima affluenza alle elezioni parlamentari del 21 febbraio.
Quanto ai numeri reali, il direttore per le emergenze dellโOms per la regione, Rick Brennan, ha detto alla Reuters dopo un suo viaggio in Iran nella prima metร di marzo che le cifre reali potevano essere cinque volte tanto quelle dichiarate, perchรฉ i test venivano fatto solo sui casi piรน gravi (come del resto anche in Italia).
Inoltre, uno studio della Sharif University di Teheran stimava a metร marzo che nella peggiore delle ipotesi โ nel caso cioรจ non venissero prese misure adeguate e non vi fosse accesso a a farmaci e strumenti medici – vi potrebbero essere 3,5 milioni di morti.
A fine marzo, e dopo un irrigidimento delle misure preventive, uno studio governativo parlava della possibilitร di 11 mila morti fino alla fine della crisi.
D – Anche la sanitร in Iran ha risentito pesantemente delle sanzioni Usa, che impediscono anche allโEuropa di avere relazioni commerciali e finanziarie con lโIran. Puรฒ essere un motivo della giร grave emergenza?
R – Certamente sรฌ, perchรฉ le sanzioni secondarie chiudono allโIran i canali per pagare le forniture mediche e farmaceutiche dallโestero, nonostante i beni umanitari siano esclusi formalmente dalle sanzioni. E gli ostacoli rimangono anche dopo che la Svizzera, solo poche settimane fa, ha istituito un canale finanziario proprio per favorire i rifornimenti medici.
Sono meccanismi complicati di cui รจ difficile dare conto qui, ma che proprio per la loro complessitร permettono alla Casa Bianca di negare questa realtร e perfino di fare offerte di aiuto allโIran, che giustamente sono state giudicate ipocrite e rifiutate sia dal governo che โ con toni diversi โ dalla Guida Ali Khamenei.
Proprio per garantire le forniture mediche, nei giorni scorsi รจ diventato finalmente operativo lโInstex, lo strumento finanziario creato dallโEuropa per proseguire con alcune transazioni commerciali con lโIran, limitate allโalimentare e ai beni umanitari.
Detto questo, nessuno qui nega che la dirigenza iraniana abbia gravi responsabilitร nella crisi dellโeconomia, che a sua volta contribuisce alla difficoltร di affrontare lโemergenza virus.
Ma come possiamo aspettarci che Teheran prenda misure di blocco totale delle attivitร produttive, come quelle che ha preso lโItalia contando su un sostegno europeo, quando le sanzioni hanno ridotto a meno di un quinto lโexport del petrolio iraniano, lโIran รจ economicamente isolato e tanta parte della popolazione vive solo grazie ad attivitร precarie o sommerse?
Se lโaccordo sul nucleare fosse stato rispettato da tutti, ora lโIran avrebbe piรน possibilitร di combattere efficacemente il virus, senza mettere a rischio anche altri Paesi, mediorientali e non solo.
D – Ritiene che gli USA e lโEU ci ripenseranno in tema di sanzioni, data la situazione drammatica e tendenzialmente tragica per tutti?
R – Un ripensamento agli Usa lo hanno chiesto in tanti, dallโAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) agli otto Paesi che hanno lโhanno proposto in occasione del G20, e fra questi la Russia e la Cina, firmatari dellโaccordo sul nucleare.
Da allora le richieste di allentare le sanzioni si sono moltiplicate, nel mondo politico come nella societร civile.
LโEuropa in questi ultimi due anni ha invece perso molte occasioni per rispettare gli impegni presi con il nuclear deal, come gli aveva ripetutamente chiesto Teheran, e affermare una propria indipendenza dagli Usa. Ma non รจ mai troppo tardi.
Una moratoria รจ stata chiesta anche da un gruppo di parlamentari del M5S, e il ministro degli Esteri Luigi di Maio ha sostenuto con i colleghi europei la necessitร che le sanzioni non pregiudichino la lotta al virus in Iran.
Ora lโEuropa ha promesso lโinvio di aiuti umanitari per 20 milioni di euro e lโAlto rappresentante Josep Borrell ha riferito che i 27 hanno anche concordato di sostenere le richieste di Iran e Venezuela al Fondo monetario internazionale.
Teheran infatti, per la prima volta in 60 anni, ha chiesto un prestito da 5 miliardi di dollari per far fronte anche ai contraccolpi dellโepidemia sulla sua economia, ma cโรจ il rischio che gli Usa pongano il veto.
Se lo facessero, sarebbe un vero disastro che rischia di favorire non tanto la fine della Repubblica Islamica, cioรจ lโauspicato regime change, ma un ulteriore rafforzamento dellโala dura interna.
D – Perchรฉ tanto allarme internazionale sul programma nucleare iraniano?
R – Per giustificare la politica di โmassima pressioneโ contro lโIran, alcuni continuano a dire che lโIran รจ sempre ad un passo dalla bomba atomica.
Ignorando che per lโIran arrivare a quellโobiettivo equivarrebbe ad un suicidio, visto che Usa e Israele non glielo permetterebbero di certo.
E che le sue strategie di difesa sono altre, come il controllo da remoto di varie milizie nella regione e il suo programma di missili balistici convenzionali.
D – Cosa lโha colpita di piรน di quel Paese? Quando ci sono stato mi ha colpito la gioventรน, soprattutto quella femminile: numerosa, vivacissima, molto scolarizzata, studi universitari diffusi ed enorme curiositร per il mondo esterno.
R – La situazione attuale non รจ molto diversa: il 70% della popolazione ha meno di 40 anni, le donne sono il 60% circa degli studenti universitari e scelgono spesso materie scientifiche.
I giovani insomma sono gli stessi, ma le loro speranze sono state deluse dal fatto che gli Usa di Trump sono usciti dal nuclear deal mettendo quasi in ginocchio lโeconomia del Paese.
E quindi molti di loro si sono rassegnati ad andare allโestero. Un vero e proprio โbrain drainโ che sta facendo perdere allโIran le sue risorse umane migliori e rafforzando cosรฌ la prevalenza, politica e numerica, di quella parte del paese meno aperta al mondo e al cambiamento.
D – Ho perรฒ anche capito che cโรจ una grande, enorme diffusione della corruzione nella classe dirigente.
R – Certo, รจ uno dei grandi problemi dellโIran – come del resto di molti altri paesi vicini โ e contro la quale si sono rivolte le vaste proteste del novembre 2019, subito duramente represse.
Senza voler attribuire una funzione salvifica al nuclear deal, tuttavia credo che, se vi fosse stata lโapertura dellโeconomia iraniana agli investimenti stranieri e a maggiori e trasparenti interazioni finanziarie e commerciali, vi sarebbe stato piรน spazio per lโimprenditoria privata.
Essa invece fatica a trovare il suo posto in unโeconomia dominata dai Guardiani della rivoluzione, che si ritiene controllino il 30-40% dellโeconomia, e dalle potenti fondazioni religiose (Bonyad).
Insomma, lโinterazione con lโimprenditoria e i governi stranieri, soprattutto nei grandi investimenti infrastrutturali per i quali anche lโItalia aveva firmato accordi per 30 miliardi di euro, avrebbero sicuramente favorito una maggiore trasparenza nellโeconomia.
Al contrario, le nuove sanzioni che colpiscono anche gli operatori economici e finanziari non americani ma che operano sia con lโIran che con gli Usa, favoriscono lโopacitร e i traffici sommersi (pensiamo solo al contrabbando) finendo per rafforzare proprio i potentati semi-monopolistici, che si arricchiscono grazie alle sanzioni mentre la gente comune ne viene drammaticamente impoverita.
D โ Insomma, cโรจ il rischio che evitando di aiutare lโIran a combattere lโattuale pandemia questo coronavirus venga usato di fatto come arma biologica contro lโIran?
R . Di fatto gli Usa stanno mostrando di vedere nel virus un inatteso strumento a favore delle loro politiche per porre fine alla Repubblica Islamica. Dimenticando perรฒ che, se il virus non si combatte efficacemente anche in Iran, la pandemia non sarร mai sconfitta.