ROMA – Il giudice per le indagini preliminari (GIP) Giovanni Giorgianni alla fine delle quasi cinque ore di camera di consiglio di mercoledì scorso è stato chiaro: si prende 15 giorni di tempo per decidere se le indagini sul mistero Orlandi e del mistero collaterale Gregori, che finora hanno solo pestato acqua nel mortaio per 32 anni di fila, verranno archiviate oppure no.
Se cioè verrà raccolta la richiesta di archiviazione e proscioglimento di tutti e cinque gli indagati formulata il 5 giugno dalla Procura della Repubblica e della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) o invece le opposizioni all’archiviazione formulate dai quattro avvocati di parte civile: tre in rappresentanza di quattro familiari di Emanuela Orlandi e uno solo in rappresentanza di Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella.
Prima di parlare dei documenti di opposizione degli avvocati, piuttosto debolucci, è bene notare che prosegue in modo massiccio e teatrale la pressione perché Giorgianni non archivi. Il programma “Chi l’ha visto?” di mercoledì 30 settembre è tornato in modo massiccio sulla presunta pedofilia di Marco Fassoni Accetti, riproponendo di sana pianta quanto già detto nella puntata precedente.
Vale a dire, riproponendo la vecchia informativa del 1997 di una “fonte confidenziale qualificata” della questura di Roma, informativa vistata da Nicola Calipari, secondo la quale Accetti era già all’epoca di fatto un serial killer di minorenni oltre che pedofilo incallito e produttore di foto e filmini porno. Prove? Nessuna. Anzi, affermazioni smentite dai periti d’ufficio dell’epoca per quanto riguarda la fine del ragazzino Josè Garramon, investito e ucciso da Accetti in una sera di dicembre del dicembre 1983 nella pineta verso Ostia Lido, notoriamente frequentata da prostitute e prostituti etero e omosessuali.
Non avendo altre carte in mano, “Chi l’ha visto?” sembra insinuare il dubbio che debba avere un qualche significato, si presume losco, il fatto che i legali di don Piero Vergari, uno dei cinque indagati, siano gli stessi che hanno rappresentato in processi per querele contro alcuni giornali la vedova e i fratelli di quell’Enrico De Pedis al quale – a causa di un tormentone mandato avanti per dieci anni sempre da “Chi l’ha visto?” – sono stati fatti vestire i panni di “capo della banda della Magliana” e ovviamente di responsabile del rapimento e dell’uccisione quanto meno della Orlandi.
E poiché don Vergari era il rettore della basilica di S. Apollinare dove fino a quattro anni fa dormiva il sonno eterno De Pedis, ecco che le schegge del tormentone fatto esplodere da “Chi l’ha visto?”, sulla base di una poco attendibile telefonata anonima, hanno colpito sia pure solo di striscio anche don Vergari. Il quale non s’è mai curato di nominare un avvocato, tant’è che gli è stato consigliato, anche da me quando l’ho intervistato, di nominare qualcuno che conosceva bene la materia visto che lui di questi vari “misteri” ignora assolutamente tutto.
Avvocato di Vergari è stato infine nominato Maurilio Prioreschi, che conosce vita, morte e miracoli, tra l’altro, anche del pluriassassino Antonio Mancini, accusatore smascherato dai magistrati più volte come inattendibile già nei processi degli anni ’90, quando ha tentato invano di passare per pentito per non restare in carcere a vita. Cionondimeno Mancini è teste attendibile sia per Federica Sciarelli, conduttrice del succitato programma televisivo e coautrice con lui del libro “Con il sangue agli occhi”, che per Fabrizio Peronaci, che lo ha intervistato sul Corriere della Sera.
Purtroppo a questa ulteriore tappa della via crucis di don Vergari si sono prestati in studio Pietro Orlandi, la sorella Natalina e suo marito Mario Ferraris, forse troppo stanchi e non troppo lucidi a causa del sit-in iniziato alle 9 in piazzale Clodio per protestare contro l’eventuale archiviazione. Dicevamo delle memorie di opposizione presentate dai quattro legali. Quello di Pietro Orlandi, avvocato Massimo Krog, è il documento che punta più decisamente sulla cosiddetta banda della Magliana.
Cosa molto strana, Krogh ha virato di 180 gradi rispetto alla “superteste” Sabrina Minardi, che dagli schermi di “Chi l’ha visto?” prima ha negato a lungo di sapere qualcosa del mistero Orlandi e poi dagli stessi schermi ha accusato il prezzemolo in ogni minestra De Pedis. In tutte le interviste date nel frattempo Krogh si è sempre mostrato molto scettico sull’attendibilità della Minardi.
Ora invece sono diventate l’asse portante della sua opposizione alla richiesta di archiviazione: 14 pagine dove si sorvola sul fatto che nel frattempo i magistrati hanno cestinato la “supertestimonianza” Minardi cercando nel contempo di avere nei suoi confronti una certa pietà umana. A suo tempo prostituta “d’alto bordo”, come lei stessa ha ammesso con i magistrati, è stata più volte ricoverata in centri di disintossicazione dalla droga e infine ricoverata in un centro per malattie mentali. Quello nel quale l’ha scovata “Chi l’ha visto”.
Krogh nella sua foga pro Minardi e pro pista maglianese inciampa in qualche contraddizione. In fondo a pagina 2 della sua opposizione scrive infatti:
“Dunque, secondo il Pubblico Ministero le indagini compiute, per arrivare ad un avviso di conclusione di indagini preliminari, avrebbero dovuto fornire un ‘risultato certo’ in merito al coinvolgimento dei vari indagati. Un risultato certo è, però, quello che ci si può attendere da una sentenza, non dal compendio di elementi alla conclusione delle indagini preliminari”. Un teorema, un salto logico: pretende, infatti, che prima di arrivare a proscioglimenti o a rinvii a giudizio, ad archiviazioni o a processi, si debbano PRIMA avere delle sentenze!!! E poiché le sentenze sono la conclusione dei processi, Krogh di fatto invoca la conclusione dei processi PRIMA ancora che inizino!
Ma non è finita. Pur pretendendo che ci si basi su sentenze PRIMA di poter decidere se archiviare o no, ecco che Krogh calpesta bellamente tutte le sentenze di assoluzione di De Pedis e di condanna per Mancini. De Pedis è ovviamente dipinto come capoccia della banda maglianese – “uno degli esponenti di spicco” – quando proprio le sentenze tanto care allo stesso Krogh hanno escluso che ne sia stato un sia pur semplice gregario. Per giunta, ignorando quanto accertato da anni dai magistrati, e cioè quando qualifica la Minardi quale “compagna” dello stesso “esponente di spicco” della onnipresente banda mentre invece è certo che NON lo sia mai stata.
In fondo a pagina 5 Krogh si contraddice ancora una volta. Prima infatti descrive una certezza:
“Si perviene addirittura alla individuaziine del ‘Sergio’ indicato dalla Minardi come colui che accompagnò De Pedis all’incontro nei pressi del Bar Gianicolo”.
Immediatamente dopo però la stessa certezza diventa incertezza:
“si tratterebbe verosimilmente di Sergio Virtù, uno degli indagati, proprietario, all’epoca dei fatti, di una Renault 5, con molta probabilità la medesima autovettura menzionata dalla Minardi”.
Stesso andazzo per un’altra autovettura: una BMW 520, che a pagina 4 è guidata da Sergio Virtù, ma a pagina 6 è guidata da qualcun altro che, con a bordo la Orlandi, porta la ragazza
“nei pressi del laghetto dell’Eur ove ad attenderli vi era “Sergio – identificato a seguito delle dichiarazioni della Minardi in Sergio Virtù – autista di De Pedis”.
Insomma, Sergio è contemporaneamente l’autista della BMW e l’uomo che aspetta la stessa BMW!
Per concludere su Krogh: nelle interviste successive alla notizia della richiesta di archiviazione sosteneva di opporsi all’archiviazione, ma non indicava contro chi proseguire le indagini, “perché spetta alla Procura e non a noi decidere contro chi proseguirle”. Ora invece lo stesso Krogh insiste a farli i nomi: quelli del giro della onnipresente banda della Magliana. E De Pedis si salva solo perché è morto ammazzato nel ’90. Nessun cenno a eventuali responsabilità reali del “reo confesso” Marco Fassoni Accetti.
A suo tempo Ercole Orlandi disse che i servizi segreti militari (Sisde) gli avevano “consigliato” di nominare come avvocato Gennaro Egidio e che, nell’atto di nomina che gli fecero firmare, Krogh era previsto come sostituto di Egidio in caso di suo impedimento. Egidio è morto qualche anno fa e Krogh è un avvocato piuttosto costoso. Ercole Orlandi sosteneva di non avergli mai pagato una parcella perché evidentemente gliele doveva pagare il Sisde. Non è chiaro perché Pietro si tenga un avvocato “consigliato” al padre dai servizi segreti civili. E come possa pagargli le parcelle visto che Pietro è prepensionato della banca vaticana IOR con vari anni di anticipo rispetto le normali scadenze.
L’avvocato Ferdinando Imposimato, legale di Maria Pezzano, vedova di Ercole Orlandi e madre di Emanuela e Pietro, oltre che di altre tre figlie, ignora invece la banda della Magliana e nelle 65 pagine della sua prolissa opposizione si lancia in una pirotecnica quanto evanescente “pista internazionale”. Tutta centrata sulle complicità di vari Paesi allora comunisti con terroristi turchi e in particolare con quell’Alì Agca che nell’81 cercò di uccidere papa Wojtyla sparandogli in piazza S. Pietro.
Insomma, un “gomblotto” planetario comunista contro l’eroico Papa anticomunista. Si tratta di un pappone indigesto, che difficilmente un magistrato può prendere in considerazione. Tanto più che contiene in sostanza cose scritte e riscritte da Imposimato nei suoi libri, che i magistrati si sono ben guardati dal prendere in considerazione già negli anni passati.
Vale piuttosto la pena di far notare alcune stranezze.
– Imposimato, ex giudice istruttore del tribunale di Roma, insiste da sempre sulla pista centrata sul rapimento di Emanuela per essere scambiata con la liberazione di Agca, condannato all’ergastolo per avere attentato alla vita di Papa Wojtyla. E per qualche mese è stato il legale proprio di Agca dopo la sua condanna. Curioso che sia poi diventato il legale della madre della ragazza che a suo dire è stata rapita proprio a vantaggio di Agca.
– Imposimato, prima di diventare il legale della signora Pezzano, parlava di pratica diffusa di sesso in Vaticano a favore delle gerarchie ecclesiastiche e sosteneva addirittura l’esistenza di una informativa dei servizi segreti militari con una “soffiata” decisamente sconcertante, e molto difficilmente credibile, sul significato di una pagina di un asserito diario d Emanuela.
– Il presidente della Repubblica italiana in occasione del Grande Giubileo del 2000 concesse la grazia ad Agca, che venne estradato in Turchia per scontarvi il resto della pena di una vecchia condanna, per omicidio, alla quale si era sottratto evadendo dal carcere. Dopo l’estradazione del turco Imposimato assicurò più volte che di conseguenza Emanuela sarebe stata liberata. Salvo poi passare a sostenere che non tornava a casa perché sposa felice di uno dei suoi rapitori nonché madre dei suoi figli…
– Imposimato era amico di don Giovanni Ercole, un dirigente di quella stessa Segreteria di Stato che gli Orlandi da anni accusano di sapere cosa è successo a Emanuela, ma di avere scelto di tacere a tutti i costi.
Prive di rilievo le opposizioni, 12 paginette ciascuna, degli avvocati Nicola Ferraro, legale di Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, e Martina Pelizzi, legale di Natalina e Maria Cristina Orlandi, sorelle di Emanuela. Opposizioni totalmente appiattite sulla pista banda della Magliana in conseguenza di un credito accordato alle affermazioni di Mancini e Minardi. Facendo anche loro finta, i due avvocati, che Mancini non abbia “rivelato” anche, ma non solo, per il mistero Orlandi fatti e accuse risultate false e che Minardi non abbia fatto una marea di affermazioni prive di riscontro, oltre che spesso tra loro contradditorie.
Nessuno punta il dito contro il “reo confesso” Accetti sicuramente meritevole invece di approfondimenti. Che si spera possano emergere durante le indagini per calunnia e autocalunnia chieste dalla Procura. Nel frattempo pur di restare in scena al centro del mistero Orlandi il “reo confesso” Accetti ha sparato nel suo blog la notizia di un’altra ragazza fatta sparire dalla “fazione vaticana” avversa alla sua, senza però farne il nome. Evidentemente non è bastato il baccano fatto con le recenti “rivelazioni” sulla morte di Khatty Skerl, uccisa nell’84.